Andrea Vianello, Rai3 e il coraggio di provare a fare
Tra vivacchiare nel passato e provare a fare qualcosa l’ex direttore della terza rete ha intrapreso la seconda strada
La specie umana si divide in due categorie – coloro che vanno avanti e fanno qualcosa, e coloro che se ne stanno seduti a chiedersi, “Perché non è stato fatto nell’altro modo?”
(Oliver Wendell Holmes Jr.)
Di tutto si può accusare Andrea Vianello, tranne di non averci provato. Nell’ondata che ha travolto i vecchi direttori di rete, anche il capo del terzo canale della Rai ha dovuto lasciare la sua poltrona. I suoi detrattori hanno già espresso il loro giudizio: Vianello ha fatto danni e quindi ben gli sta. In realtà la sua rete nel 2015 ha ottenuto un ascolto praticamente pari al 2014 e questo grazie ad un day time solido che la sua direzione ha fortemente voluto.
Partendo da Agorà, che prima ha condotto proprio Vianello e poi Greco, fino alle rubriche di servizio del mattino, al Pane quotidiano di Concita De Gregorio, all’immortale Geo, fino ad arrivare alla piccola grande perla di questa ultima Rai3, ovvero Sconosciuti. Il programma di Simona Ercolani, lanciato e voluto proprio da Andrea Vianello, è diventato ormai un piccolo appuntamento di culto subito dopo Blob e con un pubblico di affezionati che lo ha scelto ogni sera.
Certo, gli sbagli e gli errori ci sono stati. Per esempio il programma Questioni di famiglia, un idea non sbagliata, forse declinata male. Per altro la trasmissione è andata in onda nella difficilissima serata del venerdì, dove Rai3 soffre tantissimo da tanto tempo e lo vediamo anche dai dati di ascolto del pur ottimo L’erba dei vicini di Beppe Severgnigni, poi spostato il giovedì.
Tornando alle ciambelle che non sono venute con il buco, difficile non citare Masterpiece, il talent letterario che voleva unire uno dei generi televisivi che attualmente va per la maggiore, ovvero il talent show, con la missione culturale da sempre vanto e bandiera della terza rete del servizio pubblico radiotelevisivo. Forse le due anime, quelle due anime, non si sono fuse benissimo e i risultati sono stati evidentemente inferiori alle aspettative, certo che va dato atto, in quel caso, di un coraggio culturale nel proporre quella trasmissione che andrebbe in qualche modo rispettato.
Va detto inoltre, a margine, che per esempio a quel programma parteciparono alle selezioni in un mese oltre 15.000 scrittori, mentre, per fare un raffronto, al Rischiatutto hanno fatto domanda 1.500 concorrenti.
Anche un prime time di qualche giorno fa, quel Borgo dei borghi, che ha portato a casa un 8% abbondante di share, è stato voluto da Vianello. Rai3 poi ha un pesantissimo fardello che ogni direttore, compresa l’attuale Daria Bignardi, si trova in eredità da portare sulle spalle. Un’eredità che è sia positiva che negativa, quella cioè dei programmi storici nati nell’epoca di Angelo Guglielmi, vero papà di questa rete e che ogni direttore ha alle spalle come un’ombra o se preferite come un marchio a fuoco indelebile.
E’ dunque tremendamente difficile per ogni successore di Guglielmi prendere il volante di questa autovettura, che tutti i giorni ripresenta l’anima di quella rete. Sarebbe facile dunque per chi arriva sedersi su quegli allori e vivere di rendita, semplicemente attualizzando la cifra della prima Rai3 ai giorni nostri, dandogli una semplice riverniciata e vivacchiando fra percentuali di share rassicuranti.
Ma come disse Oliver Wendell Holmes Jr. nell’aforisma con cui abbiamo aperto questo post: La specie umana si divide in due categorie – coloro che vanno avanti e fanno qualcosa, e coloro che se ne stanno seduti a chiedersi, “Perché non è stato fatto nell’altro modo?” Ecco, a distanza di un po’ di settimane da quando è stato fatto fuori, possiamo tranquillamente dire che Andrea Vianello ha provato a fare qualcosa e come abbiamo visto spesso anche bene.
“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.”
(Aristotele)