“L’anno scorso durante la sigla iniziale dell’Eurovisione avevo una sensazione di serenità, malgrado le polemiche ero davvero sereno. Quest’anno non lo so. L’emozione che avrò sarà diversa, per forza. E’ un altro Sanremo, è un’altra Italia”. A due giorni all’inizio del Festival, Amadeus si confida ai microfoni di Radiotube, raccontando le ansie in vista dell’avvio di un’edizione costretta a farsi largo nel pieno di una pandemia.
Nella lunga intervista concessa a Marta Cagnola, il conduttore e direttore artistico ammette che tutto ciò che vedremo nelle cinque serate è frutto di valutazioni mutate inevitabilmente in corso d’opera. “Abbiamo avuto l’ok il 4 febbraio. Questo Sanremo come lo vedrete è nato il 4 febbraio, è incredibile. Ho cominciato a lavorare al Festival a maggio e mi ero fatto un film. Pensavo che saremmo stati fuori, non dico completamente, dalla pandemia. C’è stato un momento in cui tutto stava precipitando. Mi si sgretolavano tutte le cose, le idee non venivano prese, capivo che c’era una situazione pandemica importante. Non potevo ribellarmi per il gusto di ribellarmi, non mi appartiene”.
Amadeus tuttavia conferma di aver spinto per avere in tutti i modi gli spettatori all’interno dell’Ariston:
L’ultimo tassello è stato il pubblico. Ho pensato ai 26 cantanti in gara, ai giovani, agli ospiti. Entri in un teatro, per quanto bello sia, per quanto la scenografia di Castelli sia meravigliosa, ma alla fine davanti non hai nessuno, le telecamere sono lontane, non vedi nessuno. Allora ho detto: ‘pensiamo ai medici, alle persone tamponate, a quelle vaccinate, a fare cinque serate spensierate per loro’. Non è stato possibile, siamo stati attaccati da tutti. E’ stato l’unico momento in cui mi sono dovuto fermare ventiquattr’ore a riflettere e non è vero che ho minacciato di andarmene. Quando prendo un impegno vado avanti come un caterpillar.
C’è però stato un episodio che Amadeus definisce una vera e propria scintilla scoccata nel momento più duro. “L’interruttore mi è scattato quando mi hanno mandato la foto dall’Ariston dei 300 operai che stavano ultimando il palco. ‘Sai che ti salutano?’. Ho avuto un colpo al cuore, emotivamente. Era il simbolo di qualcosa che stava crescendo, mai nella vita avrei pensato di sospendere un Festival. Molti pensano che non facendolo i soldi risparmiati vadano a chi è in difficoltà, non è così. Gli investitori investono molto sulla kermesse. Gli sponsor hanno aderito tutti, se avessi avuto altri spazi avrebbero preso anche quelli. Le aziende hanno bisogno di visibilità. Malgrado alcune cose che non ci saranno, gli sponsor ancora legati alla serata sono presenti e hanno fatto investimenti importanti”.