Novantesimo Minuto è già morto (e risorto) una volta
Su Novantesimo Minuto si sono letti decine di titoli che ne celebravano la fine. Una sorta di déjà vu, dal momento che nel 2005 si annunciò lo stesso funerale. In realtà il programma continuerà tranquillamente a sopravvivere
Coccodrilli, titoli a effetto, funerali celebrati ma senza il defunto. “Addio a Novantesimo Minuto”, “fine di un’epoca”, “la trasmissione chiude dopo mezzo secolo”. Nei giorni scorsi si sono letti decine di titoli del genere, peccato però che nulla di quanto venisse scritto fosse vero. Per un semplice motivo: Novantesimo Minuto continuerà a vivere e a lottare assieme a noi.
La sensazione, semmai, è quella di un piatto déjà-vu, a distanza di diciannove anni. Sì perché Novantesimo Minuto è già morto – e risorto – una volta.
Era infatti il 2005 quando Mediaset si aggiudicò in esclusiva i diritti in chiaro della Serie A, con Rai 1 che cedette a malincuore il testimone a Canale 5 per il racconto del massimo campionato. Una perdita che generò un buco in palinsesto tra le 18 e le 19 della domenica, con la rete ammiraglia di Viale Mazzini che si affidò a Pippo Baudo, capace con Ieri, Oggi e Domani di stravincere incredibilmente la battaglia con la nuova e ambiziosa offerta della concorrenza, costretta a ridimensionare ben presto le sue aspettative.
Novantesimo Minuto, a quel punto, provò a riciclarsi, riproponendo la storica sigla al sabato su Rai 3 con il focus sulla Serie B. Cambio di canale, di giorno e di categoria, per quello che fu un triplice trauma ammortizzato dalla bravura del compianto Franco Lauro, che seppe donare agli spettatori una sorta di continuità stilistica, seppur nelle limitazioni del caso.
Stavolta la rivoluzione sarà decisamente più morbida. La narrazione infatti non abbandonerà la Serie A e, addirittura, raddoppierà la sua programmazione rispetto alla passata stagione con appuntamenti previsti il sabato e il lunedì notte. Addirittura meglio di una domenica pomeriggio che ormai si limitava all’analisi di gare andate in scena ventiquattr’ore prima o del lunch match. In fondo, il rito delle partite concentrate tutte ad uno stesso orario si è eclissato da parecchio tempo, lasciando spazio ad uno ‘spezzatino’ che consente di aggiornare definitivamente la classifica solo il lunedì alle 22.30.
Ecco allora l’obbligo di adattarsi alle mode che mutano, accantonando nostalgie e celebrazioni romantiche di epoche archiviate.