Home American Gypsies, su National Geographic la docu-soap gitana in stile Soprano

American Gypsies, su National Geographic la docu-soap gitana in stile Soprano

Parte lunedì 5 novembre su National Geographic Channel la docuserie American Gypsies: protagonista una ricca famiglia di New York.

pubblicato 5 Novembre 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 00:29

Gypsies, oltre le nozze c’è di più: se fino ad ora il mondo gitano è stato oggetto di due stagioni de Il mio grosso grasso matrimonio gypsy, ad arricchire il filone ci pensa una vera e propria docu-soap in nove puntate in onda da questa sera, lunedì 5 novembre, dalle 22.55 su National Geographic Channel (Sky, 403). Per marcare il tipico contrasto tra tradizione nomade e logiche stanziali, tra ‘radici’ gitane e prospettive contemporanee American Gypsies ha per protagonista una ricca e prestigiosa famiglia gitana di ‘stanza’ da tempo a New York. Dimenticate roulotte e casette umili ma oneste, i Johns vivono a cinque stelle. Ma il loro ‘impero’ nasce da un’attività che più gypsy non si può: la lettura delle carte.


Non importa dove ‘arrivi’, l’importante è da dove ‘parti’: sembrerebbe questo il ‘senso’ di American Gypsies, serie che dichiara di portare “per la prima volta le telecamere nella vita quotidiana dei gitani americani” (vabbé, lo dicono tutti; la tv è piena di ‘prime volte’) e che ruota intorno alla famiglia di Bobby Johns, imprenditore della cartomanzia, che deve vedersela con un padre malato (Bob Sr.), la madre Tina, ‘sensitiva’ e talmente ambiziosa da guardare al comando dell’azienda, e ben quattro fratelli, ovvero Eric, il maggiore e geloso del suo successo, la ‘fumina’ Nicky, più Joey e Jack. Se la famiglia d’origine non bastasse, ci si mette anche la ‘sua’ di famiglia, ravvivata da ben cinque figli: tre maschi, Sable, Chris e Sea, e due figliole, Amanda e Vivian, entrambe intenzionate a fare le attrici. Ma il top lo raggiunge il nipote Tyler, che ha addirittura l’ardine di innamorarsi di una ragazza di un clan rivale. E per avere un’idea della portata della famiglia, perché non dare uno sguardo al suo ‘albero’? Siamo ai livelli di Dallas…

American gypsies Johns family tree

Di linee narrative utili a una, e più, stagioni ce ne sono eccome per cui si ci può attendere una lunga e florida vita per la saga di questa Romani (Rom) family, le cui dinamiche ricordano, per stessa ammissione del produttore, elementi de Il Padrino e I Soprano. Non male il richiamo a due famiglie mafiose d’origine italo-americana per ‘descrivere’ il tipo di relazione familiare di questo nucleo gypsy.

Ma forse il riferimento si comprende meglio se si considera che alle spalle del progetto c’è in fondo un attore italo-americano, Ralph Macchio, volto noto del cinema anni ’80, beniamino delle teenagers dell’epoca, partito come molti della sua generazione con I Ragazzi della 56ma strada e assurto al successo internazionale con The Karate Kid (sì, era lui a mettere la cera e togliere la cera…). Come dicevamo, Macchio non ha origini gitane da rivendicare o da ‘riscattare’: lui, italo-americano d’origine, con sangue greco nelle vene, racconta di essersi interessato alla sceneggiatura perché affascinato dalla ricchezza narrativa dei personaggi e per una sorta di ‘richiamo’ viscerale” delle sue origini mediterranee: “La famiglia viene prima di tutto e l’importanza che do alle tradizioni è simile a quella dei protagonisti”, racconta Macchio. Per la serie ‘una faza, una raza‘…
Al di là delle riflessioni antropologico-culturali, American Gypsies ha tutti gli ingredienti di una serie tv fictional, con tanto di cross-over. Eh sì perché una delle nove puntate della serie si intitola “My Big Fat Florida Wedding”, ovvero Il mio grosso grasso matrimonio in Florida. Tutto torna: il ciclo della vita (tv) è completo. Buon divertimento.