Roma Fiction Fest – Visti per voi – Romanzo Criminale la Serie
Romanzo Criminale, la serie per la tv, è una produzione che ti riconcilia con il mondo della fiction televisiva italiana.Questa la doverosa premessa che segue alla visione della presentazione della serie tratta dal libro di Giancarlo De Cataldo (che ne cura la direzione editoriale) e dal film di Michele Placido (che cura, invece, la direzione
Romanzo Criminale, la serie per la tv, è una produzione che ti riconcilia con il mondo della fiction televisiva italiana.
Questa la doverosa premessa che segue alla visione della presentazione della serie tratta dal libro di Giancarlo De Cataldo (che ne cura la direzione editoriale) e dal film di Michele Placido (che cura, invece, la direzione artistica). E chi legge abitualmente queste pagine, può immaginare cosa voglia dire questa premessa per il sottoscritto, avvezzo alla critica.
Per quel che si è potuto vedere al Roma Fiction Fest – una ventina di minuti, incluso backstage, più un bel trailer – la serie nelle sue premesse funziona, il cast è azzeccato, la scrittura è buona, la fotografia funzionale alla storia, la regia senza sbavature ma con il valore aggiunto delle giuste pretese per cercare di fare qualcosa che si collochi a metà fra la televisione e il cinema – con uno sguardo verso quest’ultimo -, il montaggio fluido e serrato.
Insomma, questa produzione SKY Cinema-Cattleya-RTI ha tutte le carte in regola per risultare alla prova dei fatti – la messa in onda. Si parla di novembre, ovviamente su SKY Cinema – una serie interessante e competitiva. In Romanzo Criminale si osa. Si parla di violenza, c’è erotismo e ricerca psicologica nella costruzione del personaggio, c’è mestiere e arte, c’è tutto quel che serve per distinguersi prepotentemente dalle logiche perverse e normalizzate della fiction nostrana e ambire anche a mercati internazionali.
Sette mesi di set per un’operazione ambiziosa – lo ammettono tutti, dalla produzione alla regia al cast -, una bella scelta delle musiche (dal Califfo, doveroso e obbligato, a Vasco a un bel montage musicale con escalation di violenza sulle note di “Mi vendo”).
Sul cast, poi, vale la pena di spendere più di una parola. I ragazzi – mi passate il termine? Sono giovani, sono lì grazie a provini, sono volti nuovi o alle prime esperienze, sono attori con voglia di fare, di emergere – avevano perlopiù il non facile compito di far dimenticare, in qualche modo, non solo il personaggio cartaceo ma anche l’alter ego del film di successo diretto da Placido. Bene, a giudicare dalle prime immagini, ci riescono eccome.
Semplicemente deliziose le due interpreti femminili – l’una, Alessandra Mastronardi (Roberta), vecchia conoscenza de I Cesaroni, per la freschezza e la dolcezza, l’altra Daniela Virgilio (nel non facile ruolo di Patrizia), per la sensualità e l’erotismo che forse nemmeno lei sapeva di possedere così forti: donna e fatale, come richiesto dal ruolo. E gli uomini non sono da meno.
Francesco Montanari, classe 1984, è il Libanese, un personaggio spinto da desideri di fama e potere. Quanto di più lontano da lui, dice Francesco. E dunque, una buona palestra attoriale. Il Libanese, nel film di Placido, era interpretato dia Pierfracesco Favino.
Vincenzo Marchionni si è visto in R.I.S. e in Papa Luciani. E’ Freddo, ruolo che nel film toccò a Kim Rossi Stuart.
Alessandro Roja (già Incantesimo e Distretto di polizia, La squadra, Don Matteo e un ruolo in Tutta la vita davanti di Paolo Virzì) interpreta il ruolo di Dandi che fu di Santamaria.
Marco Bocci, perugino con alcune parti in ficion e un ruolo in I cavalieri che fecero l’Impresa, è Scialoja (e il suo alter ego di confronto cinematografico era Stefano Accorsi).
E poi tutti gli altri, che contribuiscono a creare un cast agguerrito e di cui si sentirà sicuramente parlare, impreziosito da un Marco Giallini in splendida forma.