Al momento dei saluti… il “rinsavimento” di Santoro
L’Anno Zero di Santoro in televisione era partito cone queste premesse:“Abbiamo lasciato ai reality il compito di raccontare i giovani e una certa parte del Paese. Il successo dei programmi di Maria De Filippi, dei tronisti, di Costantino, lo dimostra. Invece è importante raccontare realtà diverse senza pagare il pedaggio del format. La sfida è
L’Anno Zero di Santoro in televisione era partito cone queste premesse:
“Abbiamo lasciato ai reality il compito di raccontare i giovani e una certa parte del Paese. Il successo dei programmi di Maria De Filippi, dei tronisti, di Costantino, lo dimostra. Invece è importante raccontare realtà diverse senza pagare il pedaggio del format. La sfida è reinventare il linguaggio”
Presupposti nobilissimi, se ci pensate, che hanno visto il giornalista più provocatorio del piccolo schermo riappropriarsi dei linguaggi del reportage in una cornice essenzialmente minimalista. Eppure da qualche settimana qualcosa è cambiato.
In fondo, tutto è partito dalla sorprendente eco mediatica del tormentone ‘gnocca senza testa’, che ha aizzato Santoro a tornare quello di sempre. Quello che fa notizia e non si accontenta dell’inchiesta di nicchia. E’ così che nella trasmissione, dopo aver parlato di temi come l’immigrazione e la camorra, riducendo al minimo la dialettica politica e l’acredine in studio, sono stati apportati dei vistosi cambiamenti in corso d’opera.
A partire dal contradditorio politico e dal maggior spazio dato al talk in studio, sempre più accattivante rispetto agli inizi in sordina. Fino ad arrivare al culmine raggiunto nella puntata di ieri sera.
Si parte con un documento esclusivo che rivede Sabina Guzzanti riappropriarsi della scena catodica e porre fine alla sua epurazione. Poi si prosegue con Dario Fo e Franca Rame, coppia fortemente emblematica di una smaccata militanza ideologica.
La prima vera rimpatriata dell’ex opposizione, che finalmente può togliersi lo sfizio di commentare in tempo reale Viva Zapatero e ostentare la propria riconquistata libera uscita.
In teoria sarebbe una conquista importante per la libertà di pensiero e opinione in tv, anche se manca una propositività concreta, un progetto alternativo al di là della soddisfazione di ri-esserci.
Non a caso, a seguire, la discussione si sposta furbamente sul caso Paparazzopoli (così lo chiama il conduttore), con interessante materiale di repertorio su Lele Mora e compagnia bella. Insomma, temi caldi che, come ha sottolineato il nostro Share, fanno raggiungere ad Anno Zero il record di ascolti.
Riportando Santoro in pista, battagliero e sensazionalista come eravamo abituati a riconoscerlo.
Che il ritorno alle origini sia un bene o no in termini extra-auditel, non sta a noi giudicarlo.
Fatto sta che ognuno fa quello in cui riesce meglio e reinventare la propria identità mediatica, dopo anni di accalorate contestazioni, non è facile.
Insomma, a Santoro starsene defilato e stoicamente svincolato dal fervore politico non andava proprio giù.