Alla falde del Kilimangiaro: il Paradiso analogico della domenica pomeriggio
C’è una tv che non muore mai perché al servizio dello spettatore e non di se stessa. Un degno esempio, nella domenica delle sfide e della falsa moralità, ci viene da Alle falde del Kilimangiaro, che ci preme per una volta non far passare inosservato. Spesso si tende a dimenticare l’esistenza dei programmi-fossili, quelli che
C’è una tv che non muore mai perché al servizio dello spettatore e non di se stessa. Un degno esempio, nella domenica delle sfide e della falsa moralità, ci viene da Alle falde del Kilimangiaro, che ci preme per una volta non far passare inosservato. Spesso si tende a dimenticare l’esistenza dei programmi-fossili, quelli che restano nei palinsesti senza fare troppo rumore. Non a caso ha dato scandalo la sua vittoria nella categoria ‘miglior programma di approfondimento’ ai Telegatti 2008, quasi che vederlo competere con i big del settore fosse una pretesa ridicola.
Eppure, il basso profilo di un programma a prova di inquinamento acustico è direttamente proporzionale alla qualità del messaggio trasmesso. Il contenitore di viaggi e cultura di RaiTre, nella fattispecie, è un Discovery Channel in formato free, un bonus domenicale di cui si omaggia un abbonato Rai che non ha altri mezzi sufficienti per ampliare i propri orizzonti. Se pensate che a seguire va in onda Per un pugno di libri, RaiTre è l’unica rete, alla domenica, a offrire un servizio pubblico autoprodotto a misura di esseri pensanti.
Licia Colò sta lì per questo, per presentare scenari inesplorati e prendersi la briga di un argomento che non interessa più a nessuno: la trasmissione di conoscenze. Quella più specialistica e aneddotica, che fa sbuffare sui banchi di scuola e a cui sopperisce l’informazione mordi e fuggi della rete. Il bello è che la conduttrice non ha bisogno di mettersi in cattedra o ostentare la missione che si sobbarca ormai da anni. Continua a farlo come se il tempo non fosse mai passato, ma sempre con la stessa preparazione e determinazione.
Quello che stupisce, guardando Alle Falde del Kilimangiaro, è che appartiene a una verginità catodica aliena da trucchetti ed espedienti acchiappapubblico. Anzi, potrebbe rischiare quasi di farlo scappare contenendo al suo interno una serie di documentari interminabili, che spaziano dal navigatore Cook agli attacchi dei pirati passando per la Normale di Pisa.
Nonostante la durata di interventi in studio sia inferiore rispetto ai contributi video, ci si tiene ad andare in diretta, facendo del gioco degli Indizi un collante distensivo ma al tempo stesso senza pretese. Da qui alla parodia della Cortellesi in Nessun Dorma il passo è breve: il clima da telefonate in studio è di una familiarità quasi surreale, con un botta e risposta tra la conduttrice e la persona da casa scevro da ogni malizia.
“Attenti alla parure indossata dalla nostra amica, che parla di un deserto non africano ma che può trasformarsi in ampie distese salmastre. Questo è il primo indizio. La scorsa settimana vi siete avvicinati tantissimo, dovete solo fare ordine”.
16 km sono il montepremi vinto da una fedelissima del programma, che ci ha tenuto a dire di non aver mai vinto nulla con la Colò e di esserne entusiasta. Il che strappa un sorriso di quelli pirandelliani, per una tv che pur amando la natura sa placare i suoi istinti primordiali. Riscoprendo un’innocenza preadamitica, da Paradiso catodico.