Agorà, partenza lenta dai talk pacati. Inciocchi pallido, rivelazione Giuntella
Roberto Inciocchi approda in Rai. La sua prima puntata di Agorà è con il freno a mano tirato, ma può dare di più: la recensione.
Agorà si presenta con un parziale rinnovo della ‘facciata’. Nuovo logo, grafiche aggiornate e moderne, ma grosso modo la sua essenza rimane intatta, nonostante un padrone di casa diverso. Roberto Inciocchi, a tutti gli effetti nuovo volto Rai è asciutto nella sua apertura. Si presenta al pubblico della generalista dopo esser stato per tanti anni sotto il tetto di una all-news come Sky Tg24 “Io sono Roberto Inciocchi e avrò l’onere e l’onore di guidarvi fino a giugno“. Non si disperde in sbrodolamenti, non dà l’idea di essere uno che vuole celiare troppo, bensì entra immediatamente nel vivo.
Lo fa toccando da subito la stretta attualità: il terremoto in Marocco, la drammatica vicenda di Caivano il Dossier Ita-Lufthansa con la disamina delle tensioni venute a galla tra Roma e Bruxelles. Poi si galoppa il cavallo di battaglia di Agorà, l’osservazione del panorama politico ed i gradi di separazione tra chi sta a governare e chi si oppone alla maggioranza.
Dal dibattito ordinato all’intervista di cartello
Il dibattito in studio, apparentemente ordinato, lo facciamo passare per un mezzo miracolo. Nessuno che urla? Nessuno si accavalla ad un altro? Quasi vien da domandarsi un paradosso: ma come si permettono? Non sappiamo se questo regno di pace e condivisione sarà il miraggio della prima puntata, magari qualcuno degli addetti ai lavori avrà pensato: “Alle 8 del mattino a casa nessuno ha voglia di sentir urlare, tanto meno noi” ma è successo per davvero. Auguriamoci che qualche conduttore dei talk politici ne prenda esempio.
Inciocchi si è poi misurato con una prima intervista di peso per la prima puntata. Incontra il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida. A domanda, risponde. Il conduttore non ha difficoltà, mi sarei sorpreso del contrario. C’è però una mancanza di provocazione, pare quasi non essere intenzionato a mettere in difficoltà l’ospite. Non vuole essere scomodo (e questo è lecito), preferisce mantenere imparzialità massima, ma è proprio davanti all’ospite forte che Inciocchi dovrebbe azzardare, scavallare il mood abbottonato per dare qualche vibrazione. E qui non lo dà.
Le rivelazioni di Agorà
Francesca Martelli, in postazione touchscreen, non è solo una collega bensì un filo conduttrice ‘sul pezzo’ delle tematiche affrontate. Dà una mano, partecipa attivamente. Il ruolo, occupato l’anno scorso da Marco Carrara, quest’anno passa in mano ad una quota rosa (che ad Agorà, in realtà e come ben sappiamo, non è mai mancata).
Carrara tiene aperta la sua finestra sul mondo del web, nel dettaglio attraversa il tema delicato della violenza sbattuta sul web partendo dal caso Caivano, ma in sostanza questa finestra ha subìto un ridimensionamento notevole. Solo cinque minuti di presenza, come una toccata e fuga. Perché togliere spazio ad un talento che è parte della storia di Agorà?
A proposito di rivelazioni, Tommaso Giuntella con quella cravatta a righe inconfondibile è diventato un inviato ormai insostituibile nella squadra. Spicca per essere “quello simpatico” ma non solo. Si distingue per originalità, comunica per metafore. Basta seguire il suo primo collegamento della giornata: zainetto sulla spalla “siamo al primo giorno di scuola” dice mostrando i compiti del governo scarabocchiati sui fogli del diario di scuola di sua figlia. Applausi già solo per questo. Un bel personaggio mai fuori luogo.
Freno a mano tirato per Inciocchi a parte (che può dare di più), grosso modo Agorà ricomincia nel segno della timidezza. E’ una produzione che in passato ha mostrato di essere giornalisticamente forte, tagliente anche nei linguaggi. Promossi i dibattiti dei toni pacati, stavolta non c’è un guizzo deciso. Il racconto dell’attualità ha bisogno di più vita, quasi quasi Giuntella diventa un punto di partenza.