American Dreams: Raccontami…gli anni ’60 in America, su Mya
Quella che Mya manderà in onda da stasera alle 21 non è una prima tv vera e propria per l’Italia, dal momento che Jimmy aveva già trasmesso questa serie nel 2005. “American dreams” (gallery), però, incuriosisce per la cura nei propri dettagli e le intenzioni di disegnare un affresco degli anni ’60 statunitensi.Trasmesso per tre
Quella che Mya manderà in onda da stasera alle 21 non è una prima tv vera e propria per l’Italia, dal momento che Jimmy aveva già trasmesso questa serie nel 2005. “American dreams” (gallery), però, incuriosisce per la cura nei propri dettagli e le intenzioni di disegnare un affresco degli anni ’60 statunitensi.
Trasmesso per tre stagioni (2002-2005) dalla Nbc, la serie ruota attorno all’adolescente Meg (Brittany Snow, “Hairspray”) ed alla sua famiglia, le cui vicende si intrecceranno con quelle che hanno cambiato il volto dell’America e che hanno segnato gli anni ’60 come un decennio di rivoluzioni sociali.
Uno dei metri per misurare questi cambiamenti è stato -e lo è tutt’ora- la musica. Ecco perchè, all’interno del telefilm, assume un’importanza particolare “American bandstand”, uno degli show musicali più popolari negli Stati Uniti, andato in onda fino al 1989. Meg entrerà nel cast del programma e, utilizzando la stessa tecnica vista in “Forrest Gump”, vedremo lei ed altri personaggi fianco a fianco di artisti d’epoca, come Aretha Franklin.
Ma non saranno solo le immagini di repertorio il piatto forte della serie: numerose guest star canore si sono avvicendate nelle tre stagioni, reinterpretando molte hit degli anni che furono. Tra queste, citiamo Hilary Duff, Joss Stone, Alanis Morrisette e Alicia Keys.
Nel cast dei regular, inoltre, figurano anche Tom Verica (“The Nine”) come Jack, padre di Meg e Gail O’Grady (la vedremo nella quinta stagione di “Desperate Housewives”) come Helen, sua moglie; Will Estes nei panni del figlio più grande John e Sarah Ramos (“Runaway”) in quelli della sorellina Patty.
Oltre a loro, un numero nutrito di personaggi più o meno minori, che incorniciano la serie nel genere family drama in maniera accurata e completa. Anche se, per via dell’ambientazione storica, “American dreams” vale qualcosa di più che un semplice drama: è la voglia di (ri)scoprire le radici delle generazioni che ci hanno preceduto, sentire le loro storie ed entrare nei loro sogni che, nonostante gli anni, restano sempre uguali ai nostri.
Un’operazione, questa, che ricorda molto il nostro “Raccontami” -tratto a sua volta da un format spagnolo-, per via dell’amarcord degli anni del boom attraverso la narrazione di fatti realmente accaduti, vissuti con gli occhi di un protagonista (nel caso della fiction italiana, un bambino) e della sua famiglia.
Gli anni ’60, insomma, continuano ad affascinare cinema e tv, e con gli effetti speciali di “American Dreams” abbiamo un’opportunità in più di farne parte.