Enzo Tortora, «Dove eravamo rimasti?»
Chi era il conduttore di Portobello e qual è stata l’ingiustizia legale che gli ha spezzato vita e carriera. A ricordarlo anche di domenica La vita in diretta.
«Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie” a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta».
Quelle stesse parole nel giorno del riscatto, oggi, sono il titolo della fiction in due puntate Il caso Enzo Tortora. Dove eravamo rimasti?. Una miniserie su un uomo di successo vittima di un terribile errore giudiziario, che Rai1 propone domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre, in prima serata, liberamente ispirata ai libri “Applausi e sputi – Le due vite di Enzo Tortora” di Vittorio Pezzuto e “Fratello segreto” di Anna Tortora (editi da Sperling & Kupfer Editori).
La Rai ha mobilitato tutta la sua programmazione per l’evento. Se giovedì scorso è andata in onda una puntata a tema di Porta a porta, su Rai Premium, domani alle 20.25, Fiction Magazine, il programma dedicato al mondo della fiction condotto da Arianna Ciampoli, aprirà con una puntata sulla fiction di RaiUno e il caso Tortora. Tra gli interventi quello di Marina Loi, che ne ripercorrerà la carriera televisiva nell’angolo Videoteca.
Per ricordare la figura di Enzo Tortora, il suo dramma umano e la sua vicenda giudiziaria, La vita in diretta andrà in onda anche domani, eccezionalmente di domenica, alle 18.00 su Rai1. Mara Venier e Marco Liorni, con ospiti in studio, servizi ed immagini esclusive condurranno Lo speciale Enzo Tortora.
Enzo Tortora
Ma chi era Enzo Tortora?
Insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo è considerato uno dei padri fondatori della radio e della televisione italiana. Negli anni cinquanta è stato anche interprete di fotoromanzi per il periodico femminile Grand Hotel.
Nato nel 1928 a Genova, dopo aver passato il periodo universitario nella sua città natale – dove realizza alcuni spettacoli con Paolo Villaggio – si trasferisce a Roma. Assunto in Rai a 23 anni, conduce il radiofonico Campanile d’oro. Nel 1956 il suo debutto in video: con Silvana Pampanini in Primo applauso. Dopo Telematch, è Campanile sera di Mike Bongiorno a lanciarlo come conduttore.
Curando i collegamenti con i paesi dell’Italia settentrionale, Tortora ha l’occasione di legare con il mondo della provincia.
Per un contrasto con i dirigenti della Rai ripara in Svizzera, per presentare Terzo Grado. Al suo rientro, gli vengono affidate due trasmissioni: Il gambero e dal 1965 al 1969 La domenica sportiva. Poi è la volta di un nuovo allontanamento: Enzo Tortora si ritrova a lavorare con alcune emittenti private e a collaborare con alcuni quotidiani.
Dopo sette anni ritorna alla casa madre. Inizialmente accanto a Raffaella Carrà, in Accendiamo la lampada (1977), poi come signore di Portobello, un programma di vero successo con 26 milioni di telespettatori di media, il primo esempio di tv verità.
Nel 1982 l’approdo a Retequattro, alla conduzione di Cipria. Ma all’alba del 17 giugno 1983 – in quel periodo era impegnato con Pippo Baudo alla guida della rubrica elettorale Italia parla – sulla base delle accuse di un pentito della camorra, la sua vita viene spezzata. Un uomo baciato dal successo, per un grave errore giudiziario, precipita nell’inferno dell’infamia.
Il volto di Portobello viene svegliato alle 4 del mattino dai Carabinieri di Roma che lo arrestano per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Con queste parole del Tg2, quel giorno, l’Italia segue le immagini che mostrano il celebre presentatore in manette:
“Enzo Tortora è stato arrestato in uno dei più lussuosi alberghi romani, il Plaza; ordine di cattura nel quale si parla di sospetta appartenenza all’associazione camorristica Nuova Camorra Organizzata (N.C.O), il clan cioè diretto e capeggiato da Raffaele Cutolo: un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e dei reati contro il patrimonio e la persona”.
Inizia un calvario che porta Tortora a una lunga battaglia legale per difendere la propria innocenza e all’impegno in politica – diventa europarlamentare con i radicali (17 giugno 1984) – e per la difesa dei diritti umani.
“Dove eravamo rimasti?”
Quattro anni dopo, Il 20 febbraio 1987, la Corte di Cassazione, al termine di un lungo e travagliato iter processuale, lo assolve a formula piena da tutte le infamanti accuse.
Il pubblico televisivo attendeva con ansia il suo ritorno in tv. Dopo una lunga e tormentata vicenda giudiziaria, Enzo Tortora, ormai simbolo della malagiustizia, ritorna al suo amato lavoro e al suo Portobello.
Debilitato fisicamente e logorato nell’anima da quattro anni di calvario, in quella sua nuova “prima” puntata, decide di salutare l’affezionatissimo pubblico con una frase che ha lasciato un segno indelebile nella memoria degli Italiani: “dove eravamo rimasti?”.
Quella sera un Paese intero si commuove e il pubblico in studio si lancia in una vera e propria standing ovation. Poi Tortora condurrà, ormai provato, Giallo.
Morirà a Milano di cancro nel 1988, dopo aver lanciato pochi giorni prima il suo grido d’accusa durante il programma di Giuliano Ferrara, Il testimone.