Alessandra De Stefano a TvBlog: “Io sono del Circolo e non dei circoli, sono in quota a me stessa. A Rai sport ho cambiato, ma voglio cambiare ancora di più”
L’intervista alla direttrice di Rai sport dal Circolo dei mondiali alla sua direzione della testata sportiva della Rai fino a questi controversi mondiali in Qatar
Professionista alla Rai da oltre trent’anni passati da inviata sul campo ed ora alla direzione di Rai sport, senza dimenticare la conduzione, oltre che l’ideazione e la realizzazione del Circolo degli anelli e del suo prolungamento calcistico da poco terminato, il Circolo dei mondiali. Parliamo di Alessandra De Stefano e TvBlog l’ha disturbata, a poche ore dalla finale del mondiale di calcio fra Argentina e Francia, in onda oggi pomeriggio dalle ore 16 su Rai1, per parlare del suo primo anno alla guida della testata sportiva Rai, del suo impegno recente al Circolo dei mondiali, con il suo sfogo personale annesso.
Prima domanda d’obbligo, come stai?
Bene, sono arrivata quasi integra alla fine.
La voce come va ora?
Va bene, ora si è sbloccato il diaframma, non avevo niente alle corde vocali. Il problema è stato causato solo allo stress accumulato durante questo ultimo faticoso anno.
Ti chiedo come stai, perchè abbiamo visto e sopratutto sentito, i tuoi problemi di salute legati alla voce, che in qualche modo hanno pure innescato delle polemiche alle quali hai risposto per le rime. Con chi ce l’avevi veramente con quel tuo tweet ?
Ce l’avevo con chi ha scritto che io non avrei dovuto fare la trasmissione perchè non avevo la voce. Si parla tanto di body shaming“, io credo che quello che ho subito è stata una sorta di ” body shaming“. Ho fatto un’ enorme fatica a fare due puntate del Circolo dei mondiali, ma le ho comunque portate a casa. Capisco che non sono state piacevoli da ascoltare, però da qui a dire che una persona non può fare una trasmissione che ha creato, scritto e voluto perchè ha una faringite lo trovo davvero fuori posto.
La tua non era quindi una bocciatura alla critica televisiva che si è occupata del tuo programma
Assolutamente no. La critica televisiva ben venga se è una critica costruttiva, se invece deve essere solo distruttiva, come quando per esempio hanno scritto che non abbiamo mai parlato dei diritti civili. quando io stessa ho fatto un editoriale alla prima puntata su questo e non solo, in almeno otto puntate abbiamo parlato di questo tema, allora non lo trovo giusto. Un programma può piacere o non piacere e c’è assolutamente il diritto di dirlo e di argomentarlo, poi però quando c’è anche un velato livore, o la velata aggressività che lo accompagna, io non tollero. Sopratutto non tollero le bugie, questo è un mestiere importante, quello del giornalista e non si deve mentire. Non puoi criticare senza aver visto il programma di cui parli, come in molti hanno fatto.
Ti ha profondamente ferito quel tipo di giornalismo
Faccio la giornalista da trent’anni ed ho sempre creduto che in questo mestiere occorre una grande onestà intellettuale e da parte mia c’è sempre stata e continuerà ad esserci. Se ho risposto sui social è proprio perchè mi piace che in questo mestiere ci sia onestà. Se una cosa non ti è piaciuta mi sta bene, se la critichi mi sta bene, però se non la vedi e la critichi non mi sta bene, se non la vedi e dici cose che non sono vere pure non mi sta bene. Esiste il tuo lavoro di scrivere, ma esiste anche il mio lavoro e il rispetto del lavoro fatto insieme a tante altre persone. La menzogna da parte mia non è tollerabile.
Il circolo dei mondiali, passando su Rai1 e non essendo più oggettivamente una novità rispetto al suo progenitore, ovvero Il circolo degli anelli, ha dovuto in qualche modo giocare in Champions, con tutte le difficoltà annesse e connesse, lo rifaresti? Cosa ti è venuto bene e cosa no ?
Io non credo che sia un problema di Champions, io credo che sia più un problema di racconto. A me il racconto tecnico fine a se stesso non interessa, perchè in Italia ci sono 60 milioni di tecnici di calcio. Io voglio parlare di calcio con la stessa libertà e lo stesso rispetto con cui ho parlato degli altri sport e questo non si può fare in Italia.
Perchè ?
Perchè inevitabilmente devi essere di quella squadra o di quell’altra e a quel punto non diventa una critica per quello che fai, ma una critica perchè parli male di quella determinata squadra, o hai preso una determinata posizione.
Il calcio dunque ritieni sia un totem intoccabile in Italia
Assolutamente si e credo che i problemi nascano da li. Occorre avere un po’ d’ironia. Poi se io non sparigliavo in una trasmissione in cui non c’era l’Italia, dove si andava in onda tutti i giorni alle dieci di sera e dove non si era esperti di calcio, cosa dovevo fare? Dovevo fare il verso a quelli che fanno i tecnici di calcio dalla mattina alla sera? No, francamente non mi interessa.
Si è parlato in questi giorni del fatto che non ci sia Adani a commentare la finale del Mondiale di calcio di oggi, cosa per altro naturale visto che era il commentatore tecnico che affiancava Stefano Bizzotto, seconda voce Rai del calcio. E’ sempre accaduto dai tempi di Nando Martellini e di Bruno Pizzul, che la finale di un mondiale o di un europeo di calcio venisse commentata dalla prima voce con il suo relativo partner, cosi come accadrà dunque con Argentina-Francia che sarà ovviamente commentata da Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro. La domanda vera è perchè hai scelto a monte Antonio Di Gennaro come partner di Alberto Rimedio e non Lele Adani?
