Lucignolo 2008: Italia 1 come Playboy (ma brava Melita!)
Lucignolo di Italia 1 (nell’immagine, Melita Toniolo) è l’oggetto consolante dell’uomo medio che fa zapping. Perché questa trasmissione non si può seguire dall’inizio alla fine con interesse. Perché dice delle cose e poi ne fa altre. Perché qualsiasi scusa è buona per dire sesso. L’obiettivo è esplorare il mondo dei giovani? Macché! E’ soddisfare una
Lucignolo di Italia 1 (nell’immagine, Melita Toniolo) è l’oggetto consolante dell’uomo medio che fa zapping. Perché questa trasmissione non si può seguire dall’inizio alla fine con interesse. Perché dice delle cose e poi ne fa altre. Perché qualsiasi scusa è buona per dire sesso. L’obiettivo è esplorare il mondo dei giovani? Macché! E’ soddisfare una porzione di pubblico acefalo che in assenza di adsl cerca un buon pretesto per l’autoerotismo in ottima ricezione visiva. E va benissimo così, perché “Lucignolo” non deve essere altrimenti.
Quest’anno, una co-conduttrice a puntata in vesti radiofoniche aiuta la voce guida nel portare avanti la baracca, lanciando canzoni e commentando su copione perché è l’unico modo per coprire con gnocca gli unici spazi del programma senza gnocca. Questa volta, per cominciare in bellezza, una Anna Falchi che “grazie le faremo sapere in un’altra vita”: uno strafalcione dietro l’altro.
Senza offesa per una donna di spettacolo che è riuscita a “Ballando con le stelle” a rendersi totalmente empatica (?!) con il pubblico portandosi tra una lacrima e un sermone fino alla fine senza un minimo di merito, ha perso oggi ogni dote retorica. “Mammaproposito”, esordisce fiera. E chiude ancora meglio: “Questo è un servizio su cui fermare a riflettere, perché questa è verità”. Lea di Leo, falle mangiare polvere.
Non è il caso di soffermarsi troppo sulle Luci’s Angels Lisa Dalla Via e Marianne Puglia, assoldate per qualcosa di veramente virale ma allungato, come tradizione vuole, con altri 18 minuti di nulla.
Menzione speciale ad Alfonso Signorini, che poco gli mancava allo scoppio della giugulare per l’imbarbarimento queer di sé stesso in occasione della rubrica di gossip “Radio Serva“, nella quale imita Platinette, con un tocco di Solange e un pizzico di Jean Claude venuto male. Ostentava (tra l’altro) con battute su pacchi e muscoli il fatto che sia gay: per quale motivo, se è concesso? Orrore.
E poi la sfilata di ragazze semi nude a buffet: Belen Rodriguez che ci tiene a dire che il suo Marco Borriello ha “tanta pelle lì”, che per lei il sesso è una cosa mentale tanto quanto la forma dei suoi glutei, battuti senza dubbio da quelli di Nena Ristic di “Ciao Darwin” e Claudia Galanti, quella che Stefano Ricucci (che si è curato affinché non si facessero domande troppo private alla sua metà) chissà cosa ci troverà.
Tra una canzone pop e l’altra ricavata dalla selezione di un dopolavoro ferroviario c’è il delirio: Roberto Mercandalli a Milano marittima che non si vergogna (si fa per dire, tanto ormai) a finire il suo servizio che vale una carriera mezzo lordo e ubriaco, la scrittrice Francesca Ferrando che leggeva in mezzo ai “tamarri” torinesi passi del suo libro “Belle anime porche”, manco fosse la Bibbia, e la presunta ed ennesima inchiesta sulla prostituzione. Che detto onestamente: le forze dell’ordine sono consapevoli che dietro questo tipo di “indagini giornalistiche” si cela forse il sordido obiettivo di mostrare altre tette?
Nel mare magnum di tutto ciò, un’oasi nel deserto, Melita Toniolo: una che ci fa e ci fa bene. Conosce il suo ruolo e lo gestisce in maniera disinvolta. Un simbolo sexy alla portata di tutti che gira in abito rosso giocando a fare la giornalista elaborando una fastidiosa voce distorta che lei, senza dubbio, crede persino sia simpatica.
In mezzo alla “munnezza” campana, cimitero urbano dove ci soffrono migliaia di persone, si mette la mascherina e dice che risolve tutto lei. E si diverte un mondo: ascoltando gli abitanti anziani che credono di parlare con un’amica comprensiva e con gli uomini, che se prima erano arrabbiati, il loro cuore (e non solo) oggi sarà più caldo di prima. “Dove mi butteresti, vetro plastica o organico?”, chiede a tutti. Sul materasso, rispondono. E si sorride nel dolore. Persino con la Iervolino va a scambiare due parole: roba che ci va un coraggio da leoni a presentarsi con i guanti e le tette in libera uscita chiedendo del pattume. Adorabile. La prossima volta mandatela dalla Franzoni e la puntata dopo in un campo rom, è importante.
Lucignolo è l’unico programma, come ha detto in altre parole il papà morale Mario Giordano in collegamento telefonico, che fa parlare di sé provocando amabilmente fan e detrattori. Il che non sarebbe nemmeno un male, se il restante 99% degli altri programmi in onda oggi non possedesse le stesse (discutibili) componenti, con gli stessi toni e gli stessi obiettivi.