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Aldo Moro Il Professore a due intensità: Castellitto impreziosisce il bel doc, il film depotenzia gli allievi

Aldo Moro Il Professore, un docufilm racconta il politico dal punto di vista dei suoi tesisti. A interpretarlo Sergio Castellitto.

pubblicato 8 Maggio 2018 aggiornato 9 Novembre 2020 15:13

  • 20.44

    Luca Zingaretti racconta l’Italia senza Moro, in attesa della docufiction con Sergio Castellitto.

  • 21.24

    Senza pubblicità, dopo la lettura struggente dell’ultima lettera di Moro alla moglie, si passa alla docufiction. Cuore pesante, come un macigno. Molto bella la lettura e la messa in scena del pezzo di Zingaretti. E quella mano appoggiata sulla macchina, delicatamente, è la misura.

  • 21.26

    Subito in medias res: per rappresentare le proteste giovanili e politiche di quegli anni si rappresenta con l’invasione della classe (che fa liceo) da un gruppo di giovani contro il sistema. Ma sembrano un gruppo di populisti anni ’10 (Quanto costa un biglietto dell’autobus? Quanto costa un pacco di pasta?”.

  • 21.27

    Ed ecco i veri allievi, che raccontano il Professore: mai saltata una lezione, restava a lezione un’ora dopo, parlavano di cinema. E le loro ‘parole’ si trasformano poi nelle scene fictional. Mi sembra uno spiegone didascalico, per far ‘scendere’ un doc. Le foto d’epoca sono le più belle.

  • 21.31

    La contrapposizione tra la Sinistra Rivoluzionaria che viene rappresentata dai ‘giovani antagonisti’ viene incarnata da un personaggio femminile che ne diventa l’emblema. E che si siede a lezione con Moro. Castellitto si trova della difficile situazione di dare spessore a un bignami del pensiero e del lavoro di Moro.

  • 21.35

    C’è anche Macaluso a raccontare la politica di quegli anni, raccontata con estratti tv dell’epoca.

  • 21.36

    E siamo alla ricostruzione del 16 marzo: Moro è in chiesa, i due ragazzi che rappresentano diverse anime della sinistra discutono dell’appoggio esterno del PCI al Governo Andreotti. I suoi allievi si avviano al Parlamento, dove avrebbero assistito all’insediamento del Governo, Moro viene intercettato dalle BR a Via Fani. E ci sono le immagini del reportage di Frajese

  • 21.39

    Le immagini sono quelle crude dei primi minuti. Il PM, ricordano, disse che erano state lasciate milioni di prove. E noi ancora non sappiamo la verità.

  • 21.40

    Tutti parlano di stato di guerra, di misure rigorose, mentre il Parlamento naviga a vista.

  • 21.42

    “Il vostro professore se l’è andata a cercare…” dice un giovanottone

  • 21,42

    Anche un servizio dell’epoca va sulle tracce del Professore: i suoi seminari erano tra i più seguiti. E il principio del dialogo del professore è riconosciuto anche da coloro che non la pensavano come lui. Dialogo.

  • 21.44

    C’è anche la ricostruzione in 3D della scientifica della Commissione Moro 2, che afferma che in Via Fani c’erano ‘anche’ le BR. Il bar Olivetti dietro le cui siepi si era nascosto il commando era frequentato, dice Gero Grassi, da Badalamenti, Carminati, insomma il fior fiore della criminalità italiana…

  • 21.48

    “All’autopsia Moro era abbronzato, quindi la prigione non dev’essere stata a Via Montalcini”: il secondo capitolo è sulla prigione di Moro.

  • 21.51

    Del garage in cui erano custodite le auto del commando in cui nessuno entrò “perché erano dello IOR” si dice nel doc, aveva parlato anche Ezio Mauri nel suo doc. Pubblicità.

  • 21.55

    La fiction racconta i posti blocco in un Roma che sembrava assediata, ma che si fece scappare la prigione di Via Gradoli. La studentessa antagonista è il fastidio. “Operazioni di parata per tranquillizzare la popolazione” dice Gero Grassi.

