A margine della conferenza stampa di presentazione de La Scimmia, il learning show di Italia 1 (da sabato 6 ottobre alle 14), prodotto dalla Taodue, che però debutterà da lunedì prossimo sul web (www.lascimmia.it), abbiamo posto alcune domande al direttore della rete Luca Tiraboschi. A lui abbiamo chiesto come mai Italia 1, per motivi di budget, abbia scelto di posticipare la messa in onda de Le Iene ed invece abbia aperto le proprie porte sin da subito all’esperimento La Scimmia, programma dal costo mensile di 1milione e mezzo di euro – Pietro Valsecchi dixit. Inoltre abbiamo chiesto se esiste il rischio di imitazione di Saranno Famosi, dato che il meccanismo prevede ad esempio la sfida tra l’ultimo della classe ed un ragazzo che vuole entrare a far parte della scuola. Ed abbiamo affrontato l’argomento telefilm.
In conferenza lei ha detto che La scimmia è un esperimento più che un programma tv. Tuttavia, vi siete fissati un obiettivo minimo di ascolti?
La televisione, almeno all’inizio, fungerà solo da amplificatore: noi arriviamo per ultimi. Il prodotto è stato pensato da Valsecchi per il web e lì sarebbero dovuto finire e rimanere. Noi abbiamo aderito entusiasticamente al progetto perché pensiamo che questo tipo di contenuto faccia scopa con il dna della rete. Quindi non ci siamo posti degli obiettivi di ascolto concreti. Non voglio sfuggire alla domanda: contiamo quantomeno di mantenere quelli che c’eran prima (Trasformat non arriva al 5%, Ndr). Questo prodotto non si fa per gli ascolti, ma per la semina; se essa darà frutti sarà fondamentale pensare agli ascolti.
Qualcuno si è chiesto come mai un prodotto consolidato come Le Iene sia stato ritardato di qualche mese, mentre è stata data piena fiducia ad un esperimento come La Scimmia. Valsecchi può tutto a Mediaset?
(ride, Ndr) In realtà sono due parrocchie differenti, con due tasche differenti, con due sistemi di ammortamento differenti. La questione Iene è legata a logiche di programmazione non solo di Italia 1 ma anche delle altre reti: Le Iene, che vanno in onda tutto l’anno, pur essendo il programma più importante della rete, in un momento di contingenze così grave come quello che stiamo vivendo, non poteva essere trasmesso in simultanea con Colorado.
Colorado e Le Iene, che sono i due programmi più importanti e più costosi di Italia 1 – costosi nell’ambito di quello che possiamo permetterci noi -, non potevano essere trasmessi in questo autunno contemporaneamente dal punto di vista meramente economico e di raccolta pubblicitaria. Abbiamo slittato Le Iene di qualche mese perché il palinsesto organico di coordinamento di tutte le reti non permetteva a Colorado di andare in onda l’anno prossimo per la presenza di altri programmi comici su altre reti (il riferimento è evidentemente a Zelig, Ndr). Non ci facciamo concorrenza tra di noi. Le Iene, semplicemente, recupererà le puntate perse adesso da gennaio… quelle puntate non scompaiono; Le Iene chiuderà 6-7 settimane dopo nel 2013 rispetto al previsto. Quindi non c’è nessun collegamento con La Scimmia, non sono vasi comunicanti.
Quanto conviene oggi ad una rete generalista trasmettere telefilm americani?
Poco, per tre ragioni: la consunzione del prodotto dal punto di vista della fruizione dei telespettatori, prima che possa arrivare, come diritti, ad essere emessa da una generalista. Poi il consumo illegale per lo scaricamento via internet che porta via la quota di valore assoluto, di persone, che è sufficiente per noi per determinare se è un fiasco o un successo. Quota che è di 400-500 mila persone. Quindi se un prodotto viene scaricato illegalmente da questo numero di utenti, automaticamente viene tolto all’emissione generalista. Infine c’è un problema di sceneggiatura: non è così semplice trovare oggi telefilm le cui sceneggiature, le cui storie abbiano la stessa solidità del passato. Da quando gestisco la rete tre sono stati i capisaldi della programmazione in prima serata: House, Grey’s Anatomy e CSI. Tutto quello che è venuto dopo è stato più complicato da emettere. Ora ci stiamo riprovando con Person of Interest, che ha in sé alcune delle qualità di sceneggiatura che avevo riscontrato quando emettemmo i primi CSI.
Quanto ha inciso nella poca convenienza della messa in onda dei telefilm in tv, il fenomeno dei palinsesti pazzi. Penso ad House, un po’ su Italia 1, un po’ su Canale 5….
Questa è una sciagura. Qui non faccio il diplomatico: questo è uno dei problemi. I telefilm dovrebbero essere patrimonio di una emittente che però abbia la capacità di padroneggiarla. Se i telefilm vanno indistintamente dappertutto è chiaro che la capacità di diventare un evento editoriale si perde. Tu hai citato il caso di House, io cito, senza polemica, il caso di Mentalist. Se esso può andare indistintamente su Italia 1 e su Rete 4 automaticamente perde di valore. Non il telefilm in sè, che anzi se ne arricchisce perché può essere una risorsa per più reti, ma la capacità di rendere a livello editoriale identitario un titolo si perde.
Il telefilm non è una produzione; faccio un esempio: quando Zelig, La Fattoria, la Gialappa’s o Saranno Famosi passarono da Italia 1 a Canale 5, essendo delle produzioni, si adattarono al dna della rete che li ospitava perché le produzioni si realizzano di volta in volta. Il telefilm non lo puoi modificare: se ha un valore identitario particolare è giusto che vada ospitato nella rete che lo ha scoperto o trasmesso; se va di qua e di là questo valore si perde.
Torniamo a La Scimmia: quanto rischia di plagiare Saranno Famosi?
Zero.
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