Se c’è una persona di cui la tv rimpiange la dialettica e l’estro è sicuramente Andrea Pezzi. Prima amato per il suo esordio sperimentale da enfant prodige, poi contestato per le sue esperienze televisive più adulte e ai limiti del narcisismo (con ascolti flop).
L’ex vj è transitato tanti anni fa su queste pagine, quando conduceva il suo ultimo programma televisivo su Rai2, il Tornasole. Poi ha lasciato le scene per dedicarsi all’imprenditoria. Ospite del programma Reputescion, in cui ha omesso il flop della sua enciclopedia in videoclip OVO, Pezzi ha spiegato una volta per tutte che fa oggi lontano dai riflettori:
“Io oggi ho un’azienda italiana ma ho due aziende a Londra per operare a livello digitale. Una è l’infrastruttura tecnologica su cui viaggiano i video di 5000 siti europei, la piattaforma di erogazione è la nostra e creiamo un modello di ingaggio sulla pubblicità completamente diverso. In Italia stiamo chiudendo ora la trattativa. L’altra azienda lavora nel mondo dei dati ed è un posizionamento interessante, lavoriamo vicini a grandi partner internazionali. Comprano i dati da Google, da Facebook anche se una banca non ha bisogno di qualcuno che gli dia i dati. In questo gioco si sta giocando una partita straordinaria, tra la cultura interna della banca e le grandi aziende digitali. Quest’integrazione comporterà una grande perdita per le banche. Io aiuto quelli che subiscono i padroni del mercato digitale a essere indipendenti”.
Quindi, con il suo consueto fare visionario e affabulatore, ha aggiunto:
“Sono contento che i grandi del passato son seduti sulle gambe, perché così i giovani del futuro possono lavorare. In Italia c’è una mancanza di conoscenza sul mondo digitale. La sede centrale della mia azienda è a Londra perché solo lì si può accedere ai budget europei. Renzi dice che vuole fare una legge sul digitale nel 2017 per tassare il dato, peccato che nel frattempo il budget digitale non è solo dell’essere umano che guarda il computer, ma anche della qualificazione di chi è quell’essere umano. Ormai, mentre tutti parleranno di crisi del digitale e non sarà vero, saranno le multinazionali del digitale a raccogliere il dato”.
Nel rivedere il suo passato in tv, invece, prova tenerezza:
“Mi fa ridere la mia faccia di ragazzino. Mi piacerebbe incontrarmi. Avevo le idee molto chiare sin da ragazzino. Sapevo che la televisione era una parentesi per conoscere delle persone. Ero curioso dell’intelligenza altrui, ma sapevo che avrei mollato la televisione, avevo fame di cose diverse. Anziché tornare sulla piazza sono andato in piazza (riferendosi alla pelata, ndr). Oggi chi mi saluta per strada con affetto non parla con me, ma ricorda quello che era da giovane, incarnavo quello che sognava di Londra. Non devi mai confonderti con quello che gli altri percepiscono”.
A questo punto Pezzi ha appreso da Andrea Scanzi il suo web feeling, positivo al 41%, negativo al 34% (nonostante sia sparito dalle scene) e per il resto neutro:
“Sono sempre stato uno che divideva l’Audience, non ho mai aggregato consensi ecumenicamente. Io non ho mai lavorato pensando al pubblico, non me ne frega nulla. L’esperienza della televisione mi ha insegnato l’inutilità della percezione altrui. Tanti uomini dopo i 40-50 anni diventano degli egotomani con una debolezza… Sono tutte scoperte che ho fatto a 20 anni, come l’acne. Una volta soffrivo il non-consenso e cercavo di sfidarlo, oggi ne prendo atto e il giorno in cui avrò l’80% di persone a favore mi farò domande drammatiche sulla mia esistenza. Quando un politico raggiunge il massimo del consenso è la fine della carriera. Se ti guardano con spirito critico puoi migliorare”.
Quindi, immancabile, il riferimento al primo cooking show della tv italiana da lui ideato:
“L’idea di Kitchen devo condividerla con Stefano Orsucci. Stavamo facendo una cena con Carmen Consoli a casa mia a Londra. Era un risotto messicano ai funghi. In quell’occasione mi ricordo di aver detto, sarebbe bellissimo farne una trasmissione. Stavo iniziando a stancarmi della stanza bianca di Hot. All’inizio abbiamo portato dei musicisti in cucina e mi piaceva vedere come toccavano il cibo mentre parlavano. Raf non riusciva a tagliare il pomodoro. La cosa mi piaceva. Nelle varie edizioni ci siamo allargati e abbiamo cominciato a intervistare altri personaggi. La cucina è una cosa bella da vedere, poi la tv ha esagerato”.
Da qui al bilancio sull’Mtv degli albori il passo è stato breve e altrettanto inevitabile:
“Mtv era un laboratorio straordinario perché non aveva regole. Io ho inventato tutto quello che ho fatto. Non potevo far bene né sbagliare, non avevo maestri. Era una follia. Ogni cosa che volevi fare la facevi. L’ispirazione era qualunque cosa. Questa energia ha un po’ condizionato tutta la mia vita. Le cose, nella fase nascente, hanno un’energia strana. Non capisci quant’è vero quello che immagini o quanto è un’immaginazione che sta diventando reale. Di qua la mia voglia di fare l’imprenditore. Il programma televisivo è stato il primo gioco creativo che ho fatto. Non ho più un televisore con la faccia sopra, ma nel mio continuo a fare quello che ho sempre fatto”.
