Dopo Markette che ne sarà di Piero Chiambretti?
Si è conclusa dopo cinque anni l’avventura televisiva di Markette (qui a sinistra una foto scattata durante il party, con il suo padrino e Giorgio Gori, presidente della Magnolia che produce il format). La trasmissione cult della seconda serata di La7 si è congedata per sempre dal suo pubblico di pochi ma buoni aficionados, chiudendo
Si è conclusa dopo cinque anni l’avventura televisiva di Markette (qui a sinistra una foto scattata durante il party, con il suo padrino e Giorgio Gori, presidente della Magnolia che produce il format). La trasmissione cult della seconda serata di La7 si è congedata per sempre dal suo pubblico di pochi ma buoni aficionados, chiudendo con 195.000 spettatori per un 4.27% di share (decisamente esigui rispetto all’alto budget emerso da recenti indiscrezioni). Piero Chiambretti si è detto da subito allergico alla retorica dell’addio televisivo, eppure non ha potuto nascondere la sua nostalgia per una delle esperienze più viscerali della sua carriera. Così, ha optato per un’ultima puntata dalla durata-fiume, che ha visto passare in rassegna tutti i protagonisti, vecchi e nuovi, del variopinto cast.
I 120 minuti previsti si sono tramutati in quasi tre ore di rimpianti, saluti e amarcord (roba che neanche il DopoFestival finiva alle 2.45 pur essendo iniziato a mezzanotte). E il leit motiv della serata è stato Non è la Rai, di cui – complice la comune presenza dietro le quinte di Irene Ghergo – è sembrato di rivivere il gran finale. Il futuro del Pierino nazionale, infatti, è proiettato verso il ritorno alla tv di stato, di cui ha pregustato l’ampia visibilità co-conducendo l’ultimo Festival di Sanremo. Ora il suo sogno più realistico è quello di lavorare per RaiDue, ma non gli si prospetta nulla di certo contrattualmente parlando.
Lo stesso Piero ha approfittato per commentare i rumors degli ultimi giorni, riguardanti il suo sbarco alla conduzione di Quelli che il calcio al posto di Simona Ventura. Posto che lui lo ha saputo dai giornali, Super Simo invitata come ospite gli ha confermato di aver già firmato per la prossima edizione (alla faccia della rinuncia alla sovraesposizione). Tra i due a questo punto si è creato un certo imbarazzo, tra una Ventura fintamente pronta ad accoglierlo in squadra e un Chiambretti decisamente restio a una co-conduzione così ingombrante. Della serie, se ci sei tu allora è inutile parlarne.
In compenso, come logica del do ut des catodico impone, un altro ospite d’eccezione come Enrico Mentana ha costretto subito il conduttore a ripagargli il favore. La prossima settimana vedremo Piero eccezionalmente su Canale 5, con un Mentana pronto a festeggiarne il compleanno nella puntata di Matrix di venerdì 30 maggio (a patto però – altrettanto furbo il primo – che ospiti tutto il circo disoccupato di Markette). Quanto è machiavellico Chicco, una ne fa e cento ne pensa: è riuscito a far coincidere l’imboscata con la puntata del venerdì storicamente dedicata allo spettacolo. Tra le rivelazioni emerse nella sua intervista, il desiderio di portare sull’ammiraglia Mediaset la satira che ormai manca in Rai, curandone personalmente un appuntamento fisso.
E infine ce n’è stato anche per Fabio Fazio. Tra le tante clip espressioniste lanciate nel corso della puntata, Chiambretti non si è risparmiato la stoccatina a Fabio Fazio, suo eterno nemico. Mentre si legittimava, infatti, l’uso sfacciatamente dissacratorio della Marketta con la K nel suo programma, si è stigmatizzata la valenza ipocrita e assolutamente istituzionale che essa assume in Che Tempo che fa, con il suo presentatore insistentemente alle prese con messaggi promozionali a portata di mano.
Senza ombra di dubbio Markette è uno di quei programmi che ha contribuito all’evoluzione del costume della televisione nostrana, pur passando in sordina. Secondo alcuni critici la piega queer divenuta via via dominante ha finito per decurtare drasticamente il suo target e la varietà del concept originario.
Magari eravamo in pochi, a prescindere dagli orientamenti sessuali, a seguirlo con cadenza fissa, vuoi per l’orario proibitivo vuoi per l’infelice collocazione. Eppure, ci piaceva sapere che c’era, sapere di recuperarne le repliche su Sky, sapere che gran parte delle macchiette inventate da Chiambretti non hanno uguali nel routinario panorama televisivo. In una tv in cui tutto fa brodo, Markette era tutto fuorché una minestra riscaldata e il suo sapore speziato cucinato da uno chef di incontestata genialità un po’ ci mancherà.