“La Corrida” di Canale 5: la tutela della semplicità
Reinventare qualcosa di perfetto produrrebbe disastri. E’ il caso della Corrida, colonna del palinsesto Mediaset che quest’anno compie 40 anni. Un format radiofonico del ’68 che non riesce ad invecchiare, rimanendo uno dei pochi programmi di educato intrattenimento. Un outsider nei toni della tv contemporanea.Della storia del programma portato al successo da Corrado Mantoni si
Reinventare qualcosa di perfetto produrrebbe disastri. E’ il caso della Corrida, colonna del palinsesto Mediaset che quest’anno compie 40 anni. Un format radiofonico del ’68 che non riesce ad invecchiare, rimanendo uno dei pochi programmi di educato intrattenimento. Un outsider nei toni della tv contemporanea.
Della storia del programma portato al successo da Corrado Mantoni si è detto tutto, poco si è parlato invece di quali sono i connotati di un programma fondato sulla semplicità, ma con molti segreti interpretativi, quelli che ne determinano ancora oggi l’immortale longevità. La Corrida è il primitivo ribaltamento dei ruoli strutturati spettatore-uomo di spettacolo. In una tv (e in una radio) fondata sulla professionalità, la gente comune viene messa nella condizione di poter vivere 2 minuti di visibilità, anzi, di apertura provvisoria dei polverosi cassetti dell’arte repressa. Ci si mette in gioco non per diventare “qualcuno” come nei reality odierni, ma più che altro per arrogarsi il doveroso diritto di baciare i propri idoli televisivi, salutare a fine esibizione gli affetti familiari e riderne con gli amici al bar per tutto il mese successivo.
A vincere nella scelta dei concorrenti non è la dissonanza tra il grottesco dell’anziana signora che balla agitando i generosissimi seni e la coppia di provetti cantanti, ma la medietà di persone normali, con un mestiere rimarcato, spogli di qualsiasi puzzolente arrivismo. Il corpo di ballo è bello, ma balla e basta, senza ammiccare, senza stacchi di camera arditi (vedere come esempio contrario le inquadrature sotterranee a Victoria Silvstedt nella nuova “Ruota della Fortuna“).
Il pubblico che invecchia, e non solo quello, ha bisogno dei programmi “fatti come una volta“: spettacolo puro avulso dalle marchette, senza ritmi serrati e tensivi, nemmeno nel gioco a premi “Ma che c’avrà di strano“, dove i soldi vengono regalati a prescindere e il tempo dedicato al gioco è spasmodico. Anche i tratti di modernità come il televoto e gli sms vengono contestualizzati senza imposizioni. E’ tutto chiaro e lineare, tutti hanno il tempo di stare al passo anche grazie ala modularità dei blocchi strutturalmente similari (come C’è posta per te, Forum, Affari Tuoi).
Michela Coppa è una straordinaria ragazza della porta accanto (e migliora di anno in anno), Gerry Scotti parla con l’essenzialità con la quale si comunicherebbe con i propri nonni e il Maestro Pregadio una spalla istituzionale irrinunciabile. “La Corrida” conserva con onore un passato sociale di valori e di sana innocenza ormai marginalizzata.