Che paura quelli che protestano per Alessandro Orsini pagato dalla Rai (solo perché non la pensa come loro)
Che paura quelli che protestano perché il prof. Alessandro Orsini è pagato dalla Rai. E che lo fanno solo perché non la pensano come lui
È polemica politica (ma va) per il fatto che il professor Alessandro Orsini sia pagato dalla Rai per le sue partecipazioni (iniziate la settimana scorsa) a Cartabianca.
Dal Pd Andrea Marcucci definisce “discutibile che il servizio pubblico metta sotto contratto un opinionista molto sensibile alla propaganda di Putin” e sostiene che “la Rai dovrebbe rivedere la decisione” di retribuirlo per averlo nel talk show di Bianca Berlinguer. La compagna di partito Pina Picierno si spinge oltre e bolla come “inaccettabile” che i soldi “della televisione pubblica vengano utilizzati per pagare gli interventi di Alessandro Orsini, che inquina e disorienta il dibattito pubblico con falsità e ricostruzioni storiche a dir poco discutibili a sostegno di Putin“. Andrea Romano segue a ruota sostenendo che non è accettabile “che le risorse del Servizio Pubblico Radiotelevisivo vengano utilizzate per finanziare i pifferai della propaganda di Putin“. Valeria Fedeli dice che “va fatto un serio approfondimento in Vigilanza“, di cui è membro, perché “il servizio pubblico ha la responsabilità di informare correttamente, non può diventare il megafono degli aggressori“. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini non si dà pace: “Orsini è giusto esprima liberamente il suo pensiero, ci mancherebbe. Che io lo debba però anche pagare, anche no. Roba da matti“.
Da Italia Viva Michele Anzaldi chiede “chiarimenti immediati” all’amministratore delegato Rai Carlo Fuortes. Dallo stesso partito Marco Di Maio sentenzia che “prendere soldi dalla nostra tv di Stato per andare in tv a esprimere posizioni pro-Putin è troppo” perché “la Rai, almeno la Rai, non può essere equidistante“.
L’argomentazione più sensata appare quella che arriva da Più Europa e in particolare dal coordinatore della segreteria Giordano Masini, il quale è convinto che “tutte le opinioni sono legittime, ma contrattualizzarle e remunerarle è decisamente inopportuno“:
Purtroppo anche la Rai, che dovrebbe svolgere una funzione di servizio pubblico, mettendo al centro la verifica della correttezza delle fonti, sceglie gli ospiti dei talk show non in base alle competenze ma in base allo scalpore e all’eco mediatica, anche negativa come in questo caso, che riescono a generare.
Perché è evidente che la scelta della Rai di mettere sotto contratto (e pagare) il professor Orsini sia legata anche alla necessità di alimentare il dibattito. Perché – attenzione, questa è una notizia esclusiva – Cartabianca è un talk show, che per sua natura, quindi, vive del confronto di idee e posizioni diverse.
La presenza di Orsini – figura autorevole, non esattamente il primo che passa per strada – si inserisce, peraltro, in un contesto in cui tutte le posizioni sono ampiamente rappresentate, comprese (e soprattutto) quelle in totale difesa del Paese aggredito.
Nella puntata di ieri sera, tanto per dire, c’era Orsini, ma c’erano pure la parlamentare ucraina Inna Sovsun, Paolo Magri dell’Ispi, il sottosegretario Manlio Di Stefano, Gad Lerner e Anastasia Kuzmina, la ballerina ucraina presente (a noi risulta che anche lei sia pagata) a Cartabianca da molte settimane per difendere le cause del suo popolo.
Per citare Bonaccini, l’idea che l’unico talk Rai di prima serata non possa garantirsi (attraverso un contratto che prevede un compenso) la presenza di chi non la pensa come la maggioranza degli interlocutori (alcuni pagati, altri no) è proprio una… roba da matti!
P.S. Domani, come vi abbiamo anticipato stamattina, il prof. Orsini sarà nuovamente in tv. A Piazzapulita, ospite di Corrado Formigli.