Antonello Piroso scrive a Campo dall’Orto: “Pronto a sostituire Fazio o Vespa per 240mila euro”
Antonello Piroso si candida per sostituire Bruno Vespa o Fabio Fazio in Rai.
Salvo una parentesi su TgCom 24 con la rassegna stampa notturna, Antonello Piroso dalla tivù (e più presicamente da La 7) manca dal 2012. Attualmente il giornalista nato a Como parla su Radio 2 e scrive sul quotidiano La Verità. E proprio attraverso le pagine del giornale diretto da Maurizio Belpietro, Piroso ha scritto al direttore generale del servizio pubblico radiotelevisivo Antonio Campo dall’Orto. “Ci conosciamo da quando eravamo insieme a La 7 (tu anche all’epoca in un ruolo ben più importante. Conosci il mio spirito ribaldo, provocatorio e sarcastico”, debutta.
Quindi il giornalista avanza una proposta: “Nel caso non si risolvesse la vexata quaestio del tetto dei compensi, nel senso ce – davanti alla prospettiva di guadagnare 240.000 euro lordi – alcuni o tutti i conduttori di punta della Rai decidessero di emigrare altrove, per propria iniziativa o su istigazione dei propri agenti (che vedrebbero ridursi le provvigioni), per quella cifra sappi che mi candido a sostituirli io“.
Piroso potrebbe sostituire – scrive – Bruno Vespa (“Qualcosa di talk credo di capire, visto che Omnibus su La 7 è ancora in onda dal 2002), Fabio Fazio (“Qualcosa di faccia-a-faccia credo di sapere, per aver ospitato politici, scrittori, attori, cantanti, e perfino il figlio di Osama Bin Laden, a Niente di Personale“) o altri conduttori in “produzioni vacanti”.
“Vedo che l’argomento usato da chi si sente toccato nel portafogli è il ‘mercato’: sarebbe cioè la famosa mano invisibile di Adam Smith a stabilire il punto d’incontro tra domanda e offerta, fissando il prezzo dell’equo compenso, in virtù degli introiti pubblicitari che i destinatari del medesimo garantirebbero alla tv di Stato, giustificando i loro copiosi cachet […] Forse la domanda da farsi sarebbe un’altra: non quanto la Rai risulterebbe depauperata se ci fosse il ‘liberi tutti’, ma quanto loro, i fuggiaschi, perderebbero, e non solo in termini contrattuali, se lasciassero la visibilità che offre la Rai. E? il considdetto indotto: consulenze, programmi radiofonici, rubriche, direzioni di riviste, convention”.
La soluzione qual è? “Non cambia niente”, chiosa Piroso, citando un produttore televisivo anonimo. “I conduttori si farebbero pagare dalla società esterna che produce il programma, che ovviamente lo venderebbe alla Rai a prezzi maggiorati per coprire quella voce di spesa. E nessuno avrebbe più nulla da ridire”.