Anche questa è la Rai: lavoratori, tecnici e dipendenti in rivolta contro i “piani alti”
Anche questa è la Rai. Non solo lustrini, calze a rete e botulino. C’è un mondo che lavora, una miriade di ingranaggi indispensabile che non si fanno sentire né vedere. Settecentio dipendenti, nello specifico, sono da due giorni mobilitati. Tutto è iniziato con una lettera intestata alla dirigenza, nello specifico al presidente Paolo Garimberti e
Anche questa è la Rai. Non solo lustrini, calze a rete e botulino. C’è un mondo che lavora, una miriade di ingranaggi indispensabile che non si fanno sentire né vedere. Settecentio dipendenti, nello specifico, sono da due giorni mobilitati. Tutto è iniziato con una lettera intestata alla dirigenza, nello specifico al presidente Paolo Garimberti e al dg Mauro Masi, compresi tutti i consiglieri:
“Gli impiegati, i tecnici e gli operai Rai apprendono con disappunto e in via del tutto informale che l’Azienda non corrisponderà il premio di risultato destinato a tecnici operai e impiegati. Non è dato sapere – in assenza di qualsivoglia informativa aziendale al riguardo – se sia intenzione dell’Azienda procrastinare o non procedere affatto a tale erogazione. Il cinismo e il silenzio delle rappresentanze sindacali al riguardo, induce i dipendenti ad uscire dal consueto e proverbiale riserbo che da sempre li caratterizza”.
Non è solo questo. Dalle parole dei lavoratori traspare un malcontento che è ormai prossimo all’esplosione. Negli ultimi tempo la tv di Stato è stata attentissima soprattutto a se stessa, tra beghe interne e derivazioni politiche. Nel prosieguo della missiva, si intuisce che la confusione che traspare in seno ai vertici dirigenziali è proprio quella che sembra agli occhi degli osservatori esterni:
“Gli impiegati, gli operai e i tecnici Rai apprendono inoltre con perplessità dalle agenzie di stampa, che le posizioni dei vertici aziendali in merito alla situazione economico-finanziaria dell’Azienda sono divergenti: per il Direttore Generale l’Azienda gode di ottima salute mentre il Presidente, al contrario, prevede un futuro difficile e buio. La differenza – che non è di poco conto – induce ad interrogarsi sulla coesione del management nell’operare per il raggiungimento di obiettivi comuni e di performances positive, sia sotto il profilo economico sia sotto il profilo editoriale”.
Fino al punto nodale, quello che testimonia, ancora una volta, quanto sia vero il concetto che la realtà dei fatti, in senso assoluto, sia più comprensibile da un punto di vista “basso”, che “alto”:
“Della crisi economico-finanziaria che interessa l’Azienda i dipendenti, ad oggi, non hanno realmente avuto sentore dal momento che non si ha visibilità di adeguate manovre correttive attuate dal management. Al contrario si sono registrati significativi incrementi nel numero dei Vicedirettori di Reti e Testate, di nomine dirigenziali nonché assunzioni di manager esterni. La sottoutilizzazione del personale interno appare un fenomeno endemico: per le figure professionali di autori, consulenti e registi, ci si rivolge all’esterno, generando una proliferazione abnorme di inutili doppioni e aumentando i costi di produzione. Al riguardo si richiama l’attenzione sia sulla copiosa mole di contenziosi del lavoro – fonte di oneri non indifferenti – originata proprio dal non corretto utilizzo del personale dipendente, sia sui risultati prodotti dall’impiego di consulenze acquisite a suffragio dell’assunzione di decisioni strategiche”.