Poi Pezzi ha raccontato un aneddoto sul suo esordio:
“Io odio quelli che non hanno talento ma arrivano comunque al successo. Nella mia fase adolescenziale li trovavo insopportabili. Nella vita arrivano loro prima di quelli di talento, io mi reputo di talento. Nelle cose mi ci metto con l’umiltà. Detesto quelli che sorpassano da destra, ho appreso l’arte di evitare che chi non ha talento mi rubi il posto. A Radio Deejay avevo questo tipo di pensiero, non credevo di aver qualcosa di promettente, ma capivo che Albertino era molto sensibile alle ragazzine del capannino di sotto. Ho passato del tempo con loro sensibilizzandole. L’amicizia che ho creato strumentalmente con queste ragazze sapevo che avrebbe inciso. Albertino, scendendo dal garage, è stato fermato da una di queste ragazze e in quel momento ha deciso di chiamarmi. Altrimenti non avrei cominciato la mia carriera. L’attenzione al dettaglio condiziona tutta la mia vita. Capisci che hai bisogno di costruire oltre te un sistema che è in grado di valorizzarti”.
Insomma, Pezzi ci ha saputo fare con le pubbliche relazioni, ma ha sempre preferito cadere in piedi:
“Ho lasciato Mtv nel 2000. Era una fase in cui si era appiattita a fare il lavoro di mezzo tra Disney Channel e Italia1, anche se Campo Dall’Orto ha fatto bene quello che ha fatto, perché oggi dirige la Rai. In quel momento non ero d’accordo, le telecamere delle Torre Gemelle mi impressionarono. Sono andato su Italia1 a fare 2008, per spiegare a Mtv come doveva evolversi rimanendo attaccata alla realtà. Secondo me Mtv ha perso un treno, tutto quello della digitalizzazione e dell’innovazione sul contenuto e della radicalizzazione della creatività nella vita di tutti i giorni. E’ stata una scommessa persa e sono felice che non ha il mio nome sopra. Io ho fatto le mie altre strade e ho costruito la mia strada da imprenditore”.
Eppure non esclude un ritorno in tv, soprattutto dopo che Scanzi gli ha fatto il nome di Antonio Campo Dall’Orto, ex Direttore di Mtv, come Dg Rai:
“La televisione non è lontana da me, il problema è il tempo, non puoi fare tutto nella vita. Io stimo molto Barbareschi, un attore straordinario di teatro, un bravo regista, un buon conduttore televisivo. Io amo le persone poliedriche. Sa fare talmente tante cose, che gli ho chiesto come fa. Io non riesco a fare più cose bene, faccio una cosa alla volta. Il ruolo di dg Rai è stato rivestito da un sacco di gente che non meritava di essere lì. Campo dall’Orto è un uomo valido, già per quanto è giovane è una notizia. Il mio parere è drogato dalla mia esperienza di 15 anni fa. Anche lui sarà cresciuto e cambiato. La Rai oggi ha bisogno di rimettersi in piedi e rappresentare qualcosa in questo Paese. Non so se ce la farà, ma me lo auguro, io sono tifoso di tutti quelli che hanno la palla al piede. Non provo invidia, sono felice quando qualcuno può produrmi indirettamente vantaggio come sistema”.
Ecco i progetti per il futuro di Andrea Pezzi, che si dice destinato a non sedersi mai:
“Io farò sempre un’altra cosa nella vita. Devi imparare tante cose, prima di capire il tuo gusto. Non sono per i sogni. Il lavoro dei sogni da ragazzino l’ho subito smontato, aveva anche tanti svantaggi. Il vero motore di una persona è imparare a servire agli altri. Se non metti al centro l’altro non puoi chiedergli dei soldi. La grande sfida estetica è ritornare a una visione più artistica della vita risolti i problemi economici. Se riuscirò a far bene il mio lavoro in questa fase e potermi permettere di non pensare ai problemi economici mi piacerebbe fare cose più adatte all’atto puro, l’arte, il ricongiungimento in fase estetica del bello assoluto, l’uomo che non ha più bisogno del consenso in nessun campo e fa il meglio per se stesso, l’esposizione rinascimentale dell’arte. Io dipingo già, è la mia più grande passione. Ho imparato molto il piacere dell’estetica della vita, tutta quella creatività patologica a Mtv l’ho messa in discussione a un certo punto, vorrei riandare in quelle note lì”.
Sui titoli di coda ecco arrivato il suo reputometro, pari a +0,51 con il seguente verdetto:
“L’immagine sul web è associata alla sua attività di imprenditore e alla relazione. Sebbene i nostalgici non amino la carriera intrapresa, i più apprendono il suo eclettismo e l’impegno per l’innovazione e la diffusione della cultura digitale”.
Cristiana Capotondi a casa sarà contenta? Pezzi non ne ha mandate a dire anche sulla sua famosa fidanzata, per quanto è chiacchierone…