L’Arena diventa Annozero in salsa liberal. Zecchi massacra Steve Jobs
Ecco tutte le truffe svelate da Massimo Giletti nella prima puntata di Domenica In
Massimo Giletti è uno di quegli scolaretti diligenti che, nel primo giorno di scuola, vogliono dimostrare di aver svolto tutti i compiti delle vacanze, affrontando preparati il nuovo anno. Così il ritorno dell’Arena ha sempre una marcia contenutistica in più, con lo scopo di scuotere i critici televisivi che, recensendo la prima puntata, scriveranno un biglietto da visita valido per tutta la stagione.
Quest’oggi il conduttore ha rinunciato alla cronaca, nonostante la sentenza del processo per l’omicidio di Meredith sia il caso mediatico della settimana. E, sulla scia dei suoi esordi a Mixer, ha cavalcato l’approfondimento politico in contemporanea con In 1/2 ora, che ha invece ospitato l’avvocato Giulia Bongiorno, dimessa da relatrice del DDL sulle intercettazioni.
Si coglie, tuttavia, una spiccata novità rispetto al passato: la presenza di una nutrita schiera di politici sia in studio che in collegamento, nonché un parterre decisamente più high-profile di quello della concorrenza. In una sola puntata si passa dal Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro al collega Roberto Cota della Regione Piemonte, da Debora Serracchiani del Pd al leader di Api, il senatore Francesco Rutelli.
L’Arena di Giletti – prima puntata domenica 8 ottobre 2011
La polemica sui rifiuti di Telepadania
Insomma, “tanta roba”, in un momento in cui il pubblico è avido dei temi caldi, nel caso specifico “i dualismi tra Nord e Sud”. L’Arena è partita da una provocazione satirica lanciata da TelePadania, che nel programma i Polentoni si è rivolta ai napoletani facendo loro lezioni di raccolta indifferenziata, per non far riempire dei loro rifiuti l’Italia intera. Presente in studio la rampante conduttrice, divenuta oggetto di contestazioni sul web, Camilla Vanario.
Cota ha difeso la signorina aprendo una polemica:
“Se la satira la fa Crozza va bene, se la fa Telepadania no?”.
La Casta e le truffe
E Giletti gli ha dato ragione non per partigianeria, ma perché lui è per la massima libertà di tutti. Qualcuno potrebbe dargli dell’astuto cerchiobottista, ma gli va dato atto, qualche minuto dopo, di aver affrontato il problema della Casta invitando un giornalista e scrittore scomodo come Gian Antonio Stella. Giletti ha, infatti, affrontato su RaiUno il tema della pensione da 500 mila euro toccata in sorte a un ex-funzionario della Regione Sicilia. E ha così commentato il caso:
“Tutto lecito ciò che stiamo per raccontarvi, ma fa venire i brividi”.
Nel corso della puntata le prediche di Giletti si sono estese al problema delle truffe, con il conduttore pronto a puntare il dito sui falsi invalidi con dati Inps alla mano per regioni geografiche (le più virtuose sono apparse l’Emilia Romagna all’8%, le Marche al 6.4% e la Lombardia al 6%, mentre le ‘peggiori’ la Campania al 43%, l’Umbria al 47% e la Sardegna al 53.7%).
Per non parlare del caso di uno studente di Padova finto povero, che non pagava le tasse universitarie ma girava con la Porsche del papà. Ora capiamo perché Domenica In ha dovuto tardare di una settimana: il suo nuovo carattere militante deve aver spaventato i vertici della Rai.
Più inchiesta e meno salotto, insomma, per l’Arena di Giletti, che sembra voler candidarsi a diventare l’Annozero della domenica pomeriggio (e sicuramente avrebbe più appeal in prima serata di Porta a Porta). Tutto questo, rigorosamente, in salsa liberal e con prese di posizione ben più sovversive della facile indignazione sociale.
La feroce critica a Steve Jobs
Pensate al filosofo Stefano Zecchi, che è andato leggermente off topic dichiarando:
“Si è santificato Steve Jobs. Quell’uomo lì è l’esempio della violenza del capitalismo tecnocratico”.
Giletti si è limitato a glissare, probabilmente conscio del fatto che oggi andare contro “il genio visionario” significa inimicarsi l’opinione pubblica (e non era questa la sede di un polverone contro la dittatura tecnologica). Chissà come avrebbe reagito Santoro, guru delle nuove generazioni “rivoluzionarie”, ma con l’iPad nella Bmw.