Angelo Guglielmi: “Le mie vecchie scoperte sono il meglio della tv di oggi”
Angelo Guglielmi a tutto tondo sulla sua RaiTre, nella puntata di Sottovoce del 25 luglio 2014
Per i veri amanti della tv e gli studiosi della sua storia, vedere un’intervista di Angelo Guglielmi nel 2014 è ancora un piccolo evento. Lo storico fondatore di RaiTre, nonché straordinario intellettuale e critico letterario come c’erano solo una volta, è stato ospite “stanotte” di Gigi Marzullo a Sottovoce.
Interpellato dal conduttore sul quadro televisivo attuale, l’ex Dirigente ha risposto con disinteresse misto ad autocelebrazionismo (inevitabile):
“Oggi guardo poco la televisione. A me la televisione piaceva farla, più che vederla. Oggi non la faccio più, mi capita piuttosto di non vederla. Tutte quelle scoperte, seppur sistemate in canali non Rai, La7, la stessa Mediaset… I vari Santoro, la Gruber, Chiambretti, Gad Lerner, sopravvivono. E forse è quanto di meglio ancora la televisione nel suo complesso offre allo spettatore”.
Più che vanitoso, Guglielmi ha riconosciuto i suoi meriti:
“Ho avuto quel che ero capace di avere, non lamento. Non mi dico che forse sarebbe potuta andare meglio. Però io ho contribuito fortemente perché andasse com’è andata, nei limiti”.
E a questo punto un po’ di amarcord è stata doverosa:
“Quando io fui chiamato a RaiTre era inesistente. Allora erano fuggiti dalla Rai Baudo, Carrà… La contropartita Mediaset si era rafforzata. Il Direttore generale Agnes diceva ‘quello deve morire’ e voleva conservare la supremazia. Quando si accorge che io dal 2% passavo al 12% mi lasciava fare tutto quello che volevo. Ha sempre rispettato e ammirato il mio lavoro. Peraltro dal partito che mi aveva indicato, il Comunista, mai mi era stato chiesto nulla. Una volta sola, attraverso Scola, mi chiesero che finanziassi una sceneggiatura fatta dai carcerati. E io dissi che non producevo materiale di dilettanti, quindi rifiutai senza problemi. Da allora i miei rapporti con Scola si raffreddarono molto, ma nessuno mi ha chiesto mai nulla. Allora ero sicuro che ero più forte io, i risultati e il consenso generale degli spettatori erano tali… Con il consenso generale, sia popolare che delle classi più alte che delle istituzioni, puoi diventare fortissimo”.
Per il resto Guglielmi deve molto (anche) all’Auditel, perciò non lo critica:
“Io ho sempre contestato la demonizzazione dell’ascolto. Anzi, l’ascolto è forse quello che ha salvato la televisione, anche se ci sono trasmissioni orrende che fanno grandissimi ascolti ma ciò non significa niente. Una trasmissione riuscita ha sempre ascolto. Quando una trasmissione non faceva ascolto provavamo la seconda, la terza, poi lo sopprimevamo se era sotto il 10%”.
Classe 1929. Che lucidità.