Abracadabra di Aldo Dalla Vecchia, in anteprima l’intervista a Cristiano Malgioglio
Cristiano Malgioglio: l’intervista realizzata da Aldo Dalla Vecchia, pubblicata sul libro, in uscita il 19 settembre.
Abracadabra: giovedì vi abbiamo pubblicato in anteprima il capitolo del libro di Aldo Dalla Vecchia (edito da Pegasus Edition, da domani in vendita nei neogizi e negli store digitali), dedicato a Mara Maionchi e al suo rapporto con la religione, la spiritualità, il paranormale e la magia.
Oggi, in attesa della seconda puntata del Grande Fratello Vip, abbiamo pensato di proporvi in anteprima l’intervista che lo scrittore e autore televisivo ha realizzato con Cristiano Malgioglio.
Abracadabra: Aldo Della Vecchia intervista Cristiano Malgioglio
Conosco Cristiano Malgioglio da un numero di anni che è meglio (per lui, ma anche per me) non precisare, e l’ho seguito con affetto in tutte le sue fasi artistiche: paroliere (come si diceva una volta) di grido per i più bei nomi della canzone; cantante in proprio; personaggio televisivo. Mai, però, l’avevo intervistato su argomenti come fenomeni extrasensoriali, magia, riti tribali. E anche questa volta è stato capace di sorprendermi e divertirmi.
Lei è nato e cresciuto in Sicilia, una terra di riti e tradizioni antichissime, non soltanto religiose. Che cosa ricorda dei suoi primi anni?
In realtà da quando avevo nove mesi ho vissuto a Sydney e a Melbourne, perché i miei genitori si erano trasferiti in Australia per lavoro. Quando siamo tornati in Sicilia avevo quasi dieci anni. Il ricordo più folgorante riguarda la cerimonia che si teneva il giorno di Pasqua nel mio paese, Ramacca, in provincia di Catania, con due processioni parallele e distinte: una seguiva la Madonna, l’altra Gesù. A un certo punto queste due processioni s’incontravano come in un gigantesco abbraccio, alla Madonna veniva tolto il velo, e ne uscivano tante colombe bianche che spiccavano il volo.
Che rapporto avevano i suoi genitori con la religione e con la superstizione?
Mio papà Sebastiano non era un cattolico modello, ma nella parte finale della sua vita divenne molto devoto a San Giuseppe, tanto che in punto di morte, poco prima di ricevere l’estrema unzione, chiese di poter tenere una foto di San Giuseppe, e con questa recitò il rosario. Pochi minuti dopo sarebbe spirato, con grande serenità e un’espressione di straordinaria dolcezza dipinta in volto.
Lei è religioso?
Ho un legame speciale con Sant’Antonio, al quale mi lega un voto, naturalmente segreto. Ogni volta che passo da Padova vado a trovarlo: entro nella Basilica, mi faccio il segno della croce, trascorro un po’ di tempo con lui e accendo un cero per ringraziarlo. Il suo mondo, quello dello spettacolo, è da sempre molto sensibile alla superstizione. Le dico solo che, per quanto mi riguarda, il viola è il colore più bello che esista. Io vado spesso a Cuba, dove sono molto devoti a San Lázaro, che viene sempre rappresentato vestito di viola cardinalizio. Se sono superstizioso? Non certo con i colori. E comunque ho rotto decine di specchi, ho aperto tantissimi ombrelli in casa, ho visto una quantità di gatti neri passarmi davanti, eppure sono ancora qui. La superstizione è un punto di vista, una proiezione. Ciò non toglie che, ogni volta che atterro a Cuba, mi precipito subito da certe maghe che leggono le carte nelle piazze a suon di balli e canzoni. Ormai sono diventate mie amiche, e quando arrivo porto loro i regalini. A loro, però, chiedo una cosa soltanto: l’amore.
A Cuba ha mai assistito a qualche rito religioso o parareligioso?
Sì, e ne sono rimasto colpito e spaventato, tanto che dopo pochi minuti sono fuggito a gambe levate. Mi ricordo che una volta, circondato dalla folla, c’era un santone vestito di bianco che pronunciava una serie di formule a voce alta. A un certo punto quest’uomo ha preso un gallo vivo e gli ha staccato la testa con un morso, per poi versarne il sangue sul corpo di una persona distesa nuda a terra, e che il santone doveva evidentemente liberare da qualche maleficio. A quel punto mi sono sentito male e sono scappato via terrorizzato. Una delle sue amiche più care,
Dori Ghezzi, è una grande appassionata di carte e tarocchi. È vero: l’accompagnavo spesso quando andava a farsi predire il futuro, e una volta la sua cartomante disse anche a me una serie di cose molto belle sulla mia professione… Che poi si sono puntualmente avverate. Fra le centinaia di canzoni che ha scritto, ce ne sono almeno due a tema magico: Oroscopo cantata da Mina nel 1977, e Talismano, interpretata da Marina Occhiena nel 1981. Oroscopo è una classica canzone d’amore che però prende spunto da una moda, quella degli oroscopi, che in quegli anni cominciava a diffondersi. Diverso il caso di Talismano, ispirata da un amuleto che mi aveva donato una zingara per strada.
Ha un amuleto?
Tengo molto ai cornetti che mi vengono regalati.
Crede nell’angelo custode?
Ci credeva la mia amica Maria Schneider, che con loro faceva lunghe conversazioni. Io spesso l’accompagnavo nelle chiese per andare a vedere gli angeli, e l’ascoltavo mentre parlava con loro. Lì per lì pensavo che non ci fosse del tutto con la testa. Poi invece ho capito che, a suo modo, aveva ragione Maria.