Alessandro Lukacs del Grande Fratello 2: “Volevo fare il dentista e l’ho fatto. Rifiutai le ospitate da Costanzo, pagai una penale”
Alessandro Lukacs: “Il mio obiettivo era fare il dentista a livelli altissimi, all’inizio ci fu pregiudizio. Ho guadagnato soldi senza saper fare nulla, è il sogno di chiunque. Mascia? Non ci sentiamo più”
“Per tanti anni non ne ho più parlato, nemmeno con i miei amici”. Alessandro Lukacs comincia così la sua chiacchierata con TvBlog, per quello che è un vero viaggio nei ricordi, mai rinnegati, ma nemmeno reclamizzati.
Concorrente della seconda edizione del Grande Fratello, Alessandro brillò per la ‘circolarità’ del suo percorso, nel senso che al termine dell’avventura tornò esattamente al punto di partenza. “Volevo fare il dentista e alla fine quello ho fatto. Mi fa piacere sottolinearlo. Con i guadagni del Gf non mi sono comprato moto, orologi o auto, ma ho investito tutto in corsi di studio e di formazione. Ho potuto studiare in Brasile, negli Stati Uniti, in Argentina, in Svizzera. Un investimento che ha fruttato nel tempo. Senza quell’esperienza probabilmente non ci sarei riuscito, o magari avrei fatto molto meno. Ho guadagnato soldi senza saper fare nulla; è il sogno di chiunque”.
Abituati ormai a durate secolari e a clausure infinite, la seconda edizione del Grande Fratello si distingue per essere durata meno del previsto: 92 giorni, anziché i 99 prestabiliti, a causa dell’attentato alle Torri Gemelle avvenuto a quarantott’ore dall’esordio, che costrinse Mediaset a rinviare tutto di una settimana. “Ci tennero in albergo tantissimi giorni – racconta Lukacs – non sapevamo quando saremmo entrati. Avevamo la televisione in camera, ma eravamo isolati, non potevamo incontrare nessuno”.
Dove ti trovavi il giorno dell’attacco?
Non lo dimenticherò mai: ero sul terrazzo di casa mia, che si affacciava sul lungomare di Napoli. Improvvisamente non udii più rumori in tutta la città. Accesi la televisione e vidi le immagini in diretta. Rimasi impietrito. A quel punto telefonai subito ad una delle responsabili del programma per sapere cosa sarebbe successo. Ci fecero andare a Roma e ci avvertirono che saremmo entrati la settimana successiva.
L’ingresso in casa generò un senso di protezione, o al contrario non avere informazioni e aggiornamenti amplificò la vostra ansia?
Entrammo con una specie di guerra in atto. Avevamo un aeroporto nelle vicinanze e sentivamo aerei in volo per tutto il giorno. Fu psicologicamente difficile. Non ci veniva fornita alcuna notizia e all’inizio capitò di frequente di avere incubi notturni. Al risveglio ce li raccontavamo.
Facciamo un passo indietro: perché decidesti di partecipare?
Per noia e per cazzeggio. Avevo 26 anni, venivo da un lungo periodo di studi tra medicina e odontoiatria e avevo voglia di staccare per un po’. Mi iscrissi per gioco, non credendoci troppo. Non avevo la sensazione che potessero realmente prendermi. Non c’erano i social e internet era molto diverso da oggi. Mi apparve casualmente un banner del programma e cliccai per curiosità. Lasciai scritti i miei contatti; dopo pochi giorni mi chiamarono.
Avevi guardato la prima edizione?
Seguii la coda e soprattutto il clamore che si generò successivamente. Non avevo aspettative e svolsi i provini con la massima serenità.
Per la prima volta i partecipanti sapevano a cosa sarebbero andati incontro.
Sì e no. Obiettivamente, allora non c’era la comunicazione martellante di adesso. L’effetto della prima edizione del Gf lo percepii nelle serate evento come i Telegatti e in occasione delle puntate di Buona Domenica. Può sembrare strano, ma noi eravamo ragazzi comuni, non avevamo l’ambizione di entrare nel mondo dello spettacolo. Se escludi Eleonora Daniele e Flavio Montrucchio, tutti tornarono alla vita di prima.
Oggi sembra strano, ma all’epoca l’isolamento era reale: zero messaggi dall’esterno, niente sorprese, né contatti con amici e parenti.
Furono 92 giorni difficili sotto il profilo mentale. Subimmo la privazione di tutto, non avevamo niente, nemmeno le penne. I primi due Gf rappresentarono un esperimento sociale, testavano la psiche delle persone. Tieni conto che vivevamo in 110 metri quadrati e non negli spazi immensi di cui godono ora. Non c’erano suite e tuguri. Le giornate erano faticosissime e ricordo un dettaglio: il tempo non passava mai, era proprio fermo. Provavamo a inventarci qualsiasi cosa pur di farlo scorrere.
Hai citato Buona Domenica. Una volta uscito fuggisti dai riflettori e declinasti le ospitate da Costanzo.
