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Amici, Maria De Filippi e la capacità di leggere negli occhi del pubblico

Considerazioni a bassa voce sul talent show più visto e longevo della televisione italiana

di Hit
pubblicato 30 Maggio 2016 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:10

Lo sguardo sincero di una gioventù che vuole crederci e che sogna con gli occhi e sopratutto con il cuore aperto. Non è solo -ormai- un programma televisivo Amici, è qualcosa di più. E’ uno specchio televisivo orientato verso chi non si arrende al talento preso a calci da una società che premia chi meglio appare e che in realtà non è.

La sostanza e l’apparenza, le due facce della medaglia della vita di chi vuole diventare un’artista (non solo artista) e che ci vuole provare. Amici da semplice talent show, ormai è diventato come un college in cui ci si trova per tanti mesi a condividere un percorso artistico fra tante emozioni e situazioni che creano dei rapporti personali importanti fra i ragazzi che ne fanno parte. Molti vi entrano acerbi, ma con il seme dell’arte ben impiantato nel loro DNA e ne escono con un germoglio che già fa capire di che pasta sono fatti.

Amici è ovviamente anche un programma televisivo, con gli ingredienti tipici che sono la base di ciò che va in televisione, ma il mix fra ciò che è scuola e ciò che è mestiere è la base del successo della trasmissione, che non può essere misurato solamente con il mero dato di ascolto, ma sopratutto dovrebbe essere valutato da ciò che succede dei ragazzi al termine dell’ultima puntata, della finale della trasmissione che incorona il vincitore del programma. L’ultima tessera del mosaico di Amici, cioè l’immagine del vincitore che alza la coppa, è solamente la punta dell’iceberg, solo l’inizio, ma la vera potenzialità di Amici è ciò che accadrà dopo a quei ragazzi.

I giudici, gli ospiti musicali, i giornalisti che commentano, lo stesso pubblico che urla dagli spalti, da quell’esatto momento non sono altro che dei simulacri di un percorso ormai già terminato. Amici è ciò che sono i ragazzi dal momento in cui si spegne la lucetta rossa, con il favore o meno che il pubblico -non solo quello televisivo evidentemente- vorrà concedere loro da lì in avanti. La forza dunque di Maria De Filippi e un po’ di tutta la sua televisione, è quella di riuscire a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dei gusti e passatemi anche dei bisogni del pubblico, arrivando anche ad indirizzarli in piccole e grandi operazioni culturali -vedi Saviano per esempio- fondamentali per la crescita dei suoi lavori.

Esteticamente poi Amici oggi mi sembra come quei grandi Hotel con una architettura gotica, con una hall silenziosa fatta di enormi poltrone e grandi divani foderati di velluti rossi. Con grandi specchi fatti di cornici vagamente retrò, portieri impeccabilmente vestiti di nero e camerieri con guanti bianchi e corridoi che portano alle camere con appesi quadri che profumano di un glorioso passato. Negli stessi corridoi però si sentono i suoni provenienti dalle camere dei ragazzi che provano, cantano, ballano ed appena apri la porta di una di quelle stanze scopri la voglia, la grinta, il sano entusiasmo della gioventù di oggi che vuole emergere e crescere.

Il fiuto e la grande capacità di capire chi sono quei ragazzi, cosa vogliono ed insieme a loro, comprendere i loro amici ed i loro genitori, è l’arma vincente di Maria De Filippi, che evidentemente Mediaset non vuole lasciarsi scappare. Anzi, a questo proposito, nei corridoi degli uffici di Mediaset, la sera, quasi deserti, dietro ad una porta socchiusa si sentiva un vecchio brano di Sergio Endrigo e Sergio Bardotti “Te lo leggo negli occhi”, qualcosa di più di una semplice canzone, quasi un invito rivolto alla signora del sabato sera di Canale5, a cui difficilmente potrà restare insensibile.

Giorgio Gaber canta “Te lo leggo negli occhi”

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