Antonio Caprarica lascia la Rai e la porta in tribunale: “Mi ha perseguitato con metodi offensivi e inammissibili”
Il giornalista se la prende con il direttore generale ma anche con il consiglio di amministrazione che avrebbe ignorato le sue denunce
È un Antonio Caprarica decisamente amareggiato e evidentemente infuriato quello che poco fa ha annunciato l’addio dalla Rai. Il giornalista, classe 1951, corrispondente dall’estero per la tv pubblica italiana, sbatte la porta e conduce l’azienda in tribunale. Durissime le parole contenute in un comunicato stampa diffuso poco fa e rivolte ai vertici della Rai. Il riferimento è evidentemente anche a Luigi Gubitosi, attuale direttore generale, e alla recente inchiesta ispettiva interna avviata ai suoi danni per la contestazione di presunte imprecisioni amministrative nella sede londinese di cui è stato fino ad oggi a capo:
Non avrei mai immaginato di lasciare in questo modo l’azienda della mia vita, dopo oltre un quarto di secolo di servizio onorevole e immacolato in ogni angolo di mondo. Troncare questo rapporto con effetto da oggi, come ho appena comunicato alla direzione del personale, è per me l’unica possibilità di immediata reazione alle crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili e offensivi.
Lo storico giornalista Rai, direttore di Radiouno e dei Gr dal 2006 al 2009 e riconoscibilissimo corrispondente da Londra (e per quattro anno da Parigi, ma in precedenza anche da zone di guerra come l’Afghanistan), sottolinea l’assenza in Rai di tutele vere e proprie per i lavoratori:
Ho respinto finora gli attacchi rivoltimi, dimostrandone l’infondatezza, ma né la mia salute né la mia dignità mi consentono di rimanere ulteriormente in Rai. Purtroppo, la mia vicenda illustra drammaticamente l’assenza di qualsiasi organo aziendale di garanzia per i lavoratori, giacché il consiglio d’amministrazione – da me informato su ogni passaggio della persecuzione – ha preferito voltarsi dall’altra parte piuttosto che chiedere spiegazioni al direttore generale. Con buona pace per il codice etico della Rai.
In chiusura l’annuncio della causa legale che il giornalista intende portare avanti:
Non mi resta, con profonda amarezza, che sbattere la porta e andare dritto nelle aule dei tribunali, chiedendo ai giudici la tutela dei miei diritti e della mia onorabilità contro il vertice Rai, che dev’essere ricondotto al rispetto delle regole. Bisognerà battersi per assicurare, in questa situazione, un futuro al servizio pubblico, e io continuerò a farlo da cittadino e da giornalista.
A tutelarlo è lo studio legale D’Amati.