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Asta frequenze: si farà, ma renderà poco

Il beauty contest è “morto”, il governo sta pensando ad un’asta ma le possibilità di ricavare molte risorse è sempre più complicata.

pubblicato 2 Aprile 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 05:45


Ricordate il beauty contest? La procedura di assegnazione a titolo gratuito delle frequenze del cosiddetto dividendo digitale che a seguito di un’autentica mobilitazione mediatica venne bloccata dal governo in attesa di trovare una soluzione per “far pagare” i soggetti che se le sarebbero volute vedere assegnate. Bene, il provvedimento che congelò il beauty contest sta per scadere (il 19 aprile è la data prefissata) e Corrado Passera sta studiando insieme ai suoi tecnici una soluzione.

Il contesto rispetto ad un paio d’anni fa è completamente cambiato e, come era prevedibile, la possibilità di incassare cifre fantasmagoriche (si parlava di 4 miliardi di euro, poi scesi ad 1) è sempre più remota. Lo spiega oggi Stefano Carli su Repubblica Affari & Finanza: delle 6 frequenze originariamente disponibili soltanto 3 sarebbero già pronte per essere utilizzate con una buona copertura e senza eccessivi costi, ma proprio quelle stesse 3 verranno entro i prossimi due anni destinate dalla Unione Europea alla banda larga in mobilità rendendo impossibile per il nostro paese (questione di omogeneità delle trasmissioni) utilizzarle per la trasmissione tv.

Il governo starebbe dunque studiando una strategia complessa. I canali 54, 55 e 58 saranno assegnati con concessione ventennale soltanto nel caso che ad assicurarseli fosse una Telco (quindi sostanzialmente solo Telecom e H3G a meno che Vodafone e Wind non decidano di entrare nella partita), viceversa si potrà andare massimo fino al 2018. I canali 6, 23 e 28 verranno invece concessi per 20 anni in uso, ma hanno l’handicap di dover essere liberati e di richiedere per un pieno utilizzo un “riassetto” del sistema trasmissivo. In parole povere sono meno pregiate e valgono meno sul mercato.

Nel frattanto quella che poteva suonare come una minaccia priva di sostanza da parte di Mediaset si potrebbe realizzare: l’azienda di Cologno Monzese di fronte ad un’asta potrebbe farsi da parte rinunciando a concorrere (e nel frattanto puntare sul ricorso che chiede di resuscitare il beauty contest). Insomma, se non interverranno le Telco, che hanno appena investito 4 miliardi di euro per le frequenze del 4G, di soldi lo Stato ne vedrà pochini (magari sotto forma di anticipo dei canoni d’uso, il famoso 1% del fatturato), ma il principio sarà salvo: le frequenze non si regalano. Salvo accoglimento dei ricorsi, ovvio.

Foto | © TM News