APPUNTI SULLA POST TELEVISIONE (16)- ELOGIO DI RE LEAR, MA QUALE SPERIMENTAZIONE?
Rivedere più piace ormai quasi più che vedere. Aguzza la vista. Nei giorni della pena di “Apocalipse show” (Francis Ford Coppola perdonaci!) la mia mente è stata travolta da uno tsunami della memoria. Riguarda Gianfranco Re Lear Funari. Ma prima di raccontare lo tsunami tutto particolare in cui mi sono crogiolato, voglio precisare qualcosa a
Rivedere più piace ormai quasi più che vedere. Aguzza la vista. Nei giorni della pena di “Apocalipse show” (Francis Ford Coppola perdonaci!) la mia mente è stata travolta da uno tsunami della memoria. Riguarda Gianfranco Re Lear Funari. Ma prima di raccontare lo tsunami tutto particolare in cui mi sono crogiolato, voglio precisare qualcosa a proposito di Coppola e del titolo dello spettacolo di RaiUno, ovvero una bandiera di fine stagione forse impossibile da rammentare. Coppola, nel suo bellissimo film anni Settanta sul Vietnam, intitolava “Apocalipse now”. Purtroppo, adesso,di fronte alla creatura monstre di Del Noce e di Ballandi si può avere un brivido caldo di terrore. L’Apocalisse non è “now”, qui e ora, e magari nel passato che torna, ma in casa tv è uno “show”, uno spettacolo, se mi è permesso dirlo , di ipocrisia. Destinato a durare?
Non mi pronuncio sul futuro. I flop non mi piacciono, non mi fanno felice, anzi vorrei che non si presentassero mai a riscuotere il dissenso (non solo d’auditel) del pubblico della maggiore rete della Rai a cui siamo da anni affezionati. Mi pronuncio, con cautela e rispetto, sul presente e su appena ieri. Gli eroi stanchi del sabato sera. Sono desolato per Funari, per la prima volta entrato nel mazzo di questi eroi in età matura. Di recente, rivedendo e rivedendo, l’ho molto apprezzato quando parlava di se stesso, del tunnel di una malattia grave, della morte, delle visioni che aveva, della commozione sincera (e non solo ben recitata) che trasmetteva. E così che, attendendo lo spettacolo della Apocalisse Del Noce-Ballandi-Cugia, mi auguravo di ritrovare il nuovo Funari. Preciso. Non lo ho mai amato quando tradiva le sue origini cabarettistiche con scontri sguaiate, i “mortacci”, “andatevelo a prendere nel…”, e mostrava la chiostra dei suoi denti in un eterno bocca a bocca spesso insensato, vuoto, con volti e bocche anonimi. Ma, forse viziato dai miei amori teatrali, lo ho apprezzato nell’ironia e nel dolore, nel calore delle parole e dei sentimenti, nel fare bilanci e offrirli gratis a noi tutti.
In questi momenti mi è cresciuta dentro la sensazione che il vecchio e caro eccessivo brontolone e/o urlatore si stesse trasformando in una sorta di scespiriano Re Lear televisivo. Cioè, Gianfranco come personaggio incanutito che ragiona e si lamenta della tragedia della vita oggi nella devastazione della tv, e della doppia devastazione della alleanza tra cattiva politica e cattiva televisione.
Dov’è finito questo novello, stagionato e intenso Re Lear, in mezzo a tante sciagure e a tante delusioni? E’ finito nelle spire di autori (Diego Cugia lo ritengo un amico ma stavolta ha proprio sbagliato) e di un direttore (Fabrizio Del Noce ha tenuto fino a pochi mesi fa in pugno con buoni risultati anche nella concorrenza con Mediaset, ma adesso?) che si giustificano con la parola della “sperimentazione”.
Mi domando: perchè quando le cose vanno male si scomoda questa parola? perchè la si ritiene magica per coprire improvvisazione, scarsa chiarezza nei proposito e nei copioni, nonchè nella armonizzazione delle varie componenti di qualcosa che sta trasformandosi in una “apocalisse” di fatto? perchè non si riconosce l’errore o gli errori di partenza? perchè si punta sull’alibi o meglio sul ricatto dei contenuti impegnati (ma andiamo…)anzichè chiudersi in una stanza a meditare le ragioni di un cattivissimo inizio? perchè si rimanda a fine un maggio, con l’esaurimento delle puntate, una “apocalisse” annunciata e messa in atto? infine, perchè scomodare, anzi riportare in Rai un Re Lear come Gianfranco e trattarlo come un vecchio capace solo di leggere gobbi e di incontrare altri supernonni, in mezzo a balletti generici e insensati, mettendo nei guai Fabio De Luigi e altri partner?
La sperimentazione la Rai non la fa mai, non la fa più. Che senso ha citarla, senza preoccuparsi di precipitare nella morta gora della ipocrisia e delle scuse poco credibili?
Sperimentare si può, anzi si deve. Ma non giochiamo. Per favore. Il padre di Del Noce, Augusto, grande filosofo, grande denunciatore delle false rivoluzione, si agita nella tomba. Qualche tiratina di orecchie il figlio, ex bravo giornalista e non vorrei adesso anche ex bravo direttore di rete, la darebbe, ne sono sicuro.
Infine, Ballandi. Veniamo entrambi dall’Emilia-Romagna, regione dove la gente è diretta nei suoi giudizi. In rapporto a ciò, gli domando: perchè Bibi, tu che sei un prof dei professionisti, tu che lavori con geni come Fiorello, tu che sei più bravo di Cremonini a fare hamburger, sbaglia meno, non ci ha pensato bene? Ami il tuo lavoro, non penso che ti faccia solo gola il danè di mamma Rai. Dicci perchè. C’è troppa gente che lavora bene dentro e intorno la Rai, e si guadagna il pane. Rispettala. Rispetta poi, soprattutto, il pubblico. Il quale non paga solo il canone,ma guarda la vecchia azienda scassata a cui-ripetiamo- siamo affezionati con fiducia e con speranza.
Infine bis. E tu, caro Diego, dimentica Jack Folla. Che il pepe dell’apocalisse, ovvero delle dure prove di questi giorni, ti faccia recuperare talento e capacità che ti riconosciamo.
Incrociamo le dita per sabato. Se non va bene, un passo in avanti di tutti i responsabili dell’apocalisse sulla ribalta prestigiosa dello show : facciano un inchino e salutino il colto e l’inclita. Che resti solo Re Lear , alla fine, a riscuotere gli applausi. Così incazzato ieri e rassegnato oggi, così come lo avete ridotto.
ITALO MOSCATI