  • 21.57

    Balzoni sottolinea come nelle tre commissioni sul caso chiamate dal ministro dell’Interno erano pieni di Piduisti: il capo, Licio Gelli, voleva che il progetto di Moro fosse azzerato.

  • 21.59

    Castellitto interpreta la prima lettera di Moro a Cossiga: “Caro Francesco…”. Una lettera in cui proponeva uno scambio, ma che fu vista come frutto di scarsa lucidità.

  • 22.01

    “Le lettere sono di Moro, anche se di un Moro in quelle condizioni” insiste ancora oggi Macaluso. “Trattare con quelli che avevano ucciso i poliziotti non si poteva” aggiunge. Eppure Giovanni Ricci, figlio di un agente della scorta, ribadisce come fossero tutti per la trattativa. Mainetti dice che era la stampa a dire che non erano sue, erano dettate, erano lontane da lui. Gli allievi invece, vi riconoscevano il professore.

  • 22.06

    “A volte penso che mi faranno fare la fine di Kennedy” diceva Moro 4 anni prima del suo rapimento, quando anche Berlinguer fu vittima di uno strano incidente. Moro fu minacciato a New York nell’incontro con Kissinger. Aveva pensato di lasciare la politica. Lo si precisa per spiegare un riferimento agli USA e alla Germania che sarebbero dietro la chiusura verso la trattativa.

  • 22,07

    La nascita del nipote Luca lo avrebbe spinto a non lasciare la politica, come impegno per il suo futuro.

  • 22.09

    “Lui diceva sempre Io penso, non diceva mai Io credo… ed è quello che ci vorrebbe ancora oggi in politica: chi pensa, non chi crede” dice Benvenuto.

  • 22.10

    Con un contesto come questo, il racconto di quella politica è davvero alieno.”Lucia, tu studi diritto. Devi imparare a pesare le parole”. Il personaggio di Lucia è costruito per essere odioso.

  • 22.13

    Lucia e il compagno vanno a trovarlo a Terracina, dove preparava le lezioni e dove stava con Leonardi. Un capitolo breve viene dedicato al Caso Lockeed per contesualizzare quella frase “La DC non deve essere processata”.

  • 22.14

    Lucia è l’antagonista, bignami rabbioso dell’opposizione a Moro.

  • 22.16

    Balzo al 15 aprile 1978: discussione delle tesi senza Moro.

  • 22.17

    “Mia carissima Noretta…”: in una delle lettere alla moglie, Moro si raccomandava di salutare gli studenti.

  • 22.18

    Moro viene condannato a morte. Ma da qui si apre un altro balletto folle, con le BR che sembrano fare di tutto perché lo Stato faccia qualcosa per evitarla.

  • 22.19

    Si mette in scena una visita al carcere di Civitavecchia, con Moro, che rientrava nel suo concetto di insegnamento di Diritto. Per Moro l’ergastolo era una pena inaccettabile. Visita anche all’ospedale psichiatrico di Aversa.

  • 22.23

    Siamo comunque vicini all’agiografia: c’è anche il Moro che pretendeva di visitare i pazienti più gravi, ancora trattati con l’elettrochoc. Un inferno in terra, ricorda Fiammetta. E intervenne con il ministro di Giustizia. “Era in ascolto dei deboli, ma fermissimo con i potenti”: pubblicità.

  • 22.29

    Comunque sia, il racconto di Moro ci porta in un’epoca lontanissima di concezione della politica. Altro che 40 anni… c’è qualche anno luce.

  • 22.30

    Il 17 aprile 1978 due ‘osano’ fare la tesi senza il prof. “Si dovrebbero vergognare”. Sì, vabbé, ma non divaghiamo e anche meno… l’occasione è gradita per ricordare un pranzo di fine corso. Lucia intanto si converte e chiede di fare la tesi con lui.

