Home Serie Tv Alfredino – Una storia italiana, il cast e le prime immagini della serie Sky sulla tragedia di Vermicino

Alfredino – Una storia italiana, il cast e le prime immagini della serie Sky sulla tragedia di Vermicino

Alfredino – Una storia italiana è pronto al debutto su Sky: alla regia Marco Pontecorvo, nel cast Anna Foglietta e Vinicio Marchioni.

12 Ottobre 2020 12:59

Alfredino – Una storia italiana non è più solo un progetto: la miniserie in quatro parti che intende raccontare la tragedia di Vermicino è ormai pronta per la messa in onda su Sky. Il lancio di questa produzione originale è ormai avviato e iniziano così ad arrivare dettagli sul cast, con tanto di prime immagini di scena. Tra queste nessuna mette la protagonista ai bordi del pozzo in cui precipitò, e morì, il figlio di sei anni, dopo giorni di agonia e di circo mediatico-informativo a far da cornice.

Nel ruolo di Franca Rampi, madre leonessa del piccolo Alfredino che a 6 anni, in un sera di giugno del 1981, cadde in un pozzo artesiano non protetto nelle campagne di Vermicino, c’è Anna Foglietta. E questo si sapeva. Luca Angeletti, invece, ricopre il ruolo di Ferdinando Rampi, il padre di Alfredino, che nelle cronache avrà un ruolo secondario, ‘scavalcato’ dalla squadra di soccorritori che gettò il cuore oltre l’ostacolo, cercò di salvare il bambino anche a fronte di una disorganizzazione che ha fatto scuola e che ha spinto Franca a fondare il Centro Alfredo Rampi per la formazione alle emergenze. E quella tragedia fu la spinta definitiva alla nascita della Protezione Civile, già ‘evocata’ dopo il Terremoto in Irpinia del novembre 1980.

E per venire ai soccorritori, che sembrano essere i veri protagonisti della storia, il cast si completa con molte figure di vigili e volontari che si mossero intorno a quel pozzo: Francesco Acquaroli è il comandante dei Vigili del fuoco Elveno Pastorelli, mentre a Vinicio Marchioni il difficile ruolo di Nando Broglio, che in quelle ore infinite creò un rapporto col bambino ingoiato dal pozzo; Beniamino Marcone è Marco Faggioli, uno dei tanti pompieri accorsi sul luogo della tragedia, Giacomo Ferrara è Maurizio Monteleone, il secondo degli speleologi che provarono a recuperare il piccolo, Daniele La Leggia è Tullio Bernabei, caposquadra del gruppo di speleologi e primo a calarsi nel pozzo, mentre Riccardo De Filippis si misura con la figura di Angelo Licheri, l’ultimo a calarsi nel pozzo e a provare a salvare Alfredo, di cui sentì scivolare il polso, che pure era riuscito ad afferrare, a causa del fango che non permise la presa. E già solo su questo… C’è spazio per un’altra donna, Valentina Romani (geologa Laura Bortolani), mentre Massimo Dapporto è Sandro Pertini, che non perse l’occasione di raggiungere Vermicino nel cuore delle operazioni di soccorso.

Veniamo ai dati produttivi e artistici: la miniserie è una produzione originale Sky prodotta da Marco Belardi per Lotus Production, una società Leone Film Group. La regia è di Marco Pontecorvo (Nero a metàRagion di StatoL’oro di Scampia) e sono sceneggiati da Barbara Petronio, che ricopre anche il ruolo di produttore creativo, e Francesco Balletta. Ed è a loro che va il mio sincero ‘in bocca al lupo’. La materia è complicatissima, la storia spinosa, la ferita ancora aperta: raccontare la tragedia di Vermicino vuol dire raccontare un dramma collettivo, vissuto per giorni in diretta televisiva a reti unificate, vuol dire raccontare un sistema informativo e mediatico che si ritrovò a raccontare un dramma convinto di celebrare una rinascita, vuol dire affrontare il pressappochismo di un soccorso disorganizzato, per quanto volenteroso, consapevole di essere limitato ma pronto a tutto per evitare la tragedia, tra errori madornali e gelosie individuali. Vermicino vuol dire raccontare anche questo, oltre al dramma di una famiglia e di una madre che non mostrò debolezze, che fu criticata per questo, che portò in diretta la determinazione di una lucidità disperata. Ed è anche questa una missione difficile.

E poi c’è Alfredino, cristallizzato per tutti noi, per chi aveva la sua età all’epoca, per i genitori di allora e i nonni di oggi, in quella canottiera a righe con un pallone sotto al braccio (un SuperSantos, a memoria), cancellato dalla foto. E rimasto in quelle urla che solo Minoli nel suo La Storia siamo Noi ha avuto la forza e il coraggio di far risentire.

 

 

Ecco, fictionalizzare questo è la vera sfida di un progetto che ha molti aspetti kamikaze. Attendiamo la messa in onda.