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Aldo Grasso: Gianni Minà è kitsch (e non solo lui)

Nostalgia canaglia, quella di Aldo Grasso nella sua rubrica “A fil di rete” oggi sul Corriere della sera. Parlando della replica trasmessa martedì scorso su Raitre “La stagione dei Blitz“, rievocazione ragionata del programma tv degli anni ’80, ricorda una tv pubblica che non ormai non sembra esserci più:“Rimpianto per una Rai che non era

di aleali
31 Luglio 2008 07:37

Gianni Minà

Nostalgia canaglia, quella di Aldo Grasso nella sua rubrica “A fil di rete” oggi sul Corriere della sera. Parlando della replica trasmessa martedì scorso su RaitreLa stagione dei Blitz“, rievocazione ragionata del programma tv degli anni ’80, ricorda una tv pubblica che non ormai non sembra esserci più:

“Rimpianto per una Rai che non era ancora così appiattita sugli ascolti, stupore per la presenza in video di personaggi che ora sarebbero igorosamente tenuti alla larga, ma lo sconcerto più grande è riverere all’operà Gianni Minà”.

Minà, arcinoto giornalista e conduttore e fine documentarista appena diventato 70enne (auguri), viene così dipinto:

“Al di la del suo pensiero ideologico, del suo amore per Fidel Castro, della sua passione irrefrenabile per gli anni ’60 e il più grande esempio di giornalismo kitsch, il comportamento kitsch, l’atteggiamento kitsch”.



Per quanto ci si impegni a darne una definizione superiore prendendo in prestito le teorie letterarie di Hermann Broch, il giornalista viene considerato pacchiano, eccentrico. Ma non c’è n’è solo per lui:

“La tv è piena di giornalisti kistch, come Red Ronnie e Gigi Marzullo. E’ vero, possono incontrare i più grandi […], ma l’immmagine che ti restituiscono è inesorabilmente kitsch, la creazione di un effetto sentimentale, la necessità impellente di piacere di più, anche a coloro che non hanno confidenze estetiche”.

Siete d’accordo?