Amadeus, la lezione di chi ha saputo ripartire da zero
La lezione di Amadeus è che si può ripartire da zero. Nel 2009 il telefono non squillava più, Undici anni dopo è arrivato il Festival di Sanremo
Il Festival di Sanremo 2022 è stato un successo, quindi sono già saliti tutti sul carro di Amadeus. Non c’è più posto, ergo a noi che siam rimasti per terra cosa resta da fare? Osservare che tra i meriti del direttore artistico e conduttore della kermesse, incontrovertibilmente giunto al punto più alto della sua carriera (gli ha telefonato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella!), ce n’è uno talvolta sottovaluto e/o ignorato. Quello di aver saputo ripartire da zero, quando la sua storia professionale ha vissuto un periodo buio.
Prima di dare nuova linfa vitale al Festival di Sanremo e di venire definito da tutti come il nuovo Pippo Baudo, Amadeus ha trascorso alcune stagioni in zona retrocessione, vivendo la tv che conta soltanto in ruoli marginali, per esempio, a Tale e quale show in veste di concorrente. Così come aveva fatto un altro big della tv, in un periodo complicato dal punto di vista lavorativo, come Fabrizio Frizzi. Nel 2020, sul palco del teatro Ariston, Amadeus ricordò il collega nel giorno del suo compleanno affermando che, se fosse stato ancora in vita, a condurre quel Sanremo “ci sarebbe stato lui” (lo ha ribadito anche ieri sera a Porta a porta).
Dopo l’esordio negli anni Ottanta, la gavetta in radio e i successi degli anni Novanta (Festivalbar su tutti), la consacrazione arriva in Rai con i quiz del preserale, da In bocca al lupo a Quiz Show, fino a L’Eredità. La svolta, in negativo, giunge nel 2006 quando lascia la tv di Stato (una scelta che poi definì “sbagliata”) per tornare a Mediaset. A Tv Sorrisi e Canzoni ad aprile di quell’anno spiega:
Per rimanere in Rai vorrei essere considerato un conduttore di prim’ordine come Baudo, Bonolis, la Ventura, mai fatto un discorso economico con la Rai. E che io avrei chiesto il doppio dei soldi l’ho appreso dalle dichiarazioni di Del Noce (allora direttore di Rai1, Ndr) sui giornali.
L’esperienza sulle reti del Biscione si rivela infelice, con il fallimento dei titoli Formula segreta e 1 contro 100. Non a caso, due anni dopo, nel 2008, rientra in Rai, ma riparte dal basso. In pratica inizia una nuova gavetta. Torna in radio e in tv gli viene affidato Mezzogiorno in famiglia di Michele Guardì, su Rai2. Il telefono però non squilla più (al Corriere della Sera disse “Nessuno mi dava da lavorare, nessuno mi chiamava, non avevo più offerte, ero passato dall’essere uno che faceva picchi di ascolto a uno a cui non squillava il telefono“). Ieri da Bruno Vespa ha aggiunto:
C’è stato un momento in cui tutto sembrava fosse finito. Era il 2009. Nel momento più buio della mia carriera ho avuto una delle grandi gioie della vita: è nato mio figlio, lì ho capito che non dovevo mollare. Devo ringraziare la Rai e Michele Guardì che mi ripresero. Quando Guardì mi disse che poteva offrirmi Mezzogiorno in famiglia io risposi: Mezzogiorno in famiglia è il mio Sanremo.
La rinascita vera inizia nel 2014, quando torna su Rai1 alla conduzione di un quiz del preserale. È la volta di Reazione a catena, che deve vedersela con la concorrenza allora fortissima de Il Segreto. Il resto è storia dei giorni nostri, con il successo consolidato de I Soliti ignoti e de L’anno che verrà. Nel mezzo anche il ritorno in prima serata con un programma seriale come Stasera tutto è possibile, su Rai2. E poi tre Festival di Sanremo consecutivi (presto diventeranno quattro), compreso quello del 2021, storico e complicatissimo (a maggior ragione per un ipocondriaco come lui), con l’Ariston vuoto per la pandemia.
Da questi parti, anche quando riconosciamo meriti e competenze (in questo caso non serve un grande sforzo, eh), cerchiamo di essere sempre distanti dai panegirici, ma – fuori dalla retorica – la lezione di Amadeus non andrebbe solo tenuta a mente nelle fasi più difficili dell’esistenza, ma anche insegnata ai più giovani. Risalire la china si può, conservando dignità e valori.