Analisi Auditel: RaiDue Decennio 1998-2007
Dieci anni raccolti in un pugno di numeri che diventano quasi un pugno nello stomaco per l’ex canale dal cubo rosso, parliamo di Raidue la seconda rete della televisione di Stato. Abbiamo raccolto i dati di audience degli ultimi 10 anni nelle 24 ore per totale individui e per target 15-24, quello a cui, per
Dieci anni raccolti in un pugno di numeri che diventano quasi un pugno nello stomaco per l’ex canale dal cubo rosso, parliamo di Raidue la seconda rete della televisione di Stato. Abbiamo raccolto i dati di audience degli ultimi 10 anni nelle 24 ore per totale individui e per target 15-24, quello a cui, per mission, dovrebbe rivolgersi maggiormente questa rete. Una mission evidenziata dall’ultimo piano editoriale dell’attuale cda Rai, ma già espressa anni fa da quello guidato da Roberto Zaccaria con la direzione di rete affidata a Carlo Freccero. Come si evidenzia dal grafico pubblicato subito dopo il salto, la rete ha perso negli ultimi 10 anni circa 6 punti di share nel totale individui, passando da una media del 16% nel 1998 al 10,48% dello scorso anno (questi primi 5 mesi del 2008 ancora peggio: siamo al 9,99%). Calo che si evidenzia anche nel target 15-24, dove notiamo come dal 13,11% del 2000 arriviamo al dato del 7,56% dello scorso anno (dato in ulteriore calo per i primi 5 mesi del 2008 dove risulta essere del 7,01%).
Faccio notare come l’unico dato in crescita fra quelli presenti nel grafico sia quello del target 15-24 fra gli anni 1998-2001 proprio durante la direzione Freccero, mentre dal 2002 assistiamo al calo inesorabile del pubblico giovane coinciso con l’avvento dell’attuale direttore Antonio Marano (tra il 2004 ed il 2006 ci sarà anche la breve reggenza di Massimo Ferrario) calo che continua anche in questi primi 5 mesi del 2008 come ho sopra riportato, nonostante la forte iniezione di trasmissioni musicali (XFactor, Scalo 76, Effetto Vasco) che evidentemente almeno sul breve periodo non hanno portato al risultato sperato. Ma forse è tutto in quel fuori onda di Clemente Minum dalle parti di “Mattino 5” l’eterno dilemma di una rete in attesa di una svolta radicale, ormai da anni obbligata a catturare un pubblico giovane che non c’è, o che non si trova.
Non c’è perché forse è da altri parti, probabilmente davanti ad un monitor di pc a guardare la web TV, a scaricare interi episodi di teen drama da emule, comprare film attraverso il video on demand, o sull’iptv (la TV proposta dagli operatori telefonici) e poi sulla TV satellitare, o a divertirtsi creando filmati originali da inserire su Youtube. Ma tornando a RaiDue, rimane visibile l’idendità confusa di una rete generalista dove coesistono i Guardì piuttosto che le offerte pomeridiane dei talk show con i nuovi programmi musicali faticosamente inseriti in questo 2008. Rete che ha conosciuto i suoi momenti migliori (parlando di ascolti) proprio nel tempo più generalista della sua esistenza, gli anni della direzione Locatelli/Sodano, quando in onda c’era quanto di più popolarmente trasversale ci possa essere: Baudo, Carrà, Funari. Erano gli anni ’80, gli anni in cui nella rete del cubo rosso si passava appunto dalla “Serata d’Onore “ di Baudo al “Ricomincio da 2” della Carrà fino al “Mezzogiorno è” di Funari.
Poi c’era un telegiornale frizzante, disinvolto, poco paludato, aperto a nuove identità nazionali come lo era quello diretto dai socialisti Zatterin e Ghirelli. Una rete che catturava nel pomeriggio pubblico giovane con programmi che aprivano anche la mente oltre che divertire, come il “Tandem” che lanciò Fabrizio Frizzi e “Pane e marmellata” sempre con Frizzi e Rita Dalla Chiesa. Programmi che entravano nel mondo della cronaca senza zoomare nella più trita e ritrita condizione sine qua non per cui il pubblico si deve per forza “identificare” per non cambiare canale. Era “Vediamoci sul Due” per esempio, condotto nel tardo pomeriggio da Rita Dalla Chiesa. Poi c’era l’immancabile appuntamento con il detective delle 19 che poteva essere Derrick oppure la mitica coppia Starsky & Hutch.
Un’identità di rete molto precisa nelle sue scansioni, anche se fondamentalmente trasversale, che evidentemente negli anni ha perso i suoi connotati lasciando a questioni extra televisive le sue priorità. Ora ci si deve ancora una volta adeguare all’ennesima proclamata mission, e quella dell’attuale direttore Marano come detto è di catturare pubblico giovane, ma se per far questo basta mettere dentro in un frullatore i propri conduttori ed i propri programmi (magari pescando il possibile anche dai concorrenti) per poi distribuirli sul campo come soldatini su un campo di battaglia, sarà probabilmente difficile far capire al pubblico che si respira aria nuova sul Due, dove batterà pure la musica, ma forse non di sola musica vive il giovane italiano, almeno in TV, o no?
Questo è il primo di una serie di post in cui andremo ad analizzare gli ascolti degli ultimi dieci anni delle principali reti italiane, appuntamento quindi alla prossima puntata.