Analisi sul Checco Zalone Show. Presidio democratico o strumento di regime?
Checco Zalone che sputtana Silvio Berlusconi su Canale 5 che cos’è? Un presidio democratico o uno strumento furbacchione del regime? No, perché bisogna capirlo. O, quantomeno, dobbiamo domandarcelo, noi che trattiamo il materiale televisivo per lavoro o per passione e che per settimane e mesi ci siamo indignati con ferocia sul presunto bavaglio posto dal
Checco Zalone che sputtana Silvio Berlusconi su Canale 5 che cos’è? Un presidio democratico o uno strumento furbacchione del regime? No, perché bisogna capirlo. O, quantomeno, dobbiamo domandarcelo, noi che trattiamo il materiale televisivo per lavoro o per passione e che per settimane e mesi ci siamo indignati con ferocia sul presunto bavaglio posto dal Governo sulla bocca della libertà d’espressione. Checco Zalone che in casa del Premier, in prima serata, parafrasa De André e sostituisce Patrizia D’Addario a Marinella, che cos’è? Forse una furbata, l’ennesima mossa geniale, acuta, senza precedenti, di un “padrone” allo sbando e senza più sudditi fedeli che è costretto a cavalcare la stessa onda dei suoi avversari e piazzare un bel braciere ardente sotto gli occhi di tutti per poi dire – anzi, senza nemmeno dirlo, lasciandolo sotteso, percettibile, individuabile: ecco, avete visto? Altro che censura! O forse davvero, Checco Zalone, all’anagrafe Luca Medici, è un reale presidio democratico, cioè la prova, spontanea e sincera, che la libertà d’espressione non è affatto messa in discussione nella televisione italiana e che un comico geniale e appuntito possa davvero prendere, presentarsi su un palcoscenico davanti a milioni di elettori e dire, con la voce posticcia di Silvio Berlusconi: “Furono baci e furono sospiri/ci ho altri mille euro se ti giri”.
Per la prima volta – la prima volta – dall’inizio di questa oscena querelle che ha gettato nella spazzatura il Paese intero agli occhi di tutto il mondo tranne quelli di Minzolini ed Emilio Fede, un essere umano ha fatto menzione alle escort del Premier su una rete Mediaset. Senza contraddittorio, senza Ignazio La Russa, senza Ghedini. Solo, tra gli applausi a scena aperta e le risate della folla, cioè quella stessa massa che, sostiene il presidente del Consiglio, è tutta quanta con lui. Pazzesco, a ben pensarci: “Venne da Bari un imprenditore/Con delle sventole da paura/Lui le guardò, chiamo il dottore/Prepari subito una puntura”. Ecco, nemmeno una bestia mitologica con il corpo di Santoro, la testa di Travaglio e le mani di Vauro avrebbe potuto concepire un’apologia simile senza temere l’intervento dell’esercito in diretta televisiva. Perciò, viene da domandarsi, spero legittimamente, che cos’è e che cos’è stata la performance di Checco Zalone su Canale 5 l’altra sera? Un presidio democratico, la prova che l’Italia è un paese libero fondato effettivamente sull’articolo 21 della Costituzione, oppure una manovra politica, la più geniale e popolare, messa a punto dallo staff di chi comanda?
(dopo il salto, l’argomento trattato dalla stampa “di sinistra” e da quella “di destra”)
Scrive Il Giornale:
“Per il piacere di chi continua a urlare al regime, domenica sera è andato in onda su Canale 5, rete ammiraglia Mediaset, il one man show di Checco Zalone […] Uno spettacolo non proprio all’insegna del «bavaglio». Gran parte della satira messa in mostra è stata incentrata sulla figura del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e sul gossip degli ultimi mesi riguardo alle feste di palazzo Grazioli. Checco Zalone ha «riadattato» la Canzone di Marinella e Il pescatore di De Andrè con alcune strofe pungenti, accennando all’imprenditore Giampaolo Tarantini e alla escort Patrizia D’Addario”.
Scrive Panorama:
“Dov’è questa censura, questa mancata libertà di stampa, se nella rete ammiraglia Mediaset può andare in onda uno spettacolo con questi contenuti, trasmesso in prima serata (non senza qualche eccesso di volgarità)?”.
Scrive il sempre perfetto Alessandro Gilioli:
“Di sicuro, non mi era mai capitato di vedere uno show in prima serata sull’ammiraglia Mediaset alludere pesantemente e inequivocabilmente alle escort pagate dal Premier – o da Tarantini in sua vece – per una notte di sesso a Palazzo Grazioli”.
Scrive EuropaQuotidiano:
“C’è già chi dice che un simile spettacolo in onda sulle tv del premier è sinonimo di libertà, altro che regime. E chissà, sulla Rai forse Checco non avrebbe vita facile. Che strano paese. Uno se la prende per quella parodia da nulla tipo Lost in WC, in onda dalla Dandini, e invece poi lascia tracimare uno Zalone. Però così si crea il doppio alibi. La Rai non può fare quello che fa Mediaset perché è servizio pubblico. Se attacca il premier, è di sinistra e non è più patrimonio di tutti i cittadini. Mediaset, invece, può fare ciò che vuole. Che, anzi, vedete come siamo liberali (soprattutto se son solo canzonette)?”.