Amici’s got Factor: Maria ce l’ha fatta grazie alla Maionchi
La recensione degli speciali sulle selezioni: ecco com’è cambiato Amici
Al termine dei cinque speciali di selezioni di Amici è tempo di bilanci. Partendo da un dato di fatto: Maria De Filippi ha realizzato il sogno che covava da anni di edizioni “sperimentali”, dare al talent show più popolare di tutti il profilo di un format di nuova generazione. Classico e moderno, non solo due generi di danza ma i due ingredienti del nuovo, e vecchio insieme, Amici.
Senza forzature e bruschi trapassi sono stati integrati il vecchio Amici della Di Michele, l’Italia’s got Talent di Zerbi e l’X Factor della Maionchi in un unica formula, per accontentare insieme la vecchia guardia, le famiglie e il pubblico smart. Maria lo ha fatto, innanzitutto, forte dell’inaspettato successo commerciale, al sabato sera, dello “scattante” e anti-liturgico Italia’s go talent.
Amici ha beneficiato di questo “furto di identità”? Diremmo di sì, se si pensa agli ascolti riportati da speciali in differita, che smentiscono l’urgenza italica della diretta. Battere il muro dei 3 milioni e mezzo di spettatori al sabato pomeriggio, con più del 20% di share, di questi tempi è evento raro.
Semmai più dura sarà la sfida del daytime, che vede già in difficoltà Uomini e donne, fortemente insidiato dal nuovo competitor La vita in diretta.
Se il pongoregolamento diventa international
Ma torniamo ad Amici, un programma che può permettersi di cambiare ogni anno non essendo strettamente un format di importazione vincolato all’originale. Sul web Daveblog ha coniato il termine pongoregolamento, per riassumere la strategica imprevedibilità della sua formula.
Quest’anno, però, la De Filippi ha avuto un’intuizione decisamente diversa: per far “crescere” Amici non serviva più cambiarne i contenuti, ma la cornice, svecchiandola dal pathos troppo italiano degli esordi. In una tv italiana dove la qualità è sempre più sinonimo di esterofilia, anche il suo talent è stato chiamato a sprovincializzarsi, legando le audizioni alla logica mordi e fuggi di Youtube, anziché al valzer che fu delle pettorine.
Basta addetti ai lavori, largo al personalismo dei giudici
Negli ultimi anni, invece, c’era stata una rincorsa alla meritocrazia e all’infallibità del giudizio, che aveva affrancato Amici dal basso profilo del fanclub, trasformandolo in un avamposto per addetti ai lavori. Tutto questo a detrimento dell’identificazione, tant’è che la stessa Emma – già protagonista di un’edizione di transizione – è esplosa solo dopo Amici per sue vincenti scelte comunicative.
Tolto il clima da stadio e lo schema prof contro allievi, troppi gli opinionisti ed esperti sovrappostisi che aveva finito per oscurare la centralità dei talenti. Il risultato lo si è visto l’anno scorso, un’edizione che sembra essere stata archiviata nell’oscurantismo generale, come se Annalisa Scarrone e Virginio Simonelli non fossero mai esistiti.
Il nuovo Amici ha X Factor nelle vene
Quest’anno anche Amici sembra avere dei giudici, seppur cammuffati da professori per scongiurare il plagio. E questo fa scattare quel pizzico di ritmo agonistico che, però, ha un sapore diverso dalle preferenze gratuite dei tempi di Marco Carta e Alessandra Amoroso.
Ora che i criteri sono più selettivi – e l’ingresso nella scuola è un lungo viatico che sembra non aver fine – la linea del racconto e dello scontro accomunano sempre di più Amici e X Factor. Con una differenza: il target più giovane dei potenziali allievi, che fa pur sempre di Amici un vivaio, anziché una seconda possibilità.
Celentano e Garrison per non tradire gli aficionados
A xfactorizzare il tutto è stata in ogni caso la Maionchi, con le sue sentenze televisive sui meriti veri o mancati dei candidati. Però, per i nostalgici della prima ora, ci sono ancora la Celentano, i cui interventi sono diventati un classico come le puntate della Signora in giallo, e Garrison, che rivendica autorevolezza dopo anni di coccole.
Maria, conduttrice ingombrante
Il ruolo più destabilizzante, in questo frangente, sembra proprio quello della De Filippi: i suoi magnetici e azzeccati giudizi, di conduttrice che è ormai giurata inside, hanno spesso un peso tale da interferire sui verdetti.
Specialmente quando si interessa all’immagine dei ragazzi – ed è la prima a farne intuire il potenziale artistico – ti chiedi se dovrebbe limitarsi ad autrice o sedersi insieme ai tre professori. Ora che i giudizi dei prof non sono più puramente tecnici persino Maria potrebbe scegliersi da sola – con preferenza palese anziché velata – i suoi Amici. Questa è la differenza di fondo con X Factor: il ghost coach.