Lunga intervista quella concessa da Antonio Ricci a Il Fatto Quotidiano, in cui aneddoti personali si mescolano ai commenti sullo spostamento di Giass, la sua ultima creatura televisiva, nel palinsesto di Canale 5 e alle reazioni ai giudizi piovuti sulla trasmissione dopo le prime due puntate.
Fedele alla linea, Ricci ribadisce la novità offerta da Giass nel panorama tv:
“Abbiamo fatto i kamikaze. Siamo stati coraggiosi. Nel peggiore dei casi, avrei inventato un ottimo format per Italia 1. Come tutte le novità, ad esempio il restyling di quotidiani e siti, provoca spaesamento e un’iniziale repulsione. A Giass ti devi affezionare. È pieno di sfumature, di scorrettezze, di citazioni e io comunque non faccio il chirurgo. Non opero a cuore aperto. Non conosco lo stress. Una cosa può venir bene, un’altra male. Sbaglio una puntata? Amen. Chi lavora con me mi vede come un nocchiero di grande esperienza perché non sa che sono totalmente incosciente. Per fortuna, non di rado, mi aiuta una botta di culo”.
Questa volta però non è bastato, visto lo spostamento dalla domenica al martedì:
“Ascolti bestiali? Non direi. Eravamo indiscutibilmente l’unica idea nuova tra la Bibbia, Un medico in famiglia e la religione nazionale del pallone e abbiamo giocato duro per vedere se riuscivamo a scavare la montagna con il cacciavite. Noi e Fabio Fazio, uno che in termini di share ha seguito il nostro destino e che essendo un finto prete si è dimostrato molto meno convincente dei preti veri, eravamo chiamati all’impossibile. Ma non è stata una brutta partenza. A me e al mio ‘cerchio magico’, Giass piace e chiunque mi conosce sa che la bonaccia mi annoia. Cerco onde pazzesche, godo nel casino, esulto nel luddismo ludico”.
Fatto sta che il programma si è attestato su ascolti non proprio in linea con le attese della rete: il pubblico non si è propriamente appassionato all’ultimo nato di casa Ricci. La critica, come si dice in questi casi, si è divisa, sia sulla carta stampata che sul web, senza contare la reazione dei social network. Ma Ricci non se ne preoccupa più di tanto, anche perché per il patron di Striscia la Notizia “giornali e Twitter non producono ascolti“:
“Molti hanno apprezzato, ma c’è chi mi vuol fare il funerale. Però Giass è un esperimento e io ho le spalle coperte dai milioni e milioni di spettatori che guardano Striscia la notizia e Paperissima sprint. In ogni caso, cado in piedi. Non sono turbato, sapevo che ce ne avrebbero dette di tutti i colori […] Giornali e Twitter non producono ascolti. Twitter poi è un succedaneo della masturbazione. Fa diventare ciechi. Internet è una gigantesca pippa di massa, un onanismo transcontinentale. E starei anche molto attento al gatto morto, alla sua ‘narrazione vendoliana’ e alla sua virtuosistica ricerca della forma simbolica. Scusi se parlo come la Pizia”.
Tanto più che Ricci non sembra nutrire una grande considerazione per i giornalisti e tra il serio e il faceto rivela che
“l’idea di chiamarlo Giass mi è venuta da Jazz, il libro di Matisse, il più bello del ‘900. Volevo spiegarlo, ma quando in conferenza stampa il 98% dei giornalisti ha scambiato Matisse per uno dei Jalisse ho rinunciato”.
A leggere alcune critiche si potrebbe dire che la stima è reciproca: difficile in questo senso non chiamare in causa il tweet con cui Gad Lerner ha accolto l’autore nel mondo dei perdenti. Come l’avrà presa Ricci?
“Gad è un rosicone mostruoso, nei miei confronti cova revanchismi da destabilizzato cronico”
commenta Ricci che nell’intervista al Fatto ricostruisce con dovizia di particolari anche una causa che li ha visti opposti. Ma non c’è solo Lerner nel suo mirino: il suo prossimo bersaglio sembra essere Massimo Gramellini.
“Ho in mente una piccola serie di eccellenze da mettere in Giass, ‘Tortelloni: gente molto ripiena di sé’. Qualche nome? Massimo Gramellini. Sembrava normale, ma ha subìto una mutazione. Ha perso i freni inibitori. Esonda e sputacchia”
Di chi o cosa la colpa? Della televisione, dice Ricci:
“La tv produce effetti terribili. Ha ucciso le migliori menti della mia generazione perché non c’è niente da fare, la tv ammazza. Ti mette in una condizione disumana e chi la fa in prima persona, non ragiona più. È come quando si accende una luce e le falene vanno a picchiare la testa finché non si bruciano. Questo è la televisione. Una luce accesa che attira e inganna, come nel mito di Narciso. In tv, a iniziare dalle risse, tutto è falso, tutto alterato, peggio che nelle riunioni in streaming di Repubblica”
commenta Ricci, giusto per attirare l’attenzione degli amici del quotidiano romano. Le atmosfere descritte da Ricci nel backstage sanno tanto di ‘Grande Bellezza’:
“Quando arrivi in uno studio c’è già chi ti tampona, ti spazzola, ti dà da bere, ti blandisce sussurrandoti ‘bravissimo’. Rimanere in equilibrio è complicato e chi è stato normale fino al giorno prima, chi non è stato mai cagato dal portinaio in vita sua, dopo i primi applausi va in overdose. Arriva dalla moglie a casa,si sente dire: ‘Hai schiacciato il dentifricio in mezzo, stai più attento’ e 24 ore dopo chiede il divorzio”.
Eh sì, il successo è una brutta bestia. E da almeno 25 anni Ricci ci fa i conti quotidianamente con Striscia la notizia: un quarto di secolo è tanto…
“A mia insaputa, sono passato senza traumi da enfant prodige a ‘vecchio malvissuto’. Il problema, però, me l’ero posto: ‘Quante estati avrò ancora davanti? Tre, quattro?’. Poi ho fatto Velone che mi ha donato una forza incredibile. Ho visto 93enni ballare in discoteca, vedove finalmente liberate dall’uomo fare volontariato, donne allegre scambiare dentiere e stanze d’albergo con improntitudine. Allora, mi son detto, non ho più una sola estate. Non si chiude la saracinesca all’improvviso, te la giochi davvero fino all’ultimo. E sono stato felice. E ho riso. Anche io che per mestiere faccio ridere“.
E da questa settimana Ricci e i suoi dovranno ridere al martedì sera, in prima serata su Canale 5.