Affari tuoi si è amadeusizzato
Affari tuoi con Amadeus torna nell’access prime time di Rai1. Ecco com’è andata la prima puntata della nuova edizione
Affari tuoi è tornato ad occupare la fascia dell’access prime time ed è una buona notizia perché dura una cinquantina di minuti, cioè molto meno rispetto alle più recenti versioni proposte con scarso successo in prime time, dove lo sbrodolamento annacquava un format che per molti aspetti appariva già di suo obsoleto. La collocazione in palinsesto non è un dettaglio, in questo caso più che mai, considerando la fortissima fidelizzazione del pubblico che da anni individua in Amadeus una certezza dello slot che segue il telegiornale della sera (la partenza anticipata alla domenica la si spiega col tentativo di bruciare la concorrenza di Striscia la notizia).
A questo giro i tentativi di rinfrescare il game show portato al successo su Rai1 a inizio anni Duemila da Paolo Bonolis sono evidenti. Dai colori dello studio (trasferitosi a Milano, non più a Roma), tra luci e scenografia, passando per la grafica, fino agli accessori utilizzati nel corso della puntata da Amadeus. Lo smartphone al posto della anacronistica cornetta telefonica, in primis. Poi il trita documenti, che serve a distruggere il bigliettino sul quale Amadeus scrive a penna (tipo l’assegno di Chi vuol essere milionario) l’offerta del Dottore, qualora venisse rifiutata dai concorrenti, e che di fatto rappresenta una buona trovata scenica, come accadeva ai tempi di Quiz Show. Perché va bene evolversi, ma guardare al passato può aiutare.
La volontà di amadeusizzare questa nuova versione di Affari tuoi è palese. Via praticamente tutti gli orpelli, anche quelli che forse avrebbe avuto senso mantenere (per esempio l’oggettistica nei pacchi) e, senza troppi indugi né meccanismi arzigogolati, via dritti col gioco, con buon ritmo.
A proposito di amadeusizzazione, una conferma arriva dal fatto che la ‘sceneggiatura’ della prima puntata (con qualche problemino tecnico da sistemare, per esempio il microfono di Ama) sia stata puntellata da alcuni brani iconici dei suoi Festival di Sanremo, da Dove si balla di Dargen D’Amico a Furore di Paola & Chiara fino a Made in Italy di Rosa Chemical.
P.S. Il pacco più ricco, quello da 300 mila euro, è rimasto in ballo fino alla fine (i concorrenti ne hanno vinti 40.000). Per la gioia di Antonio Ricci, echecaso!