Antonio Maria Rinaldi, “l’Alvaro Vitali dell’economia”, sempre più star dei talk del daytime
Protagonista dei talk estivi e traghettato nell’Autunno tv: l’economista è senza dubbio uno dei personaggi televisivi della stagione del Governo Gialloverde.
Il prof. Antonio Maria Rinaldi, 64 anni, economista e docente di Economia Politica, romano, euroscettico e vicino al prof. Savona, si è conquistato un posto d’onore, se non fisso, nei salotti politici della tv del daytime dalla primavera 2018.
Col suo stile tranchant, anche un po’ guascone alla Marchese del Grillo, la parlata romanesca, la tendenza a smontare la retorica dell’interlocutore e ribadire la propria correttezza dialogica e conoscenza economica, il prof Rinaldi è diventato in breve tempo uno dei protagonisti della stagione televisiva del Governo Gialloverde, là dove i social sono dominati da Matteo Salvini.
Da La7 a Rai 3, Rinaldi imperversa nei contenitori politici, offrendo momenti che piacciono molto ai collezionisti delle ‘risse verbali’ in tv e anche giudizi decisamente poco ‘politicamente corretti’, utili a scatenare il dibattito, a scaldare gli animi, anche a confondere l’interlocutore. Un atteggiamento che si trasforma in battibecchi continui sul piccolo schermo: ultimo in ordine di tempo quello registrato questa mattina ad Agorà, che gli è valsa anche la definizione di “Alvaro Vitali dell’economia” da parte del collega Alessandro De Nicola, docente alla Bocconi e in collegamento da Milano per un dibattito su “Legge di bilancio, derby Lega – M5S”.
Va detto che Rinaldi l’ha presa con sportività. Il risultato è che di fatto l’economia sta diventando un argomento ‘caldo’ del dibattito televisivo, anche sul piano dell’intrattenimento…
Del resto, se mi è concessa una rapida e di conseguenza ‘impressionistica’ considerazione, mai come in questo periodo la televisione fatica a stare al passo della ‘cronaca’ politica, combattuta a suon di tweet dai contenuti roboanti, finendo per lo più per fare cassa da risonanza alle dichiarazioni estemporanee dei rappresentanti del Governo e registratori di battibecchi, più o meno gravi, interni ai palazzi del potere nazionale e con le varie istituzioni sovranazionali individuate a turno come ‘nemiche della patria’.
Se questa è la tendenza dei Tg, pronti a ripetere ogni uscita dei ministri, è anche vero che alcuni approfondimenti tv, quelli meno ‘mainstream’, stanno riposizionandosi su una più concreta funzione di analisi delle dichiarazioni propagandistiche e verifica delle concrete azioni politiche. Penso a In Onda (esemplari le puntate sul crollo del Ponte Morandi), l’appena tornato Otto e mezzo, ma anche la finestra politica di UnoMattina, Agorà (quando non concede troppo al gallinaio) e il sempre apprezzabile Omnibus, sempre più impegnate nell’offrire spazi di riflessione più che di combattimento tra le parti, di cui, onestamente, davvero non se ne sente bisogno… Ma questa è un’altra storia.