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“Canta e vinci”: male Amadeus, meglio Checco Zalone

“Canta e vinci“, cominciato ufficialmente ieri in prima serata su Italia 1 dopo il numero zero, è il frutto della solita “cattiva traduzione” di un format di successo all’estero. Detto in cinque parole mancanti: mai fotocopiare, molto meglio ricopiare. Doveva essere la versione tensiva del più semplice “Chi fermerà la musica?“, ed è quasi più

di aleali
17 Marzo 2008 08:00

Canta e vinci

Canta e vinci“, cominciato ufficialmente ieri in prima serata su Italia 1 dopo il numero zero, è il frutto della solita “cattiva traduzione” di un format di successo all’estero. Detto in cinque parole mancanti: mai fotocopiare, molto meglio ricopiare. Doveva essere la versione tensiva del più semplice “Chi fermerà la musica?“, ed è quasi più noioso del suo emule. Proprio così. “Singing Bee” di NBC, portato alla Rai con Pupo, in America è la controproposta sfortunata del più celebre “Don’t forget the lyrics!“. Infatti questa prima versione trasmessa da Fox con un impianto simile a “Chi vuol essere milionario?“, per quanto non sia principessa dell’originalità, all’estero è costruita alla perfezione.

Il presentatore Wayne Brady non è paragonabile al nostro Amadeus: ottimo battutista, crea empatia con i concorrenti come oggi solo Gerry Scotti in Italia riesce a fare, e soprattutto si diverte. Amadeus, non voglia essere un’offesa, ha la stessa tecnica di conduzione di Emanuela Folliero. Grande impostazione vocale, postura perfetta, ma pochissima capacità di coinvolgere il pubblico a casa. In questo senso Enrico Papi, per quanto possa essere fin troppo pagliaccio, potrebbe insegnare parecchio.

A dare un piglio comico ci pensa Checco Zalone. L’alchimia tra lui e il conduttore è quasi assente. Talmente assente che i suoi siparietti (alcuni persino simpatici) sembrano un programma nel programma. O peggio: un programma nel programma per salvare il programma. Tra l’altro offrire intrattenimento musical-cabarettistico in un quiz (facendo persino uscire di scena la concorrente, un disastro) senza creare prima alcun clima di tensione, è come prendere una pastiglia effervescente senza avere mal di testa: non serve a niente.

Inutile è anche mettere come penultima vincita 50 mila euro e come premio finale 250 mila. La differenza è abissale e sotto quelle due cifre non c’è nulla di sostanzioso, solo briciole. E il pubblico con le briciole non si sazia. Bilancio negativo quindi, ma senza delusione. Il motivo è semplice: se non ci sono aspettative, non ci si aspetta nulla. Nemmeno una sorpresa.

Italia 1