Di cosa parliamo quando parliamo di fiction italiana /2
Secondo capitolo. Il bell’intervento di Barbara Petronio e Leonardo Valenti (questo il loro blog) ha generato un interessante dibattito nei commenti. Oggi sarebbe toccato all’intervento di Cristiana Farina, di cui TvBlog appoggia, integralmente e senza riserve, l’appello ai produttori italiani (a proposito. Ovviamente, questo spazio è aperto anche a loro: è sufficiente scrivermi. So, senza
Secondo capitolo. Il bell’intervento di Barbara Petronio e Leonardo Valenti (questo il loro blog) ha generato un interessante dibattito nei commenti. Oggi sarebbe toccato all’intervento di Cristiana Farina, di cui TvBlog appoggia, integralmente e senza riserve, l’appello ai produttori italiani (a proposito. Ovviamente, questo spazio è aperto anche a loro: è sufficiente scrivermi. So, senza presunzione, che molti ci seguono): importare il modello produttivo che oltreoceano ha dato vita alle fiction seriali, lasciando che le idee originali rimangano le nostre. Ma prima, visto che la discussione che è nata ha fatto sì che Leonardo e Barbara decidessero di fare alcune precisazioni, ecco la seconda parte del loro intervento.
Se avete letto avrete notato una certa maldisposizione dei bloggers. Non possiamo biasimarli, il prodotto televisivo italiano medio è scadente, per non dire imbarazzante. E la colpa, com’è prevedibile, ricade tutta sugli autori.
Vogliamo dirlo subito. Non è vero che non ci sono bravi sceneggiatori televisivi in Italia. E’ che non vengono incoraggiati a pensare cose nuove ed interessanti. Questo vale sia per la vecchia guardia che per gli emergenti.
Purtroppo quando gli autori vengono deresponsabilizzati, smettono di osare, anzi smettono di ideare. Perchè ideare un concept di serie quando ci pensano produttori o network? Quando la scelta dei prodotti non viene fatta in base a dei pitch convincenti ma a scelte di compromesso? O quando si preferisce acquistare dall’estero?
Ed è così che l’autore spegne il cervello. E quando il cervello si spegne, i prodotti si appiattiscono.
Dove questo non accade, pensiamo a Boris, i prodotti vengono fuori bene e il gradimento del pubblico lo dimostra. Se Boris ha fatto manbassa di premi al Roma Fiction Fest lo si deve alla libertà creativa che è stata concessa ai suoi autori.
Spesso ci si lamenta che la vecchia scuola, quella del cinema e della tv italiana anni ’60, non ha saputo creare una nuova generazione di autori. Boris dimostra che non è vero. E soprattutto dimostra che basta un po’ di fiducia e gli stimoli giusti ché gli autori possono tornare ad accendere il cervello.
Cogliamo l’occasione per congratularci con gli autori di Boris, un vero gioiello, con FOX Italia e con la WILDER, che lo producono.