Ancora 2 minuti. E il tempo in tv si ferma
Sfora che (non) ti passa: un vizio cronico nei palinsesti televisivi rischia di tradursi in un morbo incurabile. Prendete Fiorello, il sensitivo dell’etere per cui lo spazio e il tempo non esistono. I suoi 2 minuti sono un concetto paraculo e del tutto arbitrario, frutto di una visione dello spettacolo suprema, avulsa da qualsiasi paletto
Sfora che (non) ti passa: un vizio cronico nei palinsesti televisivi rischia di tradursi in un morbo incurabile. Prendete Fiorello, il sensitivo dell’etere per cui lo spazio e il tempo non esistono. I suoi 2 minuti sono un concetto paraculo e del tutto arbitrario, frutto di una visione dello spettacolo suprema, avulsa da qualsiasi paletto umano. Balla e canta in una cornice parallela, avvolto da un bianco amniotico.
Ferma le lancette come solo il Padreterno avrebbe l’ardire di fare. E’ il Dio sceso in terra tra i comuni mortali del piccolo schermo, pronto con un sol cenno ad annullarli tutti, da una veneranda Orsomando alla Supersimo privata di ogni potere. Baldini è l’arcangelo Gabriele, messaggero biblico pronto a dargli man forte come nella tradizione ecclesiastica.
Il pubblico italiano contempla il suo nuovo Messia, dopotutto si chiama Rosario e la preghiera ci sta tutta. Dinanzi a tali apparizioni epifaniche tutti gli altri restano I Soliti Ignoti, suscettibili di sparizioni inattese volute da una volontà imperscrutabile. C’è Milly Carlucci che pecca di tracotanza pretendendo tutta l’ammiraglia per sé a partire alle 20.55 – un vero miracolo dei piani celesti – per poi mettersi contro Tv7 che dice basta agli sforamenti della prima serata e minaccia di non andare più in onda. Dopotutto, quest’andazzo va avanti da Ballando e continua con Uomo e Gentiluomo, programma così orripilante da peccare di sbrodolamento blasfemo.
E’ l’intera stagione che stiamo vivendo in balia dei capricci del tempo e dei ritardi al cardiopalma. Mattino 5 non fa in tempo ad iniziare che già deve chiudere, stritolato in collegamenti a misura di robot. Persino Emanuela Falcetti, visibile tutte le mattine su Raitre con la sua rubrica radiofonica Istruzioni per l’uso, convive la propria indole ansiogena con i tempi doppiamente serrati di radio e tv, fino a contagiarci la sua nevrastenia.
E dulcis in fundo si riapre la lista degli eletti, a cui il tempo fa un baffo e che se la prendono comoda: nella peggiore delle ipotesi, sarà per la prossima volta. C’è Maria De Filippi, per cui il solo tassativo è dare la pubblicità-pubblicità, ma per il resto si compiace beatamente dell’anarchia cronologica dei suoi programmi. Uomini e Donne vive in una dimensione narrativa aliena, sia nei dibattiti in studio che nelle esterne decontestualizzate da qualsiasi riferimento concreto. Ad Amici non basta neanche la diretta-differita su Sky Vivo per garantire una costruzione in tempo reale. Ed è tutta colpa del vizio di non far finire in tempo lo speciale del sabato: la puntata non si è conclusa e perciò ci danno appuntamento a lunedì (e martedì e mercoledì finché spoiler non ci faccia desistere) per vedere come andrà a finire.
Una tv che va col contagocce e ci seda lentamente, fino a farci perdere la coscienza delle coordinate spazio-temporali. Va detto che l’unico ad aver trasformato un vizio tanto latente quanto ricorrente, senza guadagnarci nulla, è stato Gianni Boncompagni in Bombay. Perché se Fiorello – dietro l’alibi della mini-durata – ne approfitta per sponsorizzarsi il ritorno in radio senza concedersi troppo in tv, al noto pigmalione va dato atto di averli sputtanati tutti.
Bombay era un programma che non credeva in nulla e non iniziava mai, cullandosi sulla falsità del ‘quanto manca’. Si nascondeva nei meandri de La7 e festeggiava la mezzanotte come se fosse Capodanno. Una era l’intuizione nichilisticamente consapevole di quel programma: dire di essere in pubblicità quando non c’era, orchestrando scherzosi fuorionda, e dividere lo schermo in due quando la pubblicità arrivava sul serio (mostrando in piccolo il normale corso del programma). Il che è ben diverso dal negare l’accesso agli spot se sprovvisti di marchio Infostrada o dal farsi da parte se ad incombere è un altro Dio, per cui non ce n’è per nessuno: il Pallone.
Qual è la morale della favola? Che anche saper fare il bello e il cattivo tempo in tv – concetto relativo o strumentale che dir si voglia – è un’arte degna di una mente “superiore”.