Antonio Di Gennaro fa coppia con Alberto Rimedio da molto tempo prima che io arrivassi alla direzione di Rai sport. Mi piace l’equilibrio che hanno nel modo di raccontare una partita di calcio, poi tutto può essere naturalmente discutibile. I gusti del pubblico televisivo, non dimentichiamolo, non sono solo quelli di chi scrive sui social network, anzi la maggior parte del pubblico televisivo non scrive sui social. Ho rispetto e mi piace come lavora la coppia Bizzotto-Adani, ma Alberto fa la nazionale e la fa bene insieme ad Antonio e continueranno a farla, quindi la questione non c’è.
Come vedi il futuro di Adani in Rai sport?
Adani è un personaggio, come dire, vivo, verace, autentico e come tutti i personaggi che hanno queste caratteristiche è divisivo, o lo ami o lo odi. Non è che puoi chiedere ad Adani di fare una telecronaca diversa, certo gli puoi dire che il pubblico della Rai è abituato ad un determinato tipo di tono, però voglio dire, si può lavorare su tutto e si può migliorare su tutto.
Verrà rinnovato il suo contratto in scadenza il 31 dicembre ?
Certo e continuerà a lavorare per Rai sport come lo sta facendo adesso.
Parliamo di questi mondiali in Qatar, con tutte le polemiche annesse. La tua azienda aveva acquistato i diritti in esclusiva ai tempi di Fabrizio Salini, se fossi stata tu all’epoca direttrice di Rai sport, cosa gli avresti consigliato ?
Di prenderli, il calcio è di tutti e non solo dei pochi privilegiati che possono permettersi di spendere del denaro per vederlo, sopratutto per eventi importanti come i mondiali e gli europei.
Indipendentemente dalla nazione ospitante?
Certo. Io credo che del calcio, secondo me, la cosa che conta è la bellezza del gesto, il gesto agonistico in se. Tante cose che lo circondano forse lo sono di meno e su questo credo che il mondo del calcio debba fare una riflessione più profonda.
“Il miglior mondiale di sempre. I diritti? Viene prima chi vuole godersi il calcio” cosi ha detto Gianni Infantino, presidente della FIFA che ha organizzato anche il torneo in Qatar, che ne pensi di questa sua affermazione ?
Questo mondiale secondo me non andava fatto e l’ho detto chiaramente nel mio editoriale della prima puntata. Lui non c’entra niente perchè prima di lui c’era Blatter.
Cosa vuoi fare ancora a Rai sport fino a quando sarai la direttrice ?
Voglio poter continuare a scegliere come ho fatto fino ad ora. Anzi ancora di più, visto che non ho ancora scelto al 100%.
Cosa hai scelto e cosa non hai scelto ?
E’ molto difficile cambiare il linguaggio dello sport in televisione. Si è visto come lo intendo io, grazie alle trasmissioni che faccio. Alcuni modi di raccontare lo sport non mi piacciono e vorrei provare a cambiarli.
Vuoi entrare nei dettagli? Oppure ne vorrai parlare prima all’interno della tua redazione?
Prima ne parlerò alla mia redazione, naturalmente (ride,ndr).
Un vecchio pezzo dei Keane diceva “Tutti stanno cambiando e io non mi sento più bene”, come è cambiata la tua percezione di chi ti sta accanto da quando sei diventata direttrice di Rai sport? E questa cosa come l’hai vissuta ?
Il problema vero, se cosi vogliamo chiamarlo, è che quando tu fai delle scelte diventi nemico di qualcuno. La scelta inoltre necessita di argomentazione, non puoi scegliere senza spiegare. Se tu dici un si, va bene, se tu dici un no, diventa tutto più complicato. E’ sempre difficile cambiare e rompere certe abitudini. Le abitudini sono per certi versi le cose più pericolose in questo ambito, perchè uno che fa una cosa, pensa che la farà per sempre e questo non è detto, è possibile che qualcuno la possa fare meglio di te e secondo me vale la pena di tentare di cambiare.
In Italia una direttrice spesso deve fare relazioni esterne con questo e quell’altro, più che pensare al prodotto. Andare a feste, banchetti, congressi e delegare la costruzione del prodotto ad altri, questo non è il tuo caso, per te viene sempre per primo il prodotto. Ti sei pentita di questo tuo modo di lavorare e pensi che questa cosa ti farà presto scendere dallo scranno che attualmente occupi?
Lo scranno è già qualcosa che non mi è consono. Io ho sempre lavorato sul campo in trent’anni e voglio continuare a farlo. Non sono molto sociale, non amo andare a cene, non ho nessun tipo di relazioni esterne. Ho solo relazioni all’interno, nel senso che lavoro e sinceramente mi sentirei anche un po’ ridicola a cambiare e andare a fare relazioni esterne per tenere un posto. Un posto va tenuto perchè c’è un merito per quel posto lì.
Quindi mi stai dicendo che sei diventata direttrice di Rai sport solo per il lavoro che hai fatto ?
Io penso proprio di si. Io sono in quota solo a me stessa, al lavoro che ho fatto e che faccio. Io sono del Circolo, non dei circoli.
Ad Alessandra De Stefano cosa manca del passato e cosa le piacerebbe per il suo futuro ?
Del passato mi manca il tempo. Fare l’inviato è un mestiere molto faticoso, ma hai anche il tempo di pensare a quello che fai, la libertà di andare a girare qualcosa, di scovare una storia da raccontare. Per il domani mi piacerebbe avere la libertà di fare il mio lavoro, quando non c’è la libertà il lavoro non è interessante. L’autonomia e l’indipendenza sono le cose più importanti, non la poltrona, o lo scranno come lo hai chiamato tu (ride, ndr).