Infatti pagai delle penali. La mia intenzione era quella di farmi 2-3 mesi di vacanza, volevo cambiare momentaneamente aria e scelsi la maniera più folle per farlo. Avrei potuto optare per un viaggio, invece scelsi un’esperienza che fosse strana da raccontare. I concorrenti avevano dei contratti che duravano fino al giugno successivo. Dovevi andare in alcune trasmissioni, tra cui Buona Domenica. La prima e la seconda volta accettai, poi interruppi e andammo in causa.
Ti pesava così tanto quell’impegno?
Non mi piaceva fare spettacolo, non era e non è il mio ambiente. Oltretutto, significava stare a Roma il sabato e la domenica e io nei weekend volevo dedicarmi allo snowboard in montagna (ride, ndr). Buona Domenica non era nelle mie corde. Sia chiaro: mi sono divertito da morire, ma facendo ciò che piaceva a me. Ho preso il meglio di quello che si poteva prendere.
Alle serate in discoteca però non rinunciasti.
In quel caso avevo libera scelta e ti dico la verità: chiesi di poter fare serate solo nei locali più belli d’Italia. Non furono tante rispetto a quelle dei miei colleghi, ma in compenso vidi i posti più fighi. Il guadagno c’è stato, ma volendo avrei potuto incassare il quadruplo. Nonostante questo, non mi pento di niente.
Mi pare di capire che l’impatto con la popolarità fu per te traumatico.
Ho vissuto male la notorietà. Fu qualcosa di inimmaginabile, non è raccontabile. Non potevi circolare a piedi. A me piaceva l’anonimato, infatti subito dopo il reality tornai a L’Aquila per laurearmi. Poi mi trasferii in Svizzera a lavorare e studiare.
In compenso, c’è chi ha tentato in tutti i modi di non finire nel dimenticatoio.
Sono scelte, dipende dall’indole delle singole persone. Io mi divertivo pure prima del Grande Fratello e ho proseguito su quella strada, tornando a svolgere le attività precedenti. Ho vissuto tutto rimanendo con i piedi per terra.
I reality hanno il potere di paralizzare gli eventi, quindi per tutti sei ancora l’Alessandro che ebbe un flirt con Mascia.
E’ assolutamente vero. Sono molto onesto nel confessarti che all’inizio per me fu un grande problema. Il mio obiettivo era fare il dentista e farlo a livelli altissimi. In famiglia c’è una lunga generazione e l’ultima cosa che volevo era essere identificato come ‘figlio di’. Gli studi li svolsi fuori da Napoli proprio per questa ragione. Tuttavia, l’avvio del mio post-laurea si legò inevitabilmente al Gf e non alla mia professione.
Con Mascia la relazione proseguì per qualche tempo anche fuori dalla casa.
Durò qualche anno, ma c’è un inizio e una fine per tutto. Non rinnego nulla, Mascia era simpaticissima e anche la sua famiglia era genuina, divertente e perbene. Però era terminato un periodo. Il rapporto andò bene in un determinato contesto storico, in seguito diventò complesso.
Siete rimasti in contatto?
No, non ci sentiamo più. Tutto è scemato in maniera molto naturale. Ma la ricordo sempre con affetto.
Immagino che non esista nemmeno una chat con gli altri concorrenti.
No, ma non per motivi specifici. Non nego che tra noi ci sarà sempre un legame per l’avventura vissuta nel 2001. Nutro un affetto enorme per tutti.
In ambito professionale, la popolarità ti ha regalato qualche cliente?
Molte conoscenze sicuramente, ma vantaggi no. Come spiegavo prima, partivo già svantaggiato in quanto ‘figlio di’. Dopo il Gf andò addirittura peggio. C’era pregiudizio, forse lo avrei avuto anche io nei confronti di uno che veniva dalla mia stessa situazione. I miei traguardi me li sono sudati e oggi sono davvero contento. Tutto quello che ho l’ho ottenuto sul campo, faccio la vita migliore che potessi immaginare e ho un figlio spettacolare che, tra l’altro, non sa nulla della mia partecipazione al Grande Fratello.
Il Gf lo hai più seguito?
Ho maturato un rifiuto volontario. So che è totalmente cambiato, lo apprendo dai social. Non mi riconosco più in quel programma. Già dalla terza edizione mutò e prese un’altra piega. La nostra fu un’annata molto seriosa, rigorosa, avevamo come conduttrice la Bignardi, che aveva uno stile molto asettico. Eravamo gente qualunque. Probabilmente, per evitare un’edizione fotocopia, gli autori presero personaggi ancora più normali della prima. Paradossalmente, il Gf 2 fu meno carismatico. Facemmo da apripista, dato che dalla terza stagione vennero introdotte tante novità. Il nostro fu l’ultimo vero esperimento sociale in tv. Dall’anno successivo diventò un gioco in un clima più scherzoso.
In questi anni la tv ti ha più cercato?
Sì, l’anno scorso, per un reality. Non ho accettato, non lascerei mai mio figlio. Senza contare che la proposta mi ha fatto molto ridere.
Perché?
Perché eravamo perfetti per quel momento storico. A vent’anni di distanza diventa tutto un po’ triste. Abbiamo avuto la fortuna di entrare in televisione dalla porta principale, perché non rimanere con quel ricordo? La minestra riscaldata è una brutta roba. Uno cresce, cambia, si trasforma. Rivedermi ora, in quella situazione, mi metterebbe tristezza.