Qualcuno avrà forse storto un po’ il naso, gridando alla sovraesposizione e all’invasione di campo, ma scegliere il Tg1 come il luogo destinato alle comunicazioni ufficiali legate a Sanremo 2022 è oggettivamente una strategia riuscita, perché garantisce ad Amadeus una platea molto ampia e allo stesso tempo un contesto di sacralità e istituzionalità che non ha eguali in televisione.
La scelta di centellinare gli annunci è altrettanto sensata, perché alimenta l’attesa per il Festival senza bisogno di fuochi d’artificio particolare. Il primo annuncio per Sanremo 2022 risale a sabato 4 dicembre 2021, con la lista dei cantanti in gara (in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto). Poi è stata la volta dei super ospiti (con tanto di sketch registrato), da Checco Zalone a Cesare Cremonini, passando per quello di ieri sera riguardante i Måneskin, collegati in diretta da Los Angeles.
Da qui all’inizio della kermesse (al via il primo febbraio) questa sorta di format tv è destinato a ripetersi, perché quasi sicuramente ci saranno nuove incursioni del direttore artistico e conduttore del Festival all’interno del Tg1. Che è diretto da Monica Maggioni. Un dettaglio non irrilevante, se si tengono in considerazione i rapporti molto complicati della giornalista con Lucio Presta, manager di Amadeus e deus ex machina del Festival.
Tutto nasce dalla chiusura di Parliamone… Sabato, programma tv condotto da Paola Perego (moglie e assistita di Presta), decisa dalla Rai nel 2017, quando alla presidenza c’era proprio la Maggioni. La quale commentò così la gaffe della trasmissione che mandò in onda una grafica considerata sessista e razzista:
Non ho visto la puntata, lo sto scoprendo dai siti. Quello che vedo è una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017: se poi questo tipo di rappresentazione viene fatta sul servizio pubblico è un errore folle, inaccettabile. Personalmente mi sento coinvolta in quanto donna, mi scuso. Ogni giorno ci interroghiamo su quale immagine di donna veicoliamo, su come progredire, uscire dagli stereotipi. Poi accade un episodio come questo: il problema non è una battuta inconsapevole, ma la costruzione di una pagina su un tema del genere: è un’idea di donna che non può coesistere con il servizio pubblico. Per prima cosa mi scuso. Poi come azienda cercheremo di capire come è nata una pagina di questo tipo.
Lucio Presta sembrava non aver mai digerito quella che considerò (a ragione, va detto) una ingiustizia. Per dire, nel 2020 su Twitter l’agente di Amadeus definì la Maggioni una “testa di rapa“, al pari di Antonio Campo Dall’Orto, che all’epoca dei fatti era direttore generale della Rai.
Ma anche in tempi più recenti, quando la Maggioni tornò in onda su Rai1 con Settestorie, non mancarono tweet ficcanti di Presta, che non si dimostrò particolarmente dispiaciuto per il 7% di share racimolato dalla giornalista.
Stoccate e veleni che evidentemente non hanno impedito alle parti in gioco di mettere in piedi una strategia di comunicazione basata sulla collaborazione tra Amadeus e il Tg1. Perché, in fondo, business is business.