Adrian, Adriano Celentano porta la morte in prima serata: il monologo che diventa sermone, mai come in questo caso
La terza puntata di Adrian Live – Questa è la storia…
Sfoderata l’artiglieria pesante senza riscuotere l’atteso successo (anche se la puntata della scorsa settimana, riuscitissima, con Maria De Filippi e Gianni Morandi, avrebbe meritato un risultato Auditel più felice), Adriano Celentano, forse per la prima volta da quando è iniziata la tormentata avventura televisiva di Adrian, ha ricoperto il ruolo di attore protagonista assoluto, senza manifestare, per la prima volta, quella vistosa necessità di “appoggiarsi” agli ospiti per portarsi a casa il risultato.
Non solo Adriano Celentano si è preso la scena praticamente per tutta la durata della terza puntata dello show Adrian Live – Questa è la storia… ma, mostrandosi coerente con quell’attitudine che l’ha portato a fare un po’ quello che gli pareva nel corso di questo show, ha anche portato temi indigesti per uno show di prime-time, uno fra tutti, il tema-tabù per eccellenza, la morte.
La domanda che Adriano Celentano, ironicamente, ha posto sette giorni fa (“Celentano deve cantare e basta o può anche parlare?”), diventa, quindi, puramente retorica: il Molleggiato, oltre alle esibizioni musicali che provocano puntualmente e giustamente le urla di giubilo degli spettatori presenti, non rinuncia, e non può rinunciare, alla sua necessità di predicare.
Il monologo di questa sera, visto anche l’argomento, mai come questa sera, può essere definito un sermone, un’orazione sacra: Adriano Celentano, parlando dell’aldilà, ipotizza l’esistenza di un “dopo” e consiglia il pentimento a coloro che si stanno comportando male, con riferimento esplicito alla criminalità organizzata, durante il “minuto” che ci è stato concesso di trascorrere su questa Terra perché quel “minuto”, ossia la Vita, scorre in fretta:
Morire per sempre, essere eternamente morti senza possibilità di risveglio, o morire solo per un minuto? Non ho dubbi che anche voi scegliereste la seconda opzione…
Quel minuto, lo stiamo vivendo adesso… Sto parlando soprattutto di quelli che uccidono, che stuprano… Sto parlando di Mafia, di ‘Ndrangheta, di Camorra… Quel minuto, anche se durasse 200 anni, passa in un secondo…
Se non riuscissero a pentirsi entro quel minuto, allora sarebbero guai… Perché moriremmo per sempre. E non è detto che in quel “per sempre”, non ci sia la sofferenza… Come un tormento dell’anima per il male che abbiamo fatto.
L’Inferno, sostanzialmente.
Intervistato da Andrea Scanzi, Gianni Riotta e Pigi Battista nel blocco finale della terza puntata, Celentano ha svelato dove trova il coraggio di portare in tv certi temi:
Il coraggio di parlare di certe cose, me lo danno loro. Non lo farei, se non facessero il casino che fanno quando canto!
E la morte è ritornata prepotente anche nella risposta riguardante la paura degli aerei che gli ha impedito di conquistare il successo internazione e di visitare il mondo:
Vedrò tutto insieme, dopo…
Nonostante la morte non sia proprio il tema più adatto per rilassarsi dinanzi ad uno show televisivo, visto che l’argomento provoca più ansia che relax, questo Celentano qui resta di gran lunga migliore rispetto a quello che ricorre a banalità strappa-applausi, coerenti a certa politica attuale:
Gli stadi di proprietà? Mancano i soldi per fare la sanità, la Flat Tax e si pensano agli stadi…