Andrea Vianello: “Celi mio marito non è venuto come doveva. La guerra dei mondi? È arrivato tardi e la tv non perdona”
Il direttore di rete rivendica ancora una volta con orgoglioso la capacità di valorizzare Gazebo e difende i tentativi di sperimentazione messi in atto dall’emittente.
Andrea Vianello, intervistato da Il Venerdì de La Repubblica, ha fatto un bilancio della direzione di Rai3 ad un anno (quasi) dalla sua nomina. Il giornalista dirigente (categoria tra le più disprezzate da Beppe Grillo nelle sue dichiarazioni critiche alla Rai), nelle scorse ore è stato interpellato dal New York Times per Masterpiece, il talent show dedicato agli scrittori che andrà in onda da metà novembre (la data precisa è 11 novembre) in seconda serata la domenica dopo Che tempo che fa. Vianello, fermamente convinto di voler fare “una tv per tanti”, ha spiegato con orgoglio:
Abbiamo inventato un format che non c’era al mondo. (…) Essere i primi ad averlo pensato per certi versi ci esalta, ma dall’altra ci fa anche un po’ paura. Però incuriosisce e questo è già un indizio.
Il direttore della terza rete ha proseguito asserendo che “il tentativo è quello di rinnovare il racconto della realtà, che è da sempre il Dna della rete, utilizzando un linguaggio nuovo per parlare di libri, che sono una specia di missione per Rai3”. Quindi ha commentato il cast, annunciato un mese fa circa:
Questi tre scrittori (i giurati De Cataldo, De Carlo e Selasi, Ndr) non sono personaggi da show e questo già garantisce qualità. Poi c’è la scoperta Taiye che, oltre ad essere brava, è una vera forza in tv. Ad avermi colpito, sbirciando dietro le quinte, è stato il materiale umano. Davvero sono facce che non si sono mai viste in televisione.
Vianello ha poi difeso i tentativi di sperimentazione messi in campo dalla rete negli scorsi mesi e non sempre andati a buon fine:
Diciamo sempre che la tv deve innovare. Rai3 è stata accusata per anni di essere immobile. Ha un palinsesto fortissimo, soprattutto in prime time, e redditizio come valori e ascolti. Tra Presadiretta, Fabio Fazio, Ballarò, Ulisse, Chi l’ha visto? e Report abbiamo cinque giorni forti. Un’ossatura così solida permette di fare esperimenti con maggiore serenità. Non facciamo vita spericolata. La media di rete tiene e rimaniamo la terza tv più vista in Italia.
A proposito di flop, Vianello non si è tirato indietro. Capitolo Celi mio marito:
Lia Celi è un’autrice brillante a cui Twitter ha dato nuova visibilità. È andata in uno spazio difficile dove, per anni, mandavamo Stanlio e Ollio, che facevano il 4-5 di share. E anche lei si è attestata su quei numeri. Alla fine è stata una buona sperimentazione, anche se forse il programma non è venuto come doveva.
Per quanto riguarda La guerra dei mondi, talk condotto per sole quattro puntate da David Parenzo, Vianello ha spiegato che “l’idea era di mettere in scena lo scontro generazionale, che è stato uno dei temi più forti di quest’ultimo anno” ma ha ammesso che “nel frattempo lo scontro generazionale era già stato superato”. Insomma, “il programma è arrivato tardi. C’è stato un errore di percezione e la tv non perdona”.
L’ex conduttore di Mi manda Raitre ha quindi sottolineato il succeso di Gazebo, notando che “è vero che me lo sono trovato, ma l’ho anche valorizzato” e definendolo “l’unico esempio in Italia di giornalismo gonzo”.
Infine, alcune riflessini sulla tv del 2013, partendo dal presupposto che “quello che cerco di fare è interpretare l’anima culturale di Rai3 in modo moderno”:
Ci vuole una tv più empatica, che coltivi il sentimento di solidarietà reciproca e di partecipazione.
Parole che si collegano ovviamente allo strapotere dei social network. A proposito di Twitter, da non confondere con l’auditel:
M’interessa questa scia di dibattito che un programma produce: significa che è vivo, genera interesse. Non sposta l’audience, ma smuove l’opinione pubblica.