  • 22.34

    Siamo al falso comunicato, quello che manda le ricerche al Lago della Duchessa. Un’invenzione per iniziare a preparare il pubblico alla morte di Moro, dice Grassi. Lo stesso giorno, il 18 aprile, si scopre, per una perdita d’acqua, il covo di Via Gradoli. E dire che la polizia c’era passata un mese prima, a due giorni dal sequestro, ma visto che i due terroristi che vi abitavano non avevano aperto, andarono via.

  • 22.38

    Due giorni dopo arriva il vero comunicato n.7 che testimonia di Moro vivo. E c’è anche la lettera di Moro a Zaccagnini: “Non sono io sotto processo, ma tutti voi”.

  • 22.40

    Gli studenti presentarono un documento per la trattativa. Ma ormai i goichi sono fatti: la DC non vuole trattare. Gli studenti raccontano la loro delusione: ho come la sensazione che la fictionalizzazione indebolisce, non rafforza,

  • 22.42

    22 aprile 1978, Paolo VI lancia un appello alle BR: “Liberate Aldo Moro, senza condizioni”. “Il Papa ha fatto pochino” scrisse Moro nella sua ultima lettera. Chi si schierò a sostegno dello scambio con un prigioniero fu Craxi.

  • 22.45

    Una telefonata di Moretti a Eleonora Moro: “Non possiamo fare altrimenti se la DC non fa qualcosa”. Non credo di averla mai sentita.

  • 22.46

    Zaccagnini e Andreotti sono irremovibili: liberare un terrorista sarebbe stato uno schiaffo ai servitori dello Stato.

  • 22.46

    Comunicato n.9, si annuncia l’esecuzione della pena. (Lucia, intanto, è arrivata al primo banco ed è diventata la fans numero 1).

  • 22.51

    Alla vigilia del rapimento Moro e Leonardi commentano il mancato arrivo della macchina blindata, che Andreotti aveva. e confidano in un’intensificazione delle misure di sicurezza…

  • 22.53

    E siamo all’ultima lettera di Moro alla moglie. Straziante.

    “Mia dolcissima Noretta,
    dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione.
    Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto.
    Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare.
    E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi.
    Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze.
    Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
    Sono le vie del Signore.
    Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno.
    Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.
    Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.
    Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto.
    Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca) Anna, Mario, il piccolo non nato, Agnese, Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto.
    Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta.
    Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo*
    *Tutto sia calmo, Luca no al funerale”.

  • 22.54

    9 maggio: il corpo di Moro viene fatto ritrovare a Via Caetani. Ma dopo la pubblicità.

  • 23.00

    La telefonata di Morucci a Tritto per far ritrovare il corpo di Moro.

  • 23.02

    Castellitto assume la posizione del corpo di Moro, sul plaid…

  • 23.03

    Quelle immagini della GBR hanno fatto storia.

  • 23.03

    L’omaggio degli allievi. Anche di chi si opponeva.

  • 23.05

    Le immagini declassificate e la ricostruzione per capire dove sia stato ucciso. Molte le incongruenze con le dichiarazioni fatte dalle BR: la loro ricostruzione non convince.

  • 23.06

    Funerali privati per Moro, senza istituzioni, senza politici. Solo familiari e amici. Ma si fecero anche dei funerali di Stato, celebrati dal Papa, senza salma. Complimentoni…

  • 23.09

    Chiosa sui desideri dei suoi allievi. “Quando si presenterà un problema mi chiederò cosa avrebbe fatto lui e la risposta verrà” dice Lucia nella fiction. Lo fa ancora Balzoni. Moro maestro di vita.

  • 23.10

    Castellitto nel ruolo di Moro in un suo discorso al Parlamento sui giovani. “Governare vuol dire promuovere una nuova condizione umana”.

  • 23.12

    Bellissima la rappresentazione della sua solitudine. Molto bella.

