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Amarcord 2008 – Amici 7 – Le ragioni del successo

Amarcord 2008. Ecco una mia analisi dell’aprile del 2008, a termine della settima stagione di Amici di Maria De Filippi. In tv esistono programmi odiati da tutti e amati dalla stessa quota di persone. E così un sacco di programmi di successo. Interrogandomi su quali possano essere i motivi di tale spaccatura, ho realizzato un

di aleali
31 Dicembre 2008 20:00

Amarcord 2008. Ecco una mia analisi dell’aprile del 2008, a termine della settima stagione di Amici di Maria De Filippi. In tv esistono programmi odiati da tutti e amati dalla stessa quota di persone. E così un sacco di programmi di successo. Interrogandomi su quali possano essere i motivi di tale spaccatura, ho realizzato un post che credo dia un quadro interessante sulle ragioni di questo successo che si sta rinnovando anche nella stagione 2008-2009. Un articolo che parla non solo ai fan del programma più giovani e sfegatati, ma soprattutto a chi ha e continua ad avere più di una punta di indignazione sui contenuti dell’ormai iconico talent reality di Canale 5.
Kaos

Amici di Maria De FilippiAnche la settima edizione di “Amici” si è chiusa. Anche quest’anno molti, tutti, si sono chiesti le ragioni di tanto successo. I motivi sono tanti e in questa breve sede analitica proveremo a sviscerarli uno ad uno. Amici è innanzitutto un’espressione televisiva modernamente istituzionale che riesce a raccogliere le famiglie quasi nella loro interezza. Perla rara sociale, figurarsi mediatica.

Negli anni il crescente successo è determinato dalla coltivazione di due poli contrapposti: quello di una superficialità leggera e priva di contenuto (così commerciale, così popolare) tipica di un certo modo di fare talk e reality insieme alle emozioni che nascono dalla natura acerba e per lo più convincente dei suoi protagonisti. Il talento immerso nel reality, esposto ma non imposto nei mesi del daytime emerge per volere pilotato dal suo pubblico, che porta avanti con poca intermediazione i personaggi più amati, anche se non sempre i più bravi.

La malleabilità del format permette un continuo rinnovamento bilanciato sui mutevoli gusti del pubblico giovanile, creando nel tempo punti di forza inossidabili come l’opposizione urlata dal gusto tutto calcistico delle due squadre in continua opposizione, non solo competitiva (la classifica, i capi squadra, le scelte di posizionamento oppositivo delle squadre del daytime) ma soprattutto umana. L’affezione per i personaggi e il gusto delle buone esibizioni aprono la strada a coloro che oggi difficilmente e con scarso successo potrebbero cavalcare un palco in uno show televisivo: i già professionisti del ballo veicolati dalla massima libertà dei loro coreografi (e maestri). Il cattivo tempo di “Amici” diventa condizione necessaria per valorizzare temporaneamente l’immagine di uno sconosciuto e mostrare l’eccellenza dei suoi ballerini.

Come nello sport, le partite non sono sempre ben giocate e ad onor del vero, alcune volte non ci si diverte per nulla. Questo accade anche quando le vittorie diventano prevedibili: ma è il sentimento che guida, l’affetto acefalo che fidelizza, porta ad una totale immedesimazione partecipativa anche quando le mille prove consecutive preparate industrialmente dai ragazzi appiattiscono lo show fino al disatteso ma non percepito grafico piatto.

Amici” è un palazzo in continua costruzione fatto di tanti mattoni che come in un vecchio gioco di legno possono essere tolti e riposizionati senza che nulla crolli. In “Amici” c’è una conduzione finemente sobria, percorsi intrisi di amabile e odiabile caciara, i professori che ogni studente o ex studente vorrebbe avere e che non ha mai avuto ma anche no, un percorso in cui ragazzi normali con doti potenziali diventano personaggi caratterizzati e molto reattivi, netti. Quindi facilmente idolatrati o odiati.

Amici è un bicchiere metà pieno di preziosa acqua e metà vuoto, una luna con due facce in contrasto luminoso e perfettamente integrate. Puoi vedere tutto chiaro o tutto nero, ma alla fine la osservi perchè quel totale ti sta parlando. Con tutti i suoi molteplici sotto testi.