A gentile richiesta assomiglia sempre più a Pomeriggio Cinque. Per sopravvivere
(PIU’ DI) UNA DOMANDA SORGE SPONTANEA: Ma come si può tenere i concorrenti di un quiz in attesa per due ore in piedi? Ed è proprio necessario che la d’Urso conduca l’anteprima in jeans e poi il programma vero e proprio “tutta in tiro”, scendendo la scala per non rimpiangere il prime time (e Sanremo)?
(PIU’ DI) UNA DOMANDA SORGE SPONTANEA: Ma come si può tenere i concorrenti di un quiz in attesa per due ore in piedi? Ed è proprio necessario che la d’Urso conduca l’anteprima in jeans e poi il programma vero e proprio “tutta in tiro”, scendendo la scala per non rimpiangere il prime time (e Sanremo)? Volendo proprio trovare il pelo nell’uovo, il tema sociale con televoto “Sì o no” non fa troppo Arena di Giletti?
A gentile richiesta: più che un format “un aborto spontaneo”. Perdonateci l’espressione un po’ forte, ma questo mix tra la brutta copia di Festa Italiana e lo sberleffo di Portobello e Italia’s got talent (sulla falsariga di una tv locale) è di quanto più desolante ci potessimo aspettare dalla programmazione estiva.
Se parliamo di aborto, uno dei temi sociali giustamente più cari alla signora d’Urso, è perché il suo gruppo di lavoro non può più nasconderlo: ora sanno che parlando solo di donne violate il pubblico scappa (o si indigna per la troppa faciloneria intrisa di retorica). E ricominciano a darsi al trash (con il paradosso che il loro trash è fatto meglio e con più qualità dei talk seri).
A gentile richiesta è l’essenza del caseificio d’Urso, che si trincera dietro mail positive per celebrare il proprio consenso televisivo, che fa del vox populi legittimazione alla sua (professionale) cialtroneria. E’ ridicolo pensare che in tv il telespettatore possa diventare davvero protagonista: se dovesse dire realmente quello che pensa svanirebbe l’incantesimo. Tutto il resto sono i temi seri di Pomeriggio Cinque senza il suo zoccolo duro: il reality e il gossip.
Non a caso, dalla prima puntata (che ha chiuso al 14%, da minimi storici) il preserale più “chiacchierato” degli ultimi anni sta rinunciando ai buoni propositi iniziali, dimostrando una credibilità in caduta libera. Nella puntata ora in onda, ad esempio, si sfrutta come pretesto il caso di una “vittima” della chirurgia estetica per ospitare in studio Francesca Cipriani, neo-vincitrice della Pupa e il secchione. E Carmen Di Pietro, altra kitsch-regina dell’argomento. Il popolo, insomma, non basta ma serve la carne rifatta (e ritrita) da Auditel per sopravvivere.
Della serie L’Apparenza inganna, la d’Urso che si dà al quiz, poi, è quanto di più visionario possa esistere. In pratica il telespettatore dovrebbe essere così scemo da appassionarsi a un gioco fondato su prevedibili luoghi comuni: “Ma è tua figlia? Non vi assomigliate per nulla. Chi l’avrebbe mai detto”. E questo per tutti i giorni della settimana, con la differenza che alla seconda puntata aggiungono le targhette con i nomi (siamo pur sempre in tv e non sul pianerottolo) e da stasera magari assisteremo al coming out in diretta prima del Tg5.
Perché giustamente il gioco più insulso della televisione italiana, che non abbisogna di suspence liturgica, va in tempo reale. E rinfacciar loro di aver copiato Soliti ignoti non è neanche corretto, perché Io Canto, almeno, era una copia d’autore.
Cosa ci insegna la sperimentazione estiva in casa Mediaset? Che a raschiare il fondo del barile si rischiano le risate da sitcom in sottofondo. Questo accade quando non si scrivono format, ma ricette di cucina. Forte di una stagione appetitosa ti fai tentare dalla direzione di rete per un rimpasto casereccio.
Il risultato? Il piatto cambia di volta in volta con risultati terribilmente raffazzonati (il discorso vale anche per Velone). Se tanto mi dà tanto, il collegamento dalle spiagge avrebbe fatto meno danno. O, se preferite, una sitcom sui soli siparietti tra Barbarella e Corazzon: loro almeno fanno ridere sul serio.