Antonio Ricci: “Conduttori dei talk sono psicopatici. Tv è fatta per vendere non per scoprire verità”
Ricci si chiede sarcasticamente dove possa essere la Santanchè se non in un talk. La risposta è: in Parlamento, incredibilmente.
Leggere un’intervista ad Antonio Ricci è un’operazione che serve ad incrementare la soglia di attenzione, perché ogni risposta offre un argomento sensato e stimola il ragionamento. E farne un resoconto non è semplice perché il rischio è quello di doverla citare per intero o quasi. Proviamoci. Il patron di Striscia la notizia al quotidiano La Stampa dice che l’Italia “è il Paese delle ipocrisie, dei luoghi comuni, di quanti chiedono alla Tv di fare cultura, lasciando, però, la scuola nello stato in cui è”.
Ricci, premiato ai ‘Senza testa’ di Osimo, spiega la sua idea di televisione:
La televisione è fatta per provocare e per vendere, non per discutere o scoprire la verità. Non interagisce con il pubblico e soprattutto non insegna niente, e quando lo fa va contro natura perché è il più grande Postalmarket del mondo. Con la Tv non si ragiona perché è rappresentazione. Lo dimostrano i programmi di cucina: non si riesce a capire una ricetta, è lo spettacolo che domina. Un apprendimento che vada oltre l’uovo sodo è impossibile. Lo stesso accade nei talk show.
Il giudizio più duro è riservato proprio agli spettacoli di parola. Qui Ricci assomiglia ancor di più all’amico Beppe Grillo:
Mi piacciono perché ho un gusto sado-maso. Noto però che sono fatti da conduttori psicopatici con caratteristi ben vestiti, truccati da casa, che non vogliono essere pagati. Anzi, sarebbero disposti a pagare. Nei talk non c’è necessità di esprimere opinioni complesse, conta esserci per fare parte della commedia dell’arte. Tutto è costruito sullo scontro, per lo spettacolo della politica. Sono i figli del processo di Biscardi: i “peggio” che sono anche i “meglio” vanno lì. Del resto, dove troveresti una Santanchè, se non nei talk?
In Parlamento, potrebbe essere una risposta adeguata al dubbio sarcastico del papà del tg satirico di Canale 5. Che poi, senza finta modestia, rivendica il valore del suo modo di fare tv:
Per anni mi hanno accusato di comicità demenziale, mentre mi sono sempre sentito un figlio dei lumi. La mia televisione era un manifesto iperrealista dell’Italia Anni 80. Ci lavorava il meglio dell’intellighenzia satirica, da Elle Kappa a Staino a Stefano Disegni. All’epoca Angelo Guglielmi dichiarò che non se ne lasciava sfuggire nemmeno una puntata, e lo scelse come modello.
Ricci, giustamente convinto che “con le mie trasmissioni ho contribuito ad alzare il tasso di libertà di satira su tutta la tv, privata e pubblica” perché “la libertà non te la concede nessuna”, ma “te la devi conquistare giorno per giorno”, ha poi svelato che sarebbe pronto a tornare in Rai, dove ha iniziato. Anzi, qualche tempo fa l’ipotesi era vicina a concretizzarsi:
Qualche anno fa incontrai a Sanremo il presidente Rai Zaccaria e l’allore direttore di Rai1 Beretta. Mi chiesero se potevo lavorare per Rai1, risposi che non avendo esclusive potevo farlo subito. Gratis, a due condizioni: che Zaccaria non venisse alle mie trasmissioni, perché era fin troppo presente negli studi, e che avessi potuto lavorare sull’archivio Rai. Poi, però, sparirono.
Dopo aver rivelato che negli anni ’80 voleva dar vita a Rai3 (non ancora nata) su Italia1 proponendo un palinsesto fatto da Striscia, Drive In, Lupo solitario e L’Araba Fenice, “una genialata” che però non diventò realtà perché Berlusconi non cedette la rete alla sinistra dimostrandosi incapace di accontentarsi di “essere bino” e non uno e trino, Ricci racconta un aneddoto di impatto sull’amico Grillo, ormai nel pieno della scena politica:
Mi ha impressionato la domenica delle elezioni, quando mi ha anticipato il suo risultato con una precisione incredibile.
A margine segnaliamo che ieri sera Lucio Presta, agente (anche) di Paolo Bonolis, ha twittato un messaggio criptico che noi, maliziosi e perfidi, leghiamo in qualche maniera alla nuova offensiva di Striscia contro le presunte magagne di Affari tuoi, arrivata proprio il giorno dopo il ritorno di Bonolis su Rai1. Insomma, il “rosicone del cavolo” è l’odiato Ricci?
traino cinico e' proprio un rosicone del cavolo. Ma sono anni che se magna er fegato.
— ellepi_one ® (@PrestaLucio) October 16, 2013