Un libro illustrato: è un po’ questa la sensazione che si ricava, televisivamente parlando, dalla visione di Aldo Moro Il Professore, docufilm trasmesso in prima serata su Rai 1 subito dopo la bella orazione civile di e con Luca Zingaretti tratta da 55 Giorni – L’Italia senza Moro. La cito subito perché ho apprezzato la scelta della programmazione, che ha di fatto legato i due prodotti facendoli seguire l’uno all’altro senza interruzioni pubblicitarie. Il pugno nello stomaco lasciato dalla lettura che fa Zingaretti dell’ultima lettera di Moro alla moglie (“Mia dolcissima Noretta…”) lì, in via Caetani, accanto alla Renault 4 rossa dove fu ritrovato il corpo dello statista, si aggancia subito al bel volto di Sergio Castellitto, intenso e credibile nel ruolo del Moro professore.

E qui veniamo al docufilm di Micciché. Un bel modo per ricordare Moro nel giorno della sua morte, un documentario interessante per il punto di vista ricercato nel raccontare un uomo che ha segnato la storia politica d’Italia, in vita e in morte. Ma con due grandi difetti: la parte fictional (Castellitto a parte) e il mix tra la figura del docente e la ricostruzione del sequestro che non è semplicemente funzionale al racconto degli studenti – chiamati a ricordare le proprie sensazioni, azioni, paure – ma prende posizione netta sulle cause e sulle responsabilità sul sequestro e sull’omicidio di Moro. Una scelta che quasi stona con l’impostazione dichiarata del prodotto e difetta di una un adeguato ancoraggio per chi non è un esperto delle carte e dei documenti sul caso Moro (come la sottoscritta). Mi riferisco  soprattutto alle testimonianze di Gero Grassi, della Commissione d’inchiesta, che più volte lancia spunti, osservazioni e fatti piuttosto netti, lasciati però a galleggiare nella mente dei telespettatori senza ulteriori specificazioni: il risultato è di aver molti argomenti, ma non ben equilibrati, talvolta buttati lì con una certa ‘leggerezza’.

Lo spunto documentaristico della ricostruzione del Moro docente responsabile e accorto, paterno ma non condiscendente, aperto al confronto e mentore di un percorso di crescita civile – e non solo accademica – dei suoi allievi, emerge chiaramente nelle parole dei suoi ex studenti e nelle foto d’epoca, così sincere e schiette, espressive e narrative.

La forza della testimonianza viene però diluita dal racconto fictional, usato a mo’ di ‘illustrazione’, di didascalica spiegazione a fronte delle parole appassionate, ancora 40 anni dopo, di chi avrebbe dovuto discutere la tesi con lui. La parte fictional si riduce a un quasi irritante bignami del pensiero di Moro stimolato da una antagonista – Lucia – che sembra uscita da una piattaforma online più che dalla sinistra extraparlamentare anni ’70. E’ chiamata a incarnare l’opposizione a Moro, ma è una figura disegnata senza sfumature: è scolpita con l’accetta per esaltare la brillantezza di pensiero, la lucidità analitica, la pacatezza espositiva, l’apertura al confronto, l’umiltà dello statista vs l’ottusità, l’ignoranza, la presunzione, la prepotenza degli ‘altri’, appiattiti nella rappresentazione simbolica di giovani che risultano ‘stupidamente’ arrabbiati, ottusamente rivoluzionari, raccolti simbolicamente in un poncho e in una postina.

Ma la forza della parola e del pensiero di Moro convertono l’atea: Lucia, il lupo, sfida Moro, San Francesco, che riesce là dove altri hanno fallito; Lucia diventa la sua più fedele discepola. L’effetto agiografico è inevitabile e, a mio avviso, inutile: non c’è bisogno di ‘caricare’ la sua santità vista l’esemplarità del comportamento, soprattutto se confrontato al nostro contemporaneo. Sembra quasi che il racconto dei testimoni sia considerato poco incisivo e si debba lasciare al grande pubblico l’evidenza dell’immagine, dei dialoghi scontati, delle ricostruzioni, ma senza profondità.

