Antonella Clerici, il suo Sanremo è iper-stressante (o autoreferenziale?)
Più che il Festival di Sanremo, pare un lazzaretto. La vigilia dell’evento più delirante dell’anno è costellata da bollettini medici e da un clima parecchio ansiogeno. Ultimo episodio in materia è quello che ha visto Bill Clinton declinare l’invito. Al di là del malore al cuore appena avuto (da cui pure si è ripreso), pare
Più che il Festival di Sanremo, pare un lazzaretto. La vigilia dell’evento più delirante dell’anno è costellata da bollettini medici e da un clima parecchio ansiogeno. Ultimo episodio in materia è quello che ha visto Bill Clinton declinare l’invito. Al di là del malore al cuore appena avuto (da cui pure si è ripreso), pare che l’ex presidente ed il suo staff non avrebbero gradito l’eccessiva pubblicità fatta alla sua eventuale apparizione al Festival, a contratto non ancora chiuso.
Per primo è stato Emanuele Filiberto a far prendere un bel coccolone al suo Pupo, visto che un brutto incidente motociclistico rischiava di fargli dire addio a Raccomandati e Sanremo: per fortuna (con la salute non si scherza, anche se qualche maligno…) tutto è andato per il meglio.
Poi è scoppiato il caso Morgan, che al di là delle sue dichiarazioni infelici pro-droga è stato spacciato come un tossico da curare. Lo stesso Valerio Scanu, costantemente oggetto di antipatie e invidie, racconta a Vanity Fair di essere stato vittima di un atto vandalico qualche giorno fa:
“Hanno smontato la targa della mia auto e l’hanno messa sopra il tettuccio”.
In questo scenario di guerra, ad arrendersi è stata persino Antonella Clerici, che Paolo Bonolis definiva ai tempi della co-conduzione sanremese “il ritratto della serenità” e decantava per la sua energia positiva. In quanto regina della peggior gatta da pelare, e al contempo della vetrina tv più ambita, anche lei è entrata nel tunnel dell’ansia da prestazione sanremese. Al punto da rinnegare le sue forme giunoniche, segreto della sua vincente identità catodica, e persino le tagliatelle di Nonna Pina, in un’intervista a Gioia:
“Devo ancora perdere chili. Ho preso le polverine, quelle proteiche… Sono stata male, m’han portata in ospedale (…) Vorrei mettere a frutto la mia vena giornalistica, la mia laurea. Non mi vedo tra dieci anni a saltabeccare sulle tagliatelle di Nonna Pina e nemmeno vorrei diventare come queste che annaspano in tv ancora con la coscia di fuori”.
Su Oggi, una settimana prima, dichiarava di aver avuto un aborto spontaneo, a due mesi dall’aver conosciuto il suo compagno Eddy Martens, e che per concepire – invece – la loro figlia Maelle ha intrapreso un lungo iter di cure ospedaliere, vista la sua età non proprio “di primo pelo”.
Fa tenerezza, e desta perplessità insieme, la veste protagonisticamente fragile, a tratti autoreferenziale, con cui la Clerici si accosta a questo Sanremo. I riflettori sono puntati su di lei specialmente quando si parla di vita privata (è appena uscito il suo libro sulla difficoltà di diventare mamma superati i quaranta), mentre, quando si fa il punto sulla kermesse, è Gian Marco Mazzi a proferire il verbo, a rappresentare in quanto direttore artistico la voce più autorevole e istituzionale.
La Clerici ha, ad esempio, motivato il perché non è mai intervenuta sul caso Morgan, dicendo che si riserverà di farlo sul palco dell’Ariston. Strategia o ingenuità, abile comunicazione o ammissione dei propri limiti (della serie, sono “solo” una conduttrice)? E non ci sarebbe neanche niente di male, a fare solo il proprio compito senza strafare, se solo Antonella si interessasse un pizzico di più ai cantanti.
Dopo che le hanno tolto La prova del cuoco, il flop di Tutti pazzi per la tele e lo scippo di Ti lascio una canzone, per l’ex signora tv dei fornelli o la va o la scappa. In Rai non ha marchi solidi che la aspettano, in Mediaset avrebbe troppe concorrenti per rubarsi la scena. Insomma, più che il Festival di Sanremo stiamo per assistere alla sua prima comunione. E gli artisti, o pseudo-tali, recitano sinora la parte di semplici invitati.