La 7 non smobilita (tranne Chiambretti). Almeno fino a dicembre
A dispetto degli allarmi lanciati nei giorni scorsi, La7 “resisterà” almeno sino a fine 2008. In particolar modo la stagione autunnale non dovrebbe risentire dell’aria di disarmo annunciata, dato che i contratti in essere preservano i suoi dipendenti e molte trasmissioni almeno sino a fine dicembre. L’unico nome che resta a serio rischio è quello
A dispetto degli allarmi lanciati nei giorni scorsi, La7 “resisterà” almeno sino a fine 2008. In particolar modo la stagione autunnale non dovrebbe risentire dell’aria di disarmo annunciata, dato che i contratti in essere preservano i suoi dipendenti e molte trasmissioni almeno sino a fine dicembre. L’unico nome che resta a serio rischio è quello di Piero Chiambretti, che ha detto addio a Markette perché troppo costoso per la rete (e perché lui stesso non l’avrebbe condotto con budget più ristretto).
Così, mentre il Pierino Nazionale si concede un ultimo incontro con il neo-direttore Giovanni Stella, tutti gli altri restano regolarmente ai loro posti. Daria Bignardi, regina dei fantomatici “fighetti” della rete, continuerà Le Invasioni barbariche almeno fino a dicembre (ma il suo contratto copre anche il 2009). Maurizio Crozza è già in palinsesto con Crozza live, nonostante debba ancora sciogliere le ultime riserve. Ilaria D’Amico è confermata col talk Exit, come anche Antonello Piroso al timone di Niente di Personale, e Gad Lerner tornerà con l’approfondimento settimanale L’infedele. Marco Paolini, reduce da monologhi di successo, continuerà a curare nuovi eventi.
E’ ancora un’incognita la sorte di Otto e Mezzo che, orfano di Giuliano Ferrara, sarebbe stato addirittura proposto alla Bignardi già sotto contratto. Insomma, se di svolta si deve parlare non resta che aspettare l’inizio del nuovo anno, tra le promesse di una linea editoriale più nazionalpopolare e la necessità di risparmiare. A pesare sulla bilancia, infatti, sono quegli 88 milioni di passivo accumulati dal “generoso” Antonio Campo Dall’Orto (di cui 60 però sono investimenti sulle nuove tecnologie digitali). Per correre ai ripari si parla di un incremento di pubblicità e telepromozioni, ma per ora aver soltanto rinunciato alle Markette è già un buon modo per rientrare in pari.
Via | Messaggero