Al Bano e Paolo Limiti “gay”: riflessioni sulla presunta gaffe (Video)
L’incapacità della televisione e della società di avere a che fare con l’omosessualità.
Un paio di giorni fa, ospite a La vita in diretta, Al Bano, chiamato a commentare una sua dichiarazione sull’omosessualità, cade alla retorica di quelli che… “ho tanti amici gay”. Ne hanno parlato in molti, compresi i colleghi di QueerBlog (e il video è finito addirittura sul canale ufficiale YouTube della Rai).
Ecco i fatti: Al Bano vorrebbe parlare delle sue canzoni, ma la Venier lo fa andare sull’argomento omosessualità, per farlo “recuperare” per quella dichiarazione “Non vorrei un figlio gay”. Così, Al Bano comincia a fare l’elenco dei gay con cui ha lavorato:
«Io ho lavorato con tanta gente gay, gente straordinaria, mi ricordo il grande Luciano Beretta, fece dei testi meravigliosi… Paolo Limiti…»
Mara Venier lo blocca: «Perché, Paolo Limiti è gay»? Al Bano fa la faccia di quello che l’ha fatta grossa: gaffe con outing involontario annesso? Lapsus? O cos’altro?
In verità, poco importa. Perché è la modalità con cui – ancora una volta – l’omosessualità viene trattata in televisione, che lascia perplessi. Ma perché mai un etero dovrebbe far l’elenco degli omosessuali con cui ha intrattenuto rapporti di lavoro? A parti invertite, si farebbe? Qualcuno, forse, fa dichiarazioni su tutti quelli con i capelli rossi con cui ha lavorato? Quando si smetterà di considerare l’omosessualità come un tabù o come un difetto o un valore in sé? Quando si potrà, semplicemente, darla per assodata, come un dato di fatto, come una caratteristica propria di alcune persone (esattamente come l’altezza o il colore dei capelli o la velocità nella corsa o simili)?
Poco importa che Paolo Limiti sia gay o meno. Quel che sorprende è la modalità, appunto.
Quanto al siparietto, be’: televisivamente parlando ha una sua comicità involontaria clamorosa, come tutte le “gaffe”: i piani d’ascolto di Al Bano, i suoi tentativi di rimediare, le risate di Mara Venier raccontano molto più di tante parole. La chiosa: «La natura va rispettata», invece, rientra in quella retorica che non si vorrebbe sentire.