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Se è vero che lo spunto narrativo dichiarato (che resta interessante) è quello del racconto della straordinaria figura del docente, è anche vero che non si riesca a fare a meno, come anticipato, della ricostruzione del sequestro e non solo come evento vissuto dai testimoni, che risulta quasi una ‘deviazione’ dall’intento narrativo.  Il pensiero corre subito a Il Condannato di Ezio Mauri, ben più asciutto ed equilibrato, documentato e puntuale, e per di più con un (contestato) ‘contraddittorio’. Che qui è completamente assente.

 

In sostanza, quindi, la parte documentaristica resta la più forte e la più convincente, insieme alle testimonianze degli studenti, più che dei tanti altri protagonisti dell’epoca o studiosi di quei fatti – da Macaluso a Benvenuto, da Follini a Grassi – mentre la rappresentazione fictional degli studenti sembra una collection di tavole illustrate a corredo del racconto, ma molto lontane da quelle di Gustave Doré per la Divina Commedia.

Chi non si discute, però, è Castellitto: non è il Moro tradito dalle immagini d’archivio e forse neanche quello ricordato dagli allievi (e immortalato nelle foto), ma è il ‘suo Moro’ ed è coinvolgente, emozionante, ispirante, attrattivo.

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Aldo Moro Il Professore | Diretta

Aldo Moro Il Professore | Anticipazioni

Alla vigilia del 40° anniversario della morte del presidente DC, Rai 1 trasmette in prima tv la docu-fiction Aldo Moro – Il professore, con Sergio Castellitto, per la regia di Francesco Miccichè, in onda questa sera alle 21.20 su Rai 1. Un modo inedito di ricordare lo statista, raccontato qui dal punto di vista degli studenti che con lui si sarebbero dovuti laureare; un modo diverso per raccontare il pensiero politico del Presidente della DC e il suo rapporto con lo Stato e, nello stesso tempo, con la formazione dei suoi allievi. Moro è stato ordinario alla Sapienza di Roma dal 1° novembre 1963, dopo una carriera iniziata nel 1938 nella Facoltà di Giurisprudenza di Bari.

Aldo Moro Il Professore | La trama

Il racconto parte dal giorno del rapimento, il 16 marzo 1978: quella mattina, Moro aveva dato appuntamento a un gruppo di laureandi al Parlamento, per permettere loro di assistere al discorso di insediamento del Governo Andreotti. Ma le Brigate Rosse, a Via Fani, uccidono la sua scorta e lo sequestrano: sul sedile posteriore, tra le carte dello statista, furono infatti ritrovate anche le tesi di laurea dei suoi studenti.

Quattro di loro diventano così i narratori del Prof. Aldo Moro, titolare della cattedra di Procedura Penale della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma.

Aldo Moro Il Professore | La docufiction

La scrittura della docufiction si è avvalsa del contributo di Giorgio Balzoni, autore del libro Aldo Moro Il Professore, e alla testimonianza di chi è stato suo allievo soprattutto negli anni Settanta: tra loro anche Franco Bernini, autore e sceneggiatore anche di questo prodotto, laureando in Filosofia proprio in quegli anni, difficili e complicati per la società italiana.

Il coordinamento editoriale è di Giovanni Filippetto, mentre la regia è Francesco Miccichè, firma tra l’altro di programmi come Sfide e prossimamente al cinema con Ricchi di Fantasia con Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli. Il titolo è coprodotto da Rai Fiction e Aurora Tv, società di Banijay Group, fondata nel 2013 da Giannandrea Pecorelli e Ambra Banijay.

Insieme a Filippetto e Micciché, Aurora Tv ha prodotto altre due docufiction trasmesse su Rai 1 in serate evento, “Io sono Libero”in occasione del 25° anniversario della morte di Libero Grassi  e “Paolo Borsellino – Ora tocca a me” con Cesare Bocci.

Aldo Moro Il Professore, come seguirlo in tv e in live streaming

La docufilm fa in onda alle 21.20, in prima tv, su Rai 1 e su rai 1 HD (DTT, 501) e in live streaming su Raiplay. Noi la seguiremo in liveblogging su TvBlog.