Agostino Saccà, il ritorno: “La Rai si stai suicidando a forza di reality show e spazzatura”. E l’ex dg propone di far pagare il canone unitamente alla bolletta della fornitura elettrica
Agostino Saccà vuole rientrare a Viale Mazzini dalla porta principale. L’incarico di direttore commerciale della Rai è insignificante per un uomo che, a suo stesso dire, ha pagato oltremisura per dei peccati di cui non si sente responsabile. L’ex direttore generale, che dichiarò testualmente di votare Forza Italia insieme a tutta la sua famiglia, nel
Agostino Saccà vuole rientrare a Viale Mazzini dalla porta principale. L’incarico di direttore commerciale della Rai è insignificante per un uomo che, a suo stesso dire, ha pagato oltremisura per dei peccati di cui non si sente responsabile. L’ex direttore generale, che dichiarò testualmente di votare Forza Italia insieme a tutta la sua famiglia, nel 2002, insieme all’allora neo-direttore di RaiUno Del Noce, chiuse la trasmissione “Il Fatto” di Enzo Biagi, dando il “la” a tutte le polemiche conosciute in seguito con la dicitura giornalistica di “editto bulgaro”.
“L’idea che Sky diventi il terzo polo generalista fa ridere. Se a Sky e al satellite togli il calcio, fa il 4 per cento. Fiorello? Lo adoro, ma su Sky non va. La Cuccarini? Uguale. La Rai non deve temere Sky. E nemmeno Mediaset la deve temere. Il sistema generalista è in grande crisi perché s’è illuso che l’assenza di un terzo polo potesse esimerlo dall’investire. E cos’è successo? Che il terzo polo sta nascendo con quelli che la televisione generalista non la guardano più. Nell’ultimo anno Rai e Mediaset hanno perso un milione e mezzo di spettatori, appena arrivano a tre milioni perdono 400 milioni l’anno di pubblicità. Se scendono insieme sotto il 70% di share Rai e Mediaset vanno in semicoma. Per evitarlo piantano reallity show che costano poco ma le stanno ammazzando. Il linguaggio del reality è l’iperbole. Prendi situazioni estreme, poi stressi le reazioni. Prima i protagonisti si accarezzano, poi forse scopano, poi metti il gay, il trans. Poi il cieco, alla fine dove vai, alla roulette russa con il revolver?”.
Sembra scomparso quell’Agostino Saccà, tristemente salito alla ribalta della cronaca nel dicembre 2007 in seguito alla pubblicazione di certe intercettazioni telefoniche che lo coglievano, insieme al Premier Silvio Berlusconi, nell’atto di piazzare svariate attricette qua e là e di gestire, diciamo così, creativamente, la produzione di fiction, barcamenandosi tra politici e produttori che spingevano per promuovere questo o quel prodotto. Il dirigente tuona:
“Possono dire quello che vogliono, ma io sono la Rai! La mia azienda mi deve delle scuse. In America le televisioni generaliste sono andate in crisi col reality. La gente diventava pazza, dopo un po’ se ne andava. Abc, Cbs e Nbc erano scese sotto il 50%. Panico. Si sono riprese con le fiction: Lost, Casalinghe disperate, Law and order. In Italia è lo stesso. O la Rai torna a produrre fiction, cartoni animati e documentari, o muore. Lo stesso per Mediaset. Ma la Rai è più forte, ha un patrimonio di cultura e di capacità umane eccezionali che può obbligare Mediaset a seguirla, su quel terreno”.
Infine Saccà, in merito ai discorsi fatti anche da queste parti di recente, cioè sull’abisso economico in cui si trova la tv di Stato, per colpa – anche – dell’evasione del canone, propone una soluzione drastica, cioè l’idea di farlo pagare insieme alla bolletta della fornitura elettrica:
“In Italia il 25-30% di canone viene evaso. Vale 550 milioni di euro di evasione. Anche in Francia c’era evasione. La questione è stata risolta mettendo il canone televisivo nella bolletta elettrica. Anche in altri 11 paesi l’hanno risolta così. Primo. È lotta antievasione. Secondo, puoi evitare di far pagare il canone ai tre milioni di poveri di cui parla Giulio Tremonti. Forse nessuno ci pensa, ma a evadere il canone sono i ricchi, che se ne fottono della multa eventuale. I poveri lo pagano in massa. Recupereresti 550 milioni di euro e fare in modo che il nostro servizio pubblico non debba fare il 44% di share a tutti i costi, mentre la BBC fa il 36 e i francesi tranquillamente il 33. Per recuperare pubblicità, da noi, si sparano quei reality devastanti. Avremmo 400 milioni di pubblicità in meno e 550 